“Quintodecimo e la Prima Guerra Mondiale – 10 storie di eroismo”, di Cristiano Pesci

Il libro scritto, dopo accurata ricerca, da Cristiano Pesci ed edito da Edizioni Simple di Macerata: “Quintodecimo e la prima guerra mondiale, dieci storie di eroismo” è più di quel che appare nel titolo e va oltre la narrazione di dieci storie di guerra, comunque interessanti.

Quintodecimo è poco più di una borgata nell’ascolano e dal racconto se ne comprende l’assetto sociale ed economico e come questo si sviluppa lentamente nei decenni. Il sociale si rafforza durante il periodo bellico del 1915/18, la comunità si stringe intorno a chi ha la perdita di un familiare, caduto in battaglia, che comporta oltre il dolore anche il venir meno di braccia giovani, essenziale aiuto per l’economia familiare e della comunità.

I nuclei familiari di Quintodecimo si sostengono e sopravvivono grazie a lavori prettamente agricoli condotti in condizioni disagiate. In prevalenza c’è il lavoro manuale di raccolta delle castagne nei boschi circostanti. A volte la natura è matrigna e il raccolto diviene scarso, se a questo si aggiunge la mancanza delle forti braccia prestate all’esercito, il danno appare evidente. Ma la comunità resta coesa e anche le donne, votate alla conduzione della casa e alla crescita e all’educazione dei figli, diventano forza lavoro.

Il dolore per la paura dei familiari al fronte e, ancor più, per la perdita dei caduti in battaglia viene affrontato affidandosi alla preghiera. Fondamentale è l’aiuto del sacerdote, qui figura essenziale di sostegno alle persone, che si prodiga sia con l’assistenza diretta e il conforto, come organizzando eventi religiosi a sostegno della fede nell’aiuto del Signore a protezione dei cari in battaglia, auspicando soprattutto la venuta della Pace a sancire la fine della guerra e dei lutti e delle sofferenze a questa indissolubilmente legate. Intanto la evoluzione tecnica non si ferma e nelle case, finora ferme all’uso di candele e lumi e all’attingere acqua dal pozzo se non dalla sorgente, arriva l’elettricità e con questa la luce. Davvero una grande conquista per il modo di vivere, finora disagiatissimo, a Quintodecimo (e in tutti i luoghi della nazione).

Nel racconto fa capolino la piaga dell’emigrazione, persone che se ne vanno alla ricerca di una vita migliore ma altra causa di dolore per chi resta. E ancora l’attesa per l’arrivo di notizie dal fronte, sperando sempre che non annuncino la perdita di un figlio o di un marito. Nei primi del 900 il servizio postale era ben organizzato ma non così rapido come oggi e l’attesa e, di conseguenza, il non sapere erano snervanti. Altra informazione che viene dalla lettura del libro è lo svolgersi della campagna militare seguendo le orme dei soldati di Quintodecimo. Le avanzate e le ritirate, i massacri da ambo le parti belligeranti, le località conquistate, i morti, i feriti, gli scomparsi, le malattie.

L’andamento di una guerra come mai abbiamo letto nei libri di scuola. Poi ci sono le tribolazioni dei singoli personaggi, le ferite e le morti cruente, la presa di consapevolezza di ciò che si sta facendo per difendere la Patria, che conduce a  comportamenti positivi e ad atti di coraggio. Su tutto si eleva il nuovo che arriva: la nascita continua di figli, sottolineata ogni volta da un festeggiamento. È la vita che continua…

Fernando Pallocchini

21 gennaio 2025

Sii il primo a dire che ti piace

Commenti

commenti