Il potere inutile dei giornalisti italiani
Giornalista, attualmente scrive per “Libero”, e grande lettore: da molti anni (re)visiona almeno 11 quotidiani al giorno. Pansa è autore di saggi di grande successo come “Il sangue dei vinti”, “I gendarmi della memoria”, “Il revisionista”. In questo nuovo saggio, “Carta straccia”, fa un’analisi sul mondo dell’informazione, stampata e televisiva, spesso basata più sulla faziosità che sulla verità. Pansa ripercorre pure la sua esperienza di giornalista in molte testate con incarichi diversi, ricordando la sua prima macchina da scrivere, una Remington americana regalatogli dal padre. Il libro mette in risalto le redazioni del passato dove il colore dominante era il “rosso” e il giornalismo odierno con il suo carico di imparzialità “specchio dei tempi”. Pansa spara a zero su Fabio Fazio, Ezio Mauro, Michele Santoro e su molti quotidiani zeppi di errori constatando che chi sbaglia mai paga. Non risparmia neanche i politici che hanno sempre disprezzato i giornalisti, tenendoli alla larga. “I giornali? E’ un segno di civiltà non leggerli. Bisogna lasciarli in edicola”, parole del postcomunista D’Alema. Si, perché i giornali sono il mezzo più adatto per aggredire l’avversario: inchieste, interviste, intercettazioni, fotografie. Ma ci sono anche i giornalisti capaci di entrare in sintonia con una certa politica e politici che si servono di molti quotidiani come pied a terre. Gran libro che ha fatto infuriare molte persone e rimesso a posto qualche giornalista con una eccessiva considerazione di sé.
Nazzarena Luchetti