Pausula, gruppi di famiglie politicamente contrapposte in feroce polemica – III puntata

I FATTI – Nazzareno Bartolazzi, il sindaco destituito e la sua giunta composta da Francesco e Marino Manardi, Giuseppe Bartolazzi (Gismondo Montalboddi e Pietro Bravetti assessori supplenti), ritenevano che la Scuola Tecnica istituita nel 1862, fosse fuori dalle possibilità economiche del Comune. La stessa giunta che la fondò, afferma il Bartolazzi, rendendosi conto di ciò, assegnò le cattedre a dipendenti comunali che all’iniziò si accontentarono di esigui stipendi aggiuntivi che però crebbero fino a lire 8.000 totali annue: si ottennero sussidi governativi dal 1863 al 1882 sulla media di lire 1.903, poi cessati del tutto per la mancanza di 30 iscritti e sul fatto che gli stipendi erano inferiori alla media accettando gli insegnanti compensi bassi vedendo l’incarico come un’attività di elevato valore sociale.

Comunque la questione degli stipendi divenne il classico “serpente che si morde la coda”: se tengo gli stipendi bassi non ricevo sussidi ma se li alzo i sussidi in ogni caso non copriranno l’aumento. Come parametro di valutazione va considerato che il bilancio del Comune dal 1885 al 1890 si aggirava di media sulle 95.000 lire: lo stato liberale ovviamente provvedeva alle esigenze minime dei cittadini. La retribuzione di uno dei due medici condotti del comune nel 1890 ammontava a lire 2.750 al netto dell’imposta sulla Ricchezza Mobile e del “rilascio del 7%” (Cassa Pensione) comprese le spese per il cavallo obbligatorio per gli spostamenti; la condotta di levatrice veniva retribuita con solo lire 200 e doveva provvedere per buona parte agli strumenti, un professore della Scuola Tecnica di Pausula (Francesco Vico) con stipendio volontariamente ridotto, lire 325. Sempre a paragone, nel 1886 Generoso Borghesi viene nominato cancelliere della Pretura di Pausula con lo stipendio annuo di lire 1.600. Nel 1889 i 4 dipendenti della Banca Cooperativa Agricola-Popolare locale percepivano rispettivamente: lire 600 il cassiere, 500 il ragioniere e l’aggiunto contabile, 120 il bidello (usciere). Il maestro di musica nel 1885 percepiva lire 1.200 lorde annue, somma non trascurabile.

Nel mese di maggio del 1893 dopo la riapertura della Scuola Tecnica, il prof. Luigi Musso ottenne in via transattiva dal comune (evidentemente aveva chiesto molto di più), sindaco David Fermani, lire 125 per le “spese di viaggio” da Asti a Pausula dove avrebbe insegnato e preso la presidenza della Scuola: praticamente più della metà dello stipendio annuale di una levatrice e l’intero stipendio dell’usciere della banca. L’ingegner Luigi Musso era un professore di una certa fama a livello nazionale che aveva per lungo tempo insegnato presso l’Istituto Tecnico Leardi di Casale dove aveva effettuato esperimenti all’avanguardia per la produzione di cemento: era stato perfino insignito nel 1882 dell’Ordine della Corona d’Italia. Quindi si cerca di rilanciare l’Istituto pausulano con insegnanti di elevato livello con tutti i vantaggi ma anche gli oneri che comportavano a livello economico. I giovani come afferma il gruppo Rinaldini, per “poco amor patrio” si iscrivevano nelle scuole dei paesi vicini e addirittura alcuni avevano avanzato richiesta al Ministero che la scuola fosse chiusa; del resto molti comuni limitrofi avevano aperto scuole aumentando la concorrenza, solo per “osteggiare” il comune di Pausula (sempre affermazione Rinaldini). Preciso che non inserisco i valori attuali delle lire con la rivalutazione Istat perché li ritengo inutili e forvianti.

