Cosce come scrittoio

di Umberto

scriba

 

A lei piace scrivere, con una particolarità, appoggiando il foglio non sul tavolo ma sulle cosce. Per far spianare il foglio ci pone sotto un cartoncino appena rigido. La sua scrittura ha dell’inverosimile, come se fosse stato usato un foglio a righe o a quadretti, dato che non c’è alcuna deviazione verso l’alto o il basso: un allineamento perfetto! Solo lei sa come si fa, forse la sua è un’abitudine da illo tempore. Poggiare un foglio su vetro o su legno, foss’anche di massello, sarebbe freddo e senz’anima, anche in relazione a ciò che viene scritto, poetico per il fatto che sgorga dal cuore, con tanti stati d’animo, gioie e dolori, pensieri intimi che si conosceranno solo post mortem, un vero e proprio testamento spirituale. Lei siede su una poltrona con braccioli, tappezzata di fiori, sfruttando la luce naturale finché il sole non tramonta, spingendo la tapparella tutta in su, stando seduta in modo che la luce colpisca il suo fianco sinistro, per avere il massimo della luminosità. Talora non si accorge che è quasi notte, scrive ancora chiusa nel suo mondo, isolata da tutto e da tutti. Per lei la macchina da scrivere o la tastiera di un pc sono l’araba fenice, fa uso di una vecchia penna stilografica, che voluttuosamente ricarica quando l’inchiostro sta per finire, con lo stantuffo che pesca nella bottiglietta, operazione questa eseguita con meticoloso, quasi religioso, scrupolo, mai una volta che sia caduta una goccia. Quando scrive a lungo avverte un calore che viene dalle gambe, termine per lei improprio, poiché le gambe sono quelle che vanno dal ginocchio in giù, mentre le cosce, quelle dove lei appoggia il foglio, vanno dal ginocchio in su. Scrivere sulle gambe in senso stretto sarebbe estremamente difficile, salvo essere snodati.

 

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