Una storia realmente accaduta
In vista del matrimonio, il figlio riempiva i sacchetti con il riso da distribuire ai parenti e agli amici. La madre sbottò: “Io, dentro a ‘ssi sacchitti ce mittirìo li sassi da tirà’ a mojeta!”. Basta questa uscita maligna per capire quale atmosfera potesse regnare in quella casa. La futura suocera non sopportava la futura nuora. Il figlio non era un bel ragazzo, tutt’altro! ma aveva studiato e aveva un’ottima posizione economica, mentre lei era di umili origini, non aveva studiato ma era molto bella. Il figlio aveva perso la testa per quella ragazza e non voleva sentire ragioni. La madre era convinta che lei mirasse ad accalappiare suo figlio, attratta solo dai soldi. Stava ormai arrivando il fatidico giorno delle nozze, fervevano i preparativi, tutto organizzato per la cerimonia: organo, violinista, cantante, pranzo e viaggio di nozze. Il figlio non immaginava quello che sarebbe successo di li a poco: “Mamma, sei pronta? Lo sai che sei tu a dovermi accompagnare all’altare…”. E lei: “Intanto vai tu, io debbo ancora vestirmi, tu puoi farti accompagnare da tua sorella, poi ti raggiungerò direttamente davanti alla chiesa”. L’aspirante marito arrivò in chiesa, aspettò… aspettò… la madre non si vedeva per cui decise di farsi accompagnare all’altare dalla sorella, mentre l’organista suonava la marcia nuziale. La madre rimediò un passaggio da un’amica e arrivò in vista della chiesa nel bel mezzo della cerimonia, quando la cantante stava intonando l’Ave Maria. Tutti erano preoccupati per il ritardo ma, finalmente, lei entrò in chiesa indossando il vestito di tutti i giorni. Con passo veloce attraversò tutta la navata, ancora non c’era stato lo scambio del “sì”, giunse alle spalle della quasi sposa, la ‘cciurò, la strattonò e cominciò a urlare con una voce da ossessa che rimbombava in tutta la chiesa: “Tu a mi fiju non te lu spusi! Va vè? Non te lu spusi! Chiaro?” Quattro mani robuste la bloccarono prima che succedesse qualcosa di grave e la por-tarono fuori. Il matrimonio terminò regolarmente con il lancio del riso (riso vero!), poi pranzo senza la suocera, ovviamente. Come finì la storia? Nacquero due gemelline, che per fortuna assomigliavano al figlio, non alla odiata nuora. Le cose gradualmente, un po’ per volta, si aggiustarono, la suocera chiese scusa per tutto quanto era successo, si rese indispensabile e recuperò tutto il terreno perduto, prodigandosi giorno e notte sia per le gemelline, che per il figlio e per quella “simpaticona” della nuora.
Umberto