Produzione energetica da fonti pulite e rinnovabili..? Va bene ma non con metodi che incentivano il meccanismo consumista e industriale. Ancora una volta debbo ritornare sul tema della produzione energetica pulita. Mi spiace doverlo fare perché stavolta debbo partire lancia in resta contro “le finte produzioni energetiche pulite”.
In questo momento d’attesa sclerotica del picco del petrolio la opzione nucleare viene spacciata come una soluzione praticabile e intanto il sistema industriale e tecnologico spinge contemporaneamente verso processi “alternativi” che soddisfano invece l’esigenza della continua “crescita”… E abbiamo un fulgido esempio di come l’industria pesante e la finanza continuino a occupare ogni ambito di produzione energetica, anche quello delle rinnovabili. Si veda il fiorire di mega torri eoliche nelle nostre colline o la copertura di migliaia di ettari coltivabili con neri pannelli solari.
Afferma il professor Benito Castorina: “Infatti bisogna smetterla d’identificare le rinnovabili col fotovoltaico che sta invadendo le campagne con milioni di mc. di cemento armato, acciaio, silicio, per la produzione dei quali bisogna bruciare quantità enormi di petrolio, scavare gli inerti dalle montagne, inquinare l’aria e surriscaldarla, per un beneficio illusorio se consideriamo che su un metro quadro di superficie il sole scarica più di un kw di energia che viene totalmente utilizzata dalle piante, cosa che i pannelli solari si sognano. Poi va considerato il costo dello smaltimento successivo di questi impianti solari a terra; domani sarà un problema demolire e buttare in discarica questi pannelli per ripristinare i campi di grano e le vigne e gli aranceti che oggi sono stati fatti abbandonare perché non rendono al contadino quanto un impianto fotovoltaico (grazie agli sproporzionati incentivi)”.
L’Italia contribuisce all’inquinamento da gas serra ed è importante riuscire a spostare l’attenzione sulle fonti rinnovabili veramente pulite e accessibili, come potrebbe essere la produzione energetica da biomassa ma non quella con combustibili liquidi, come la colza o l’olio di palma, che richiedono una lavorazione industriale e una produzione agricola intensiva e inquinante. La biomassa è preferibile da colture dedicate che abbiano anche usi collaterali e non il solo scopo di produrre combustibile. Una biomassa che produca energia, etanolo biodiesel, biogas, syngas, carta, polimeri, mobili, medicine e chi più ne ha più ne metta, compreso l’eliminazione dei rifiuti, riciclaggio e tutte le cose che hanno senso per una fase transitoria nell’era del dopo idrocarburi e il dopo nucleare.
È perciò assolutamente necessario che la produzione energetica non sia una scusa per continuare a utilizzare metodi che vanno a nocumento dell’ambiente e della salute. Decrescere, decrescere e prendere coscienza della comune appartenenza all’evento vita. E per concludere.. una domanda: “Dove andranno a finire quei milioni di ettolitri di acqua super radioattiva riversati in mare a Fukushima?” La fame di energia della società consumista è perniciosa per la vita sul pianeta, le risorse naturali non sono infinite, anzi stanno già esaurendosi, che siano petrolio, carbone, uranio, oro, platino, metalli rari, silicio, etc., il loro uso continuo e sconsiderato renderà l’esistenza dei nostri eredi assolutamente precaria. Oggi è tempo di morigeratezza, di ritorno a ritmi naturali di vita, di recupero della nostra umanità perduta e di prendere consapevolezza che il pianeta Terra è la casa dove abitiamo e va sanificato.
Paolo D’Arpini
30 novembre 2024