Padre Leone Maria Liviabella
ancora nella memoria dei giapponesi
Tramite un amico romano mi è giunta una strana richiesta da Tokio, alla quale ho potuto dare solo una risposta negativa: mi veniva chiesto se in città fosse presente un Museo dedicato a padre Leone Maria Liviabella, così come era stato fatto colà per padre Vincenzo Cimatti da Faenza, chiamato “il don Bosco del Giappone”. Cimatti, infatti, dal 1925 fu il capo della prima missione salesiana nel paese del sol levante, dove rimase fino alla morte avvenuta 40 anni dopo. Svolse una intensa attività missionaria unita a un grande impegno caritativo, che gli valsero il rispetto e l’amore dei giapponesi, i quali vollero raccogliere i suoi ricordi nel Museo di cui sopra; con lo stesso spirito venne coadiuvato nel suo intenso lavoro dal nostro padre Leone Maria Liviabella, anche lui morto in Giappone nel 1982 e ancora presente nella memoria dei giapponesi. A Macerata gli anziani oratoriani e non solo, lo ricordano anche per le sue lettere che numerose arrivavano dal Giappone, affrancate con splendidi francobolli multicolori e contenenti tante strane curiosità come fiori di carta che sbocciavano nell’acqua, o immagini sacre con Madonne dagli occhi a mandorla, unitamente alla richiesta di contributi per opere di carità e per realizzare scuole, chiese e dotarle di organi. Il nostro don Leo era infatti un apprezzato suonatore di clarinetto e del resto la musica l’aveva nel sangue, essendo di una famiglia di cultori di tale arte: il padre Oreste suonava il violoncello, la madre e la sorella il pianoforte,l’altro fratello Lino fu un grande musicista la cui opera non è ancora valorizzata del tutto nella sua città, a parte il busto realizzato dallo scultore Sesto Americo Luchetti nel teatro e la Scuola di Musica a lui intitolata. Mi risulta però che lo storico Romano Ruffini, che ha già dato alle stampe le apprezzate biografie su Luigi Pianesi e Bruno Arzeni, stia completando un lavoro su Lino Liviabella. Sarà questo un modo per ricordare ai maceratesi non solo un musicista colto e raffinato, autore di oltre 256 lavori fra cui il poema sinfonico “La mia terra”, ma anche la sua famiglia che se potesse tornare dall’aldilà sicuramente non riuscirebbe a rientrare nell’abitazione di via Santa Maria della Porta, il cui ingresso è da anni murato e solo la targa posta all’esterno dall’Accademia dei Catenati ricorda che lì abitavano un tempo i Liviabella.
Siriano Evangelisti