Dall’inedito
“Caravaggio e le ombre dell’anima”
di Matteo Ricucci
Dopo quell’intensa simbiosi, fatta di lavoro e forse di momentaneo innamoramento per la loro travolgente bellezza, il Merisi conobbe anche Maddalena Antognetti, detta “Lena”, un’altra affascinante etéra d’alto bordo che viveva nello stesso quartiere del pittore. Era donna di fascino sensuale che praticava i piani alti della Roma bene, coadiuvata dalla madre e dalla sorella che svolgevano lo stesso mestiere. Si sa dalle fonti che lei fu amante del cardinale Montalto e di monsignor Melchiorre Crescenzi. Tali bellissime donne, di vita turbinosa e di appetiti smodati, sul piano dei rapporti interpersonali erano anche molto pericolose, perché il potente amante di turno non tollerava concorrenti nel letto delle proprie delizie. E’ inutile dire che esse morirono ricchissime e rispettate, avendo accumulato, durante la loro vita, veri e cospicui tesori. Si evince dalle fonti che Lena Antognetti fu il vero amore di Michelangelo Merisi il quale, in Napoli, da fuggiasco, le dipinse un ritratto nelle sembianze della “Maddalena in estasi”, dal viso stravolto per il dolore della lontananza del suo amante e per l’irruente desiderio della sua vicinanza fisica. Per il Merisi fu il commosso ricordo della sua donna, abbandonata sola ad affrontare le serrate critiche della cittadinanza intorno al fattaccio di Campo Marzio. Comunque Lena, con la sua bellezza conturbante e con un seno prominente da giovane mamma che ancora allatta il suo bambino, generò più scandalo all’apparizione in una chiesa di Roma, delle due pale d’altare: la “Madonna di Loreto” e la “Madonna dei Palafrenieri”. Il mondo dell’eros di quell’epoca non aveva limiti morali ben circoscritti per cui quel putto bendato dell’antica mitologia non faceva mai scelte oculate e l’interesse per l’altro non seguiva sempre lo spartiacque di una normale eterosessualità ma, molto spesso, sconfinava quasi naturalmente nell’omosessualità o, peggio, nella pedofilia, scientemente ignorata quest’ultima dalla giurisprudenza dei tempi perché fanciulli e donne, per la propria tutela, non avevano diritti personali da accampare. Infatti si suppone che i giovani garzoni del maestro: il siciliano Mario Minniti, Cecco del Caravaggio e un non meglio precisato “vago Giulietto”, svolsero per anni, e con convinta partecipazione, quel loro doppio ruolo. Quella era un’epoca assolutamente confusa rispetto alla morale sessuale e ne sono esempio i fatti accaduti a Beatrice Cenci, stuprata dal padre il quale
sodomizzò, per giunta, anche il figlio della sua seconda moglie; Artemisia Gentileschi subì le voglie sia del padre Orazio, sia quelle di Agostino Tassi, amico di famiglia e compagno di giochi del padre dal quale fu stuprata in giovanissima età. Gli esempi potrebbero essere numerosi quanto le stelle in cielo ad aver voglia di cercarli nelle pagine delle cronistorie. Tutto quel tormento dei sensi, tutto quel turbinio di passioni che serpeggiavano tra le strette maglie del tessuto sociale, erano conseguenza della instabilità politica, della incertezza religiosa, della rivendicazione sociale per una più equilibrata distribuzione dei beni primari e, infine, delle prime spinte verso un cambiamento della società rinascimentale. continua