Anche i sottopassaggi hanno i loro segreti:
segno d’arte o segnale politico?
Misterioso segnale giunge dal sottopasso che dalla piazzetta, poco più di uno slargo intitolato a Padre Beligatti, dopo essere scesi per le scalette, porta ai giardini Diaz. Un rugginoso cerchio (parrebbe di botte) giace in fondo alle scale appoggiato alla parete. In una città sempre più dominata da segnali trasversali (vedesi statue apparse e ancora da venire, indiretti interventi politici scritti, parlati e sussurrati questi ultimi oltretutto anche spiacevoli e mai uditi in città a testimoniare una bassezza mai raggiunta) cosa vorrà dire questo cerchio? E’ un segno immanente dell’arte di Silvio Craia? (in pratica qualche imbecille, non pago della lumachìade, ha smontato una delle installazioni del buon Silvio tra quelle sparse a Macerata e l’ha fatta rotolare fin là) oppure in politichese criptico vuol significare: stai rotolando per una china (le scalette) pericolosa che, se non ti fermerai ravvedendoti, ti condurrà in antri oscuri e puzzolenti di piscio umano (il sottopasso). Vattelappesca! O forse il ferroso è stato condotto lì per gioco da un gruppo di senescenti rincoglioniti in pantaloni corti i quali, memori dei giochi d’infanzia di mussoliniana specie (il cerchio e il bastone) con una bacchettuccia alla Potter hanno fatto rotolare il cerchio dai giardini fino al sottopasso, per poi arrendersi di fronte all’erta delle scalette. E lì è rimasto, testimone di fiati corti, artriti e pannoloni bagnati.
Alfredo il pistacoppo