Maior domus palatii, cioè…
questi stavano nel Piceno
Occupandomi di Architettura antica, mi scontro spesso con quelli che, a mio avviso, ritengo erronei luoghi comuni consolidati e accettati dalla critica storica. Cercherò di esporre il mio punto di vista su Pipinidi e Carolingi, celebri per essere stati “Maggiordomi di Palazzo”.
Maggiordomo
Che vuol dire Maggiordomo? L’immagine oggi è quella dell’efficiente collaboratore domestico che annoda il papillon al baronetto o serve il tè a Lady Marion. Certo il vocabolo ha origini remote, viene dalla funzione che, nella Roma antica, aveva il capo dei servitori. La documentazione storica parla di questi personaggi nelle corti reali, da schiavi a factotum a diplomatici: carriere al servizio del potere. Anziché su queste figure, vorrei porre l’attenzione su altre, sempre maggiordomi, ma stranamente non in funzione dipendente bensì, al contrario, preminente.
Maior domus palatii
Il riferimento è ai maggiordomi Franchi. È possibile la carriera del subalterno che diventa capo, ma la storia evidenzia che ciò avviene solo in campo militare, dove è facile trovare esempi da Cesare a Napoleone e ancora oggi. Non ho notizia di servi divenuti imperatori, se non passando per l’esercito appunto. Non è affatto strano: il potere lo hai se comandi chi lo sa imporre. Mi sono interessato a questa questione, perché mi ha incuriosito il doppio genitivo del semantema “Maior domus palatii”, come dire il maggiore (più importante) della casa (primo genitivo) del palazzo (secondo genitivo).
Un titolo che spetta a chi detiene il potere
Nella “infima latinitatis” è possibile essere ineleganti in sintassi, ma che senso ha avere due genitivi in due vocaboli che significano la stessa cosa? Sì Domus e Palatium significano la stessa cosa e non esiste vocabolo consolidato “maiordomus” ( tuttoattaccato) che consenta di avere il solo genitivo palatii. Maggiore della casa del palazzo non ha senso. Poi verifico che questo appellativo non è solo di uno di questi personaggi, è un titolo che si ripete. L’avrei accettato per uno che fa carriera e diventa Re, ma i suoi successori non ripeterebbero la trafila, non ha senso. Infatti scrive Eginardo: il titolo di Re non spetta a chi lo ha ereditato, ma non detiene il potere, spetta invece a chi ha il potere effettivo e quindi merita anche il titolo.
Un titolo che genera rispetto
Sono almeno tre che si fregiano di questo titolo che pare generare rispetto, e calandoci nell’alto medioevo si pensa ai grandi condottieri: Attila, Alarico, Totila, Godofrido, Hunoldo; tutti “capi” perché nessuno aveva il coraggio di contraddirli, erano i più forti in senso fisico e di capacità militari: comanda chi è il più forte e nessuno osa sfidarlo. Si potrebbe obiettare che costoro erano forti ed erano funzionari. Ma il mestiere delle armi, il solo che dava supremazia nell’alto medio evo, non si impara e non si mantiene facendo il “mezzemaniche”, servono allenamenti quotidiani fin da piccolo, se no crepi al primo scontro.
Altachiara la Gioiosa
Carlo Magno leggeva benissimo ma… ha mai imparato a scrivere? Perché maneggiare Altachiara la Gioiosa, la sua arma, gli aveva fatto venire delle manone ipertrofiche (tipo i forgiatori come mio nonno) per cui non poteva tenere diritta la penna. Quindi questi Capi rispettati e temuti dai loro eserciti, non potevano essere stati degli “amministrativi”. Tra l’altro si dice negli ambienti degli storici che fossero pure analfabeti: brutta cosa per un diplomatico, un funzionario del protocollo o uno che deve far di conto. Di queste figure oggi diremmo: illetterato forse, ma con due attributi così! A Pipinidi e Carolingi, invece, viene assegnato un ruolo non loro (quello del maggiordomo servo) da farli sembrare più servi che padroni.
Il Dominus
A ben leggere le trascrizioni dell’originale, Maior domus palatii mai lo trovi, c’è invece nei commenti, nelle traduzioni e nei testi di storia. Ci trovi Maior Domus che non è la stessa cosa, non significa il maggiore della casa è un refuso dei copisti germanici del tardo medioevo. Piuttosto i Pipinidi e i primi Carolingi sono dei guerrieri di tutto rispetto, i più forti , i migliori, come dice Eginardo, anche per nobiltà di stirpe. Un guerriero di tal fatta che trascina i suoi c’è un solo modo di definirlo: con il titolo di Dominus, Signore.
Il Maior Dominus
Leggendo gli “Annales regni francorum” si nota che Pippin, è uso riunirsi con i suoi capi clan, per decidere il da farsi: è il giusto modo di gestire la società tribale franca, da “primus inter pares”. Allora scatta il nuovo lessema: Maior Dominus: il più grande fra i signori! É anche logico e coerente alla società “barbarica” in evoluzione che il più grande dei Capi abbia o si prenda il diritto di essere chiamato Re. Ma i documenti esibiscono Maior Domus…
In due punti “:” il… declassamento!
Però… e se i Franchi si fossero acculturati imparando il latino nel Piceno? I Piceni, scrivendo, avevano il vezzo di togliere una sillaba in mezzo a un vocabolo sostituendola con “:”, per abbreviare e guadagnare tempo e spazio. Secondo loro la comprensione del termine non mutava. Con i due punti (:) al centro, la parola Dominus, diventava Dom:us (il modo piceno di sostituire una sillaba nella parola con due puntini sovrapposti mi è stato detto dal prof. Giovanni Rocchi). Purtroppo nessuno suppose mai o mai volle farlo, che i Re Franchi fossero di cultura picena, e così da Maggiori Signori, sono diventati… maggiordomi!
Medardo Arduino