A ulteriore supporto della “importante”
presenza dei Franchi nel nostro territorio
Il portale della chiesa di San Francesco ad Apiro è un reperto eccezionale, ignorato nei suoi significati artistici, culturali e storici, attribuito anziché all’originale palazzo del Maggior Signore dei Franchi, costruito nella prima metà del VIII sec., alla pesante ristrutturazione che dello stesso edificio fu avviata nel XIII secolo.
Carlo Martello ad Apiro
Eginardo, nella breve panoramica storica, prefazione alla biografia dell’imperatore, scrive che “il ruolo di prefetto venne attribuito a Carlo (Martello) perché uomo di nobile stirpe e di grandi ricchezze”. E’ il
primus inter pares, che “riduce all’obbedienza i prepotenti che volevano comandare in Francia (qui da noi)…”. Questo ricco e nobile Salico, valente condottiero, detto il piccolo Marte, si trasferisce dalla precedente domus (oggi Pievevecchia sotto San Vito sul Cesano), affidandola, come d’uso, ai Benedettini che lavorano anche per lui nella produzione di codici. La nuova Domus, o Palatio, viene costruita in Apiro, al centro della cerchia di case dei suoi luogotenenti. Ne rimane identificabile solo il fronte col portale, salvato forse per la sua imponenza e bellezza. Oggi si chiama chiesa di San Francesco, e tutto viene fatto risalire alla fine del XIII secolo, anche se le tecniche e lo stile sono palesemente anteriori, quasi di sei secoli.
Il portale
Il portale è realizzato con un disegno ad arco tondo, con una sequenza di fasce e ritti decorativi appena strombati, e precorre i portali gotici, insieme con altri affini dello stile Franco-Piceno. I Franchi usavano esprimersi simbologicamente raffigurando animali. Al centro dell’arco c’è il falco nell’atto di afferrare la preda, è Carlo che esprime la sua forza; appena sotto c’è il toro, animale totemico della sua famiglia. Carlo ha due eredi primogeniti da due mogli: Pippin (da madre Salica) e Grifo; il primo è detto “beowulf”, il guerriero imbattibile, raffigurato nel portale come un guerriero che veste la pelle dell’orso e tiene un favo di miele (significato beneaugurante che ha origine dalle terre di provenienza), di fianco gigli stilizzati, prototipo del Giglio di Francia e simbolo personale di Carlo Martello ; sulla sinistra del portale c’è un grifone a rappresentare l’altro figlio, Grifo. Perché tanti elementi “laici” nel portale di una chiesa? Perché erano precedenti alla ricostruzione del XIII sec., tant’è che sotto al falco e al toro è stato aggiunto (e si vede che è un’aggiunta!) un angelo.
Le parti laterali del portale
Il portale è realizzato con una serie di ghiere che anticipano anzi sono l’origine del modo di realizzare i portali delle grandi cattedrali gotiche italiane, ma soprattutto francesi e tedesche dal XI sec. in poi. Concettualmente la composizione è la stessa, si raffigurano ai lati dell’apertura le lance da parata, le insegne di sippe (famiglia) e i banni (poteri) del Dominus, cioè tutti gli indicatori simbolici del suo status e del suo potere, che sono sempre presenti ai lati dell’ingresso della sua tenda da campo. La tenda è importante per il capo, riproducendone i motivi ornamentali e le fattezze é come se mettesse la targa del suo titolo davanti a casa. Sul portale le aste con strisce decorative di cuoio e bottoni dorati delle armi da parata diventano colonnine tortili multiple; le antenne con l’insegna della sippe sono le colonnine giustapposte sotto ai gigli. Anche la lancia a sezione esagonale è un elemento da parata. All’esterno di tutto, in primo piano, l’imponente bastone di comando, il banno, simbolo del potere militare e impositivo.
Medardo Arduino