L’incontro con Medardo Arduino a San Ginesio

Sono loro? Sono Pipino e Berta

La formella: troppi indizi concordano

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L’incontro ginesino con l’architetto Medardo Arduino ha stimolato l’interesse di un centinaio di persone, tutte attente alle nuove ipotesi intorno alla misteriosa formella della Collegiata, da sempre immagine attribuita a San Ginesio, protettore degli attori, che oggi alla luce di nuove conoscenze non è più così sicura, anzi è tutt’altro che certa.museo-diocesano-figura-di-vescovo Infatti afferma Medardo Arduino che le immagini della formella sono di Pipino il Breve e della sua consorte Berta. Cominciamo dal nome del paese: San Ginesio. Forte assonanza con San Dionisio, Saint Denis in francese e di St Denis sparsi per il mondo ce ne sono diversi, uno per ogni nuovo insedia-mento dei Franchi. E’scritto in un documento “Basilica peculiaris patroni nostri domni Dyonisii ubi ipse preciosus dominus in corpore requiescit” Il luogo dove riposa il corpo del Santo sarebbe la parte posteriore della Collegiata, dove si trova la cripta. Un altro documento parla del Beato Dionisio, di Rustico ed Eleuterio: di Dionisio abbiamo già detto, San Rustico è una località dei dintorni e di S.Eleuterio c’è un dipinto proprio a San Ginesio. Tutte combinazioni? Riferimento toponomastico viene dal volto-formelladocumento ove c’è Castrum Verdinius, di cui abbiamo già scritto nei mesi passati, e che fa una triangolazione perfetta tra Casette Verdini, Villa Magna e Villa Pinto, territori che si trovano nei possedimenti di Pipino. Importanti testimonianze sulla toponomastica vengono dagli studi condotti da Febo Allevi e, per continuare, sul nostro territorio ci sono il castello di Pitino (Pipino?) e, lì sotto, guarda caso, c’è la frazione di Berta. Tutte località che sono in Francia? Ma è ormai certo che la Francia era qui, perché al di là delle Alpi c’era la Gallia. Il portale della Collegiata ginesina, secondo il nostro architetto è il portale del palazzo di Pipino, eretto trasversale alla piazza come la vediamo oggi, infatti sui capitelli ci sono scolpite delle logge che simbolicamente rappresentano il luogo del potere. Si sa che Pipino venne istruito dai Benedettini nel monastero di San Dionigi, regnò in Francia e morì a San Dionigi. Non regnò in Gallia, la Francia (territorio degli uomini franchi/liberi) era qui, quindi la San Dionigi/San Ginesio delle origini era qui. Non per nulla si afferma da tempo che il corpo di Pipino sia stato sepolto nella Collegiata. Ed eccoci alla formella che secondo Medardo Arduino sarebbe una lastra commemorativa, spianata per toglierne le epigrafi e dal chiaro simbolismo: i due volti affiancati stanno a volto-statuasignificare “pari dignità”, infatti mentre Pipino era un uomo di piccola corporatura, Berta era un vero e proprio donnone per cui, scolpiti nelle giuste proporzioni il re non ci avrebbe fatto una gran figura! La lastra presenta tracce di manomissioni nel profilo del sarcofago, nel busto, ritoccato da alterare le proporzioni del torace, ci sono evidenti tracce di malta in quanto la formella era stata murata presentando alla vista la parte posteriore e non quella scolpita, come a voler salvare il manufatto che aveva avuto già cancellate le iscrizioni. Fatto non indifferente è che entrambe le figure indossano sul capo una corona da re e un diadema da regina. Oltretutto c’è corrispondenza anatomica e l’impressione è che la figura della formella sia di un brevilineo, come il famoso Toulouse Lautrec, e non per nulla si chiamava Pipino il Breve, mentre Berta… guardate un po’ che statua c’è a Fermo? La chiamano “statua di vescovo” ma le sue fattezze sono femminili, ha in mano il simbolo del potere, indossa un abito finemente intessuto (Berta era una tessitrice) e ha dei piedi giganteschi (come era chiamata costei? Berta la Piedona!). Coincidenza ultima ma non ultima: i due volti, quello della formella e della statua, sono simili, confrontabili e sovrapponibili.

 

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