Le accuse del gruppo Bartolazzi: la questione delle pensioni – Le accuse del Bartolazzi alla giunta precedente Rinaldini furono messe a verbale nella seduta del consiglio di giunta del 2 dicembre 1889 e fatte diffondere nel paese e in quelli limitrofi in risposta a un libello anonimo (che tanto anonimo non era) del 24 novembre intitolato “Alto là” che protestava ironicamente per l’aumento della “Tassa su Terreni e Fabbricati”. Le accuse partono addirittura dal Regolamento Comunale del 1873 quando il Municipio approva l’istituzione di una Cassa Pensione per gli impiegati con due articoli che riteneva il Bartolazzi fossero favorevoli oltre misura ai dipendenti: dopo quaranta anni di servizio il dipendente poteva ricevere una pensione equivalente all’intero stipendio e se la Cassa Pensioni governativa non fosse stata in grado di pagare la pensione, cosa che a quanto pare accadeva con una certa frequenza, il comune avrebbe anticipato la somma salvo averne il rimborso quando la Cassa fosse nelle condizioni di farlo (non vi erano però tempi certi). La normativa Comunale inoltre dava la possibilità di richiedere la pensione dopo 25 anni di servizio continuativo ma in questo caso questa veniva erogata in via proporzionale. Questo significa che raggiunti i 25 anni di servizio continuativo si potesse ottenere una pensione equivalente al 62,50% della retribuzione con un aumento del 2,50% per ogni anno aggiuntivo. Non era fissata neanche l’età minima per la richiesta di essere messi in pensione.

Va precisato che la Normativa Governativa prevedeva la pensione dopo 25 anni solo ed esclusivamente in caso di “soppressione o riforma dell’ufficio” o per “invalidità”. Il Regolamento Comunale contemplava a carico del dipendente una mensilità  intera del suo stipendio da versare ratealmente, a titolo di “tassa di ammissione nel ruolo di pensionati ed inoltre a titolo di rilasci una percentuale dall’uno e mezzo al sette per cento annue sullo stipendio a seconda che esso variasse dalle 400 alle 2.400 lire”. Al di là del valore degli stipendi, sono norme da invidiare addirittura oggi, pensate nello Stato Liberale dell’Ottocento! Praticamente un impiegato che avesse iniziato l’attività lavorativa a 20 anni, a 45, come detto, avrebbe potuto ottenere una pensione equivalente al 62,50 dello stipendio, potendo continuare oltretutto a lavorare in altro comune o ente. Questo però va rapportato con l’età media di vita che nel 1863 arrivava circa a 49 anni e che negli anni a seguire, sia pure con aumenti e flessioni, avrà complessivamente un trend in crescita che farà registrare un’età media di morte di 54 anni nel 1881, quasi 60 nel 1891 e 62 nel 1901.

In ogni caso norme pensionistiche da eventuale giunta socialista e il gruppo Rinaldini era tutto men che socialista: pertanto il loro operato rientra come dichiarato nei loro propositi in una visione “illuminata” della gestione della “cosa pubblica”. Solo a titolo di curiosità, la prima giunta socialista di Bologna si avrà nel 1914. Va sottolineato, come detto, che gli articoli erano in deroga al Regolamento Governativo molto più penalizzante e “parvero talmente un privilegio ai cittadini” (siamo nell’Italia di fine ottocento) che di lì a poco fu istituita una commissione per lo studio di una revisione dello stesso Regolamento. Questa giunse alla conclusione di richiedere oltre ai 40 anni di servizio, il raggiungimento dei 65 anni di età (come la governativa) e l’abrogazione del diritto a ripetere i due quinti dei versamenti alla Cassa in caso di dimissioni prima dei 10 anni di servizio. I “rilasci”, ovvero i contributi versati dal dipendente, non potevano essere cumulati con quelli di altro comune o amministrazione governativa e quindi rischiavano di essere persi.

Tale proposta fu approvata nel giugno 1879 ma gli impiegati comunali, compresi i professori che ne facevano parte e il sagrestano della chiesa comunale di San Francesco, ricorsero per via amministrativa ottenendo soddisfazione dalla Commissione Provinciale che valutò la norma non potersi applicare in via retroattiva anche perché, legale o no, non era neanche indicato nella revisione della norma stessa. Una dimenticanza o voluto? Nel settembre del 1879 il consigliere Giuseppe Rinaldini propose di modificare ulteriormente a vantaggio dei dipendenti la normativa sulle Pensioni, contemplandone il diritto anche in caso di soppressione dell’impiego (i dipendenti comunali potevano essere licenziati mentre quelli governativi venivano messi in aspettativa) e si desse la possibilità della restituzione dei versamenti alla Cassa Pensione e un sussidio straordinario anche se il servizio prestato fosse stato inferiore agli anni 8 e se superiore addirittura la pensione in ragione di un quarantesimo per ogni anno di servizio (2,50% di quella spettante per ogni anno maturato). continua

Modestino Cacciurri

Puntate precedenti:

https://www.larucola.org/2024/12/29/pausula-gruppi-di-famiglie-politicamente-contrapposte-in-feroce-polemica-i-puntata/

Pausula, gruppi di famiglie politicamente contrapposte in feroce polemica – II puntata | Associazione culturale La Rucola

3 gennaio 2025

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