Le campane raccontano attraverso il loro suono: è un linguaggio per chi sa ascoltare

Un tempo le campane avevano una voce comprensibile alla gente di fede. Ai bambini, nella mia città, si spiegava, a mo’ di fiaba, che con un po’ di attenzione e di amore si poteva udire cosa dicevano le campane. Alcuni cittadini, addirittura, chiamavano le campane con un nome. Quando sentivano suonare una campana della piccola basilica che sta in piazza, dicevano: “Suona Viola”. Non ho mai saputo il perché di questo nome. Che bei tempi quando tutte le chiese erano aperte, funzionanti e frequentate. Ci si svegliava al mattino e il loro squillante richiamo ti chiamava festoso.

S’iniziava a sentire il suono della campana della chiesa di San Giuseppe. La chiesa dei Cappuccini che lanciava la notizia: “OGGHI; OGGHI; OGGHI. A seguire arrivava il suono del bronzo della chiesa del Sacro Cuore, che fu delle Monache della Riparazione: “FASCIÒ, FASCIÒ, FASCIÒ”. Rispondeva la campana della chiesa di San Giovanni e San Giacomo della Marca. E, ancora, la chiesa dell’ospedale: “CON CHÉ, CON CHÈ, CON CHÈ?”. Chiudeva il Santuario della Madonna degli Angeli con le tre campanelle che spiegavano: “CO’ LE COTICHE, CO’ LE COTICHE, CO’ LE COTICHE”. A noi bimbi e bimbe queste storie piacevano molto ed eravamo convinti che le campane parlassero per davvero! Noi quelle parole le udivamo, eccóme le udivamo!

Alberto Maria Marziali

21 gennaio 2025

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