di Umberto
Come viviamo oggi? E come vivevano gli spartani? Facciamo un salto nell’antica Grecia, culla della civiltà e della democrazia. Innanzitutto coloro che apparivano gracili e non adatti a diventare forti soldati venivano gettati in un burrone dall’alto del monte Taigeto. Stessa sorte per coloro che non sopravvivevano al bagno in acqua gelida. Gli altri, quelli sani, rimanevano sino all’età di 7 anni in casa con la madre, poi erano presi dallo Stato che rendeva loro la piena libertà al compimento del 60° anno, quasi vecchi. I ragazzi venivano sottoposti a un duro addestramento che li irrobustiva, li abituava alla disciplina e all’uso delle armi. Parlavano poco e conciso, indossavano sempre lo stesso abito, tipicamente un mantello buono sia per l’estate che per l’inverno. Mangiavano con moderazione, senza mai lamentarsi se il cibo non fosse sufficiente o gradito, si arrangiavano quando in certi periodi venivano, di proposito, lasciati senza nulla da mangiare, costretti così a rubare per sopravvivere, imparando anche a non farsi catturare, perché sarebbe stato uno smacco, non degno di un vero soldato; imparavano a leggere e scrivere solo se strettamente necessario. Una “specialità” culinaria era il brodo nero a base di cinghiale cotto nel sangue con sale e aceto: semplicemente disgustoso. Durante gli esercizi atletici e militari gli spartani erano quasi sempre senza vesti, sia sotto il sole che sotto la neve, per temprare il fisico e abituarlo a qualsiasi sofferenza. A 12 anni venivano rasati a zero e ricevevano un mantello color porpora, simile al sangue presto versato in battaglia. Un tipo di educazione simile veniva impartito anche alle femmine, le quali dai 7 anni fino all’adolescenza andavano a vivere in collegio, dove imparavano a leggere, scrivere e contare (solo il minimo indispensabile) e ad affrontare le tematiche della sessualità e della maternità. Erano addestrate agli esercizi ginnici (corsa, lotta, lancio del disco e del giavellotto) con la convinzione che così sarebbero cresciute sane e robuste, sia loro che i loro figli. E oggi? Dopo il tempo delle vacche grasse (non per tutti), siamo giunti a quello delle vacche magre (non per tutti). Bisogna fare di necessità virtù, mangiare la minestra (poca) che passa il convento, stringere i denti per la crisi, per la mancanza di lavoro… senza però abbandonare la speranza che le cose possano cambiare, lo dice anche lo stesso Papa Francesco… E intanto c’è chi è costretto ad andare a mangiare alla mensa dei poveri, o va a frugare nei cassonetti alla ricerca di cibo, o si uccide per motivi economici, oppure è costretto a chiudere la fabbrica, o a rinunciare ai divertimenti e alle vacanze, o delinque per poter sopravvivere, o si vede portar via la casa perché non riesce a pagare il mutuo, o non ha i soldi per le medicine… vita da spartano? Forse peggiore, sotto tanti aspetti.