Un mestiere più che mai attuale
In decenni di esasperato consumismo si è fatto a meno di uno dei mestieri più antichi: riparare gl’indumenti. Per la gravissima crisi economica e di valori che sta portando a un cambiamento epocale degli stili di vita, buona parte della popolazione non si può più concedere il lusso di acquistare abiti, vestiti e accessori e dopo poco gettarli. Come sono ritornati gli orti urbani (che fanno pensare a quelli di guerra) si potrebbero riparare, aggiustare, adattare e modificare abiti di ogni tipo. Oltre alla motivazione prettamente economica ce n’è un altra: le donne, si sa, amano cambiare spesso vestiti e poi lasciarli in disuso, ma ciò non è ecosostenibile. Si vuole restare consumisti a oltranza? Allora pensiamo ai bimbi che muoiono ogni giorno nel mondo perché non hanno acqua potabile, cibo a sufficienza o pochi cent per debellare una malattia curabilissima, magari prevenibile con una vaccinazione. Anche gli uomini – più sobri nel vestire – hanno bisogno di una sarta per accorciare e allargare i pantaloni. Mi è capitato di far accorciare persino le maniche di una camicia nuova: in manifattura le avevano cucite troppo lunghe, di una taglia superiore. La moda Vintage (Mode Vintage in francese e Vintage Fashion in inglese) di un abito e di un accessorio non più attuali elogia il valore acquisito nel tempo, il fatto di testimoniare lo stile di un’epoca e per aver distinto un periodo storico della moda, del design e del costume. Si sta diffondendo anche la moda “del riuso” per uno stile di vita sostenibile e riducendo gli sprechi. A Civita Castellana (Vt) Roberta Paolelli, titolare di un atelier, ha diversificato la sua attività sartoriale privilegiando il recupero dei capi rimasti negli armadi, producendo artigianalmente nuovi abiti, borse, accessori e bigiotterie. Va anche ricordato che ci si può vestire in modo Bio seguendo la moda “Eco-Friendly”, con tessuti naturali come il cotone biologico e la seta Ahimsa. In India, 2° produttore mondiale di cotone, l’80 % è OGM, ciò manda in rovina i vecchi contadini, con suicidi ed enormi danni sociali. Nell’abbigliamento sportivo si possono usare felpe e pile ottenute dal riciclo delle bottiglie di plastica. Nell’India del sud, dopo aver frequentato i corsi organizzati da “Please Sound: diritti per tutti!” di Macerata, le donne sono felici di tornare al villaggio con la macchina per cucire a pedali avuta in dono. Per le donne, i lavori di piccola sartoria in famiglia non sono un ritorno al passato ma è riappropriarsi di virtù femminili. Le sarte hanno pazienza, manualità, creatività e anche ideali: nel 1776 fu la sarta Betsy Ross di Philadelphia a cucire, su richiesta di G. Washington, la prima bandiera a stelle e strisce. La professionalità di chi aggiusta, adatta, modifica o confeziona su misura gli abiti è attuale più che mai.
Eno Santecchia