A Belforte del Chienti “La rivoluzione non violenta – vita e opere di Danilo Dolci”

Domenica 17 novembre alle ore 17 presso la biblioteca “Mario Ciocchetti” di Belforte del Chienti l’ANPI dei Cinque Comuni in collaborazione con il teatro REBIS presenta “La rivoluzione non violenta -vita e opere di Danilