M5S – Macerata: una chiara comunicazione unisce e coinvolge

di Marina Stellin

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Accade che in un Movimento 5 Stelle locale si crei dissenso, per cui alcuni “fuggano” creando un altro gruppo e si tenda a blindarlo. E’ successo a Macerata e sono situazioni deleterie per la finalità prima del Movimento: avere un largo consenso per scardinare il regime partitico italiano garante solo di se stesso. Entrai in contatto grazie “all’imprescindibile mezzo” del meet-up, piattaforma on line pubblica cui si può accedere con una semplice iscrizione e venni a conoscenza della prima riunione utile. Con mio padre iniziai a partecipare dando disponibilità ad aiutare nel volantinaggio e quant’altro ma notai che pur presenziando fisicamente alle riunioni e alle decisioni, la mia partecipazione non era consapevole e informata, c’erano incomprensioni e screzi tra i partecipanti e il gruppo non cresceva ma, anzi, diminuiva, e mi sinceravo dello scontento tra i miei coetanei, fuoriusciti da un pezzo. Purtroppo non stava funzionando la comunicazione interna e quello strumento fondamentale che è il meet-up era inutilizzato, si omettevano prassi come redigere il verbale delle riunioni e rimetterlo alla necessaria visione di tutti, appunto, nel meet-up. Probabilmente solo un problema organizzativo. Mi resi disponibile ad elaborare un “piano per la comunicazione interna” e una regolamentazione che garantisse un minimo di ordine e di vita democratica, come avviene nei gruppi e nei meet-ups ben funzionanti. Presentai proposte attraverso una mailing list, allestita al di fuori dal meet-up: ebbi la sensazione che non venissero lette o non arrivassero a destinazione. Fui certa da subito che dove la comunicazione non è sottoposta a regole certe e condivise da tutti gli iscritti vige uno status di disordine e di confusione infruttuoso per tutti. Infatti, nelle assemblee i partecipanti disinformati non erano in grado di discutere delle proposte. Venne “partorito” un regolamento in uno stato di confusione, senza un minimo di regole base di comunicazione tra i partecipanti e senza che realmente potessero dire la loro tutti gli iscritti. Di lì a poco, la formazione di un nuovo gruppo M5S a Macerata. Si assiste alla riapertura di un vecchio meet-up, che però, mio malgrado, constato non viene regolamentato e utilizzato in forma trasparente e democratica. Qualcuno propone un regolamento senza avviare però una regolare discussione fisica tra eventuali partecipanti. D’altro canto, si è lesti a elaborare da subito contenuti di politica locale e affidarli alla stampa: fuori luogo senza aver prima pensato alla questione organizzativa di base! E’ di fronte a questo modo di procedere che si è consolidata in molti, me compresa, la volontà di non prendere parte nemmeno al secondo gruppo. Non si possono, infatti, bypassare elementi fondamentali che consentono la vita democratica dell’uno vale uno: la regolamentazione del meet-up e la gestione interna del M5S, rischiando che quest’ultimo si configuri come una brutta copia di un qualsiasi “partitello ad personam”. Oggi a Macerata ci si trova di fronte alla riapertura di ben due meet-ups. Entrambi non adeguatamente regolamentati e dove le comunicazioni tra le persone vengono demandate ad altro luogo (mailing list) e dove la trasparenza non è che una lontana chimera. Ancora più grave ad oggi l’atteggiamento di “chiusura e/o divisione” da parte di taluno. Fatto il debito excursus storico, quello che mi viene da domandare sia al primo che il secondo gruppo è: “Siete davvero convinti della rivoluzione unica e irripetibile anticasta e del fatto che sia necessario coinvolgere, facendole partecipare, il maggior numero di persone?” A tal riguardo mi tornano in mente i “no” ferrei espressi da taluno nei confronti di chi in passato avesse avuto altre tessere partitiche e il monito mio e di mio padre teso a ricordare che “le porte devono essere spalancate a tutti”, che il M5S in qualità di forza interclassista rivoluzionaria debba essere “la casa di tutti quegli italiani depredati dalla vecchia politica” e quindi tutti: anche gli ex democristiani, gli ex fascisti, gli ex comunisti, i maschilisti, le femministe, gli omosessuali e chi più ne ha ne metta, possono trovare asilo. Vi prego quindi di ricomporre tutte le divergenze e di dar vita ad un unico gruppo, ben regolamentato secondo criteri di chiarezza, trasparenza e democraticità che consentano al cittadino una partecipazione libera e consapevole. Chiedo ad entrambi i gruppi di fare un passo indietro e dare vita ad un “supergruppo” con un meet-up aperto e “sfruttato nelle sue piene funzionalità” come, del resto, ci ricordò a suo tempo lo Staff interpellato. Mezzi efficienti e regole efficaci che garantiscano “realmente” la democrazia partecipativa e che vengano condivisi e approvati da tutti gli iscritti e simpatizzanti. Un gruppo quindi organizzato al meglio per ottenere la massima partecipazione e riscuotere il più ampio consenso. Mi sembra doveroso a questo punto concludere che, laddove si voglia perseverare nelle proprie posizioni, senza minimamente porsi il problema di fare un “passo indietro”, si stia di fatto “remando contro” il M5S. Avrete quindi modo di dimostrare che si è sbagliato in buona fede: rimettendoci tutti a tavolino e superando le reciproche incomprensioni. Mi permetto di asserire, a corollario di quanto esposto e assumendomene la responsabilità, che coloro i quali rifiutino in maniera netta la possibilità di ricreare un unico gruppo su basi organizzative concrete, stiano di fatto e devo riconoscerlo, purtroppo da sempre, boicottando il Movimento Cinque Stelle a Macerata. “Giuda”questi ultimi, che faciliteranno il processo di identificazione, tirandosi da subito volontariamente fuori dal “supergruppo”.

 

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