di Raffaella D’Adderio
Così l’attrice Iaia Forte ci descrisse l’ottimo regista Sorrentino, quando la intervistammo, nel febbraio scorso, per La Rucola al teatro Lauro Rossi di Macerata: “ E’ bravissimo, intelligentissimo e spiritoso. Lavorare con lui è una scoperta ogni volta. Sa usare gli attori in una maniera personale, anche non realistica”. Da surreale a presenza in carne e ossa! Paolo Sorrentino era il 31 luglio al Futura Festival di Civitanova Marche come ospite d’onore. A noi e a circa 2000 persone accalcate nel cortiletto del Lido Cluana, il piacere di ascoltarlo mentre rispondeva alle domande di Italo Moscati e di un pubblico in visibilio. Uno dei registi di punta del momento, Sorrentino ha al suo attivo sei pregevoli film che hanno fatto incetta di premi e nomination, tra essi già qualche capolavoro, un libro e uno spettacolo teatrale, Hanno tutti ragione, con protagonista proprio Iaia Forte. Incalzanti le domande a lui rivolte soprattutto intorno alla bellissima pellicola Il Divo (ritratto di Giulio Andreotti), a quella di ultima uscita La Grande Bellezza e in merito al momento storico che sta attraversando il nostro paese. “Berlusconi, anche se in modo meno elegante e più pacchiano, come Andreotti ha alimentato il mistero su di sé. Entrambi questi politici hanno basato la loro vita più sulla letteratura che sulla politica, come se fossero già consapevoli di passare alla storia” afferma il regista. Tutti i film di Sorrentino sono tanto cupi quanto illuminati da poesia e sentimento. “Non è facile reggere il fardello di essere disincantati come me, si può solo se si è anche sentimentali. Questo è ciò che traspare dai miei film, dove è necessario che ci sia il contrappeso del sentimento per esorcizzare l’aspetto più disilluso”. Sorrentino, in merito alle scene simboliche tipiche dei suoi film, racconta di come solo al cinema sia possibile far convivere cose inavvicinabili nella realtà. Sua peculiarità sta appunto nella sapienza di gettare un occhio sul mondo reale e uno sull’immaginifico che ne sfuma e addolcisce i tratti più brutali. “Ai miei personaggi succede la stessa cosa che potrebbe capitare a una persona uscendo da qui: la percezione che avvilisce gli individui spesso non ha una teologia ma un nonsense. E’ questo che amo riportare sullo schermo attraverso scene al cui interno compaiono figure apparentemente inspiegabili (giraffa davanti al Colosseo)”. Paolo Sorrentino ha allietato il pubblico anche col racconto di un suo amico attore colpito dall’innata teatralità del popolo partenopeo: questi definì Napoli la più grande accademia d’arte drammatica a cielo aperto. Alla domanda sulle differenze tra lavorare su un set negli Usa e in Italia, Sorrentino ha risposto sottolineandone gli elementi distintivi: “ In America il cinema è considerato un lavoro vero e proprio, non velleitario o folkloristico come in Italia e i divi più acclamati si sottopongono sempre ai provini con molta umiltà”. Riguardo al cinema italiano in crisi, Sorrentino ha parlato di un fenomeno che tocca tutto il cinema, anche quello internazionale perché pure sul grande schermo si riflette lo stato confusionale dei popoli. Ha aggiunto anche che di film brutti in giro ce ne sono molti, mentre l’Italia ha autori straordinari, per cui è nefasto parlare sempre male degli italiani. Questo invece il commento di Sorrentino in seno alla cultura bistrattata dalla politica italiana: “La nostra politica è refrattaria alla cultura, ne è infastidita. Si tratta di una censura più sottile e pericolosa”. A chi lo ha interrogato sui prossimi film che vorrà girare in futuro, ha detto con ironia “E’ buffonesco parlare delle intenzioni future”. Sarà per questo che con ogni suo film Sorrentino restituisce al pubblico un mondo meraviglioso e irripetibile, come accade solo ai grandi cineasti.