Turni massacranti e straordinari non retribuiti
Riceviamo e pubblichiamo da La Destra.
“Al di là dei recenti proclami dei vertici dell’Area Vasta 3 non si può restare insensibili al grido di dolore lanciato nei giorni scorsi dai sindacati e dalla Rsu dell’Asur sulla «grave situazione» in cui versa la sanità maceratese. Alla gente negli ultimi mesi è stato tolto tutto, ma non si può andare a colpire ulteriormente un settore fondamentale come quello della sanità. Turni di lavoro massacranti, modifica unilaterale da parte della direzione sanitaria degli orari di lavoro, straordinari non retribuiti e piano assunzioni 2013 di cui non si hanno notizie. In quali condizioni vengono fatti lavorare i 4mila dipendenti dell’Asur 3? Per quale motivo si è arrivati a questo punto? Ancora una volta la solita scusa dei tagli e della mancanza di denaro? È arrivato il momento di dire basta, perché i cittadini non possono essere ulteriormente portati in giro. E a dirlo non siamo noi de La Destra, ma i numeri dell’Oecd. Se è vero che la sanità è una voce di spesa importante, è altrettanto vero che in questo campo possiamo vantare uno spread positivo rispetto alla Germania: spendiamo complessivamente 2,3 punti di Pil in meno (9,3 per cento del Pil nel 2010, contro l’11,6 per cento di Germania e Francia). Anche i risultati ottenuti in termini di salute sono in buona parte considerati migliori di quelli della Germania. Ne è riprova il dato sulle “morti potenzialmente evitabili attraverso interventi sanitari tempestivi e appropriati”: nella graduatoria di 31 paesi Oecd, l’Italia occupa il terzo posto (dopo Francia e Islanda) per il minor numero di morti evitabili, mentre la Germania occupa il quindicesimo posto. Tutto questo nonostante il basso tasso di ospedalizzazione (il 24 per cento in meno della media europea) e la bassa spesa sanitaria pubblica. Anche gli studi sulla performance complessiva dei sistemi sanitari confermano questo giudizio: l’Italia occupa i primi posti fra i paesi dell’area Oecd quanto a livelli di efficienza in termini relativi rispetto ai paesi con le migliori performance. Allora, invece di puntare alla privatizzazione della sanità, come il presidente del consiglio dimissionario ha lasciato intendere lo scorso novembre, è invece il caso di valorizzare le professionalità che raggiungono risultati eccellenti e, magari, di incrementare i fondi a disposizione di questo settore fondamentale per i cittadini: i conti della Regione non possono essere fatti portare in pareggio soltanto a spese dei pazienti e di chi lavora a servizio degli altri. Piuttosto Bordoni abbia il coraggio di giustificare l’entità del proprio lussuoso stipendio a chi ogni giorno sta in fila per ore nella sala d’attesa dei pronto soccorsi”.
Simone Livi