La campagna Agip in Kazakhstan

di Giuliano Pietroni

(sesta puntata)

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Un conto corrente personale… milionario

Dopo queste prime schermaglie e valutazioni scende in campo il “professionista” Giuliano Pietroni con tutta la sua esperienza e la sua capacità per armonizzare tra loro le componenti multiple che gravitano intorno al suo lavoro. Un primo ostacolo fu con la banca: il Keeig non poteva aprire conti correnti in quanto non era una società ma un gruppo economico europeo. Il direttore della banca per superare l’impasse consigliò di aprire un conto personale, intestato a Pietroni presso il Kos (Karachaganak Operating Structure), costituito in sostituzione del Keeig. Il management approvò, perché anche il Kos, essendo un consorzio di società non registrate e non una società legale, non poteva essere registrato. Una bella responsabilità per Giuliano Pietroni in quanto su quel conto sarebbero transitati milioni di dollari.

 

I primi dollari arrivano scortati dal Kgb

La Turan Bank fu messa alla prova trasferendo, tramite la corrispondente Barclays Bank Londra, 20mila dollari. Il denaro arrivò dopo una settimana di telefonate a Londra, visite alla banca di Aksai e alla sua sede di Uralsk. Questa prova fece capire la difficoltà operativa in caso di trasferimenti valutari per le operazioni petrolifere, con in più i costi per le commissioni di rischio. Essendo i soldi depositati nella filiale di Uralsk toccò di andare a ritirare i primi 10mila dollari scortati dal Kgb e accompagnati dal direttore della banca. Ci volle una intera giornata! Una volta ad Aksai occorse un’altra settimana per completare il trasferimento di 2mila dollari in valuta locale, portati negli uffici dentro quattro scatoloni colmi di “tenghe”, la valuta della nuova repubblica del Kazakhstan.

 

I secondi dollari subiscono una rapina

“I direttori delle banche – racconta Pietroni – compresero che le procedure di trasferimento valuta dovevano cambiare, anche perché nella successiva trasferta, cui fortunatamente non partecipammo, il convoglio subì un assalto e un autista perse la vita”. La filiale di Uralsk, viste le difficoltà, concesse poteri adeguati al direttore di Aksai e quindi la casa madre di Almaty, la capitale, trasferì certificati valutari e non banconote su Aksai. Qui la banca cominciò a essere una vera filiale e non più un semplice ufficio. Il successivo esperimento bancario fu sulla possibilità di pagamento/riscossione

 

“Babele” linguistica

Tutto il lavoro veniva svolto in una “Babele” linguistica tra italiano, inglese e russo. Naturalmente c’erano degli interpreti che si prestavano per facilitare la comprensione durante le trattative: le richieste alla banca venivano fatte in inglese e tradotte in russo e la situazione si rovesciava per la risposta, con un problema: le interpreti provenivano da un Istituto magistrale di Uralsk dove si insegnava l’inglese ma tutti i vocaboli economici finanziari, tecnici e le relative applicazioni nel dialogo erano parole sconosciute! “Lo sforzo fu frustrante – ricorda Pietroni – perché dovevo capire se la traduzione del dialogo fosse corretta e chiaramente compresa dalla controparte. Debbo comunque essere grato a queste ragazze per la volontà e la capacità espresse nello svolgimento dello stressante lavoro”.

continua

 

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