Ormai con l’entrare della stagione estiva, si può dire che “L’ora è suonata”. Iniziano -e ce lo dicono anche le televisioni locali- le rievocazioni storiche e le sagre.
Nella prima fattispecie si hanno i cosiddetti “Palii” che sono di tutte le razze: palio de la ‘mbuzzatora, palio de lu cortellu, palio de la pigna, palio de la padella e via discorrendo. Per tutti questi palii gli storici (e gli storioni) locali, da qualche decennio sono stati mobilitati per riesumare, da antichissime carte, le memorie di simili manifestazioni. I “Palii” sono immancabilmente preceduti dalle cosiddette “sfilate storiche”. I Gonfaloni dei Comuni, allestiti per l’occasione -o quasi- da premiate ditte, percorrono, fiammeggianti, le vie di città e di paesi precedendo lunghissime serie di baldi giovanotti (e anche non tanto), di graziose (stavolta sì) fanciulle rappresentanti di obliatissimi quartieri e terzieri. E le televisioni locali, puntualmente, riprendono e trasmettono le scene. Forse con spirito ipercritico, negli scorsi anni, mi sono piazzato davanti a un povero apparecchio televisivo e ho voluto assistere alle suddette sfilate. Probabilmente ero in preda a problemi biliari e non sono riuscito a essere precisamente obbiettivo. Ma… veder camminare gli sventurati, oppressi da pesanti armature (fornite dalla premiata ditta A), da onerosissimi velluti (approntati dalla celebre sartoria teatrale B), calzanti coturni (cuciti dalla famosa e altrettanto teatrale, casa C), avanti a cementizie costruzioni scatolari e al prospetto di fiammanti insegne che dicevano “Macelleria”, “Sali e Tabacchi”, “Supermercato” eccetera, mi hanno fatto, insieme, compassione e rabbia. Mi sono detto: “Sono mascherate indegne!” Poi ho visto i “Palii”. E anche qui non è che sia andata meglio. Fra due fitte ali di figuranti, in costumi quattrocenteschi, cinquecenteschi, seicenteschi (e perché no? settecenteschi) si sfiatavano a correre, a spingere, a gareggiare comunque, altri baldi atleti in canottiere recanti la pubblicità di svariati sponsor. “E no!” mi sono detto e ho cambiato canale.
“Ma questa è cultura!” mi è stato detto. “Questo è turismo!”. Passi per la seconda ipotesi ma per la prima ho molti dubbi. Se tu, lettore, andrai a interrogare un qualsiasi figurante e gli domanderai: “Chi era Francesco Sforza?” oppure “Chi fu Bianca Visconti?” la risposta sarà quasi sempre univoca: “Boh!” da parte di chi dovrebbe essere, nella “finzione scenica”, un contemporaneo del personaggio.
Invece, anche se in modo un po’ tiepido, ho simpatizzato in maggior misura con le “Sagre”. C’è la sagra “del pisello” (senza allusioni), c’è la sagra “de lu scarciofinu”, c’è la sagra “della Pulenda”, c’è la sagra “de le sargicce”, c’è la sagra “de lu vrodettu”, e fra poco “dell’hotdog” o del “plum-kake”. Ma almeno si mangia. Evviva le sagre! Anche se non sono “cultura”.
Libero Paci Tratto da Ma c’era Macerata
27 marzo 2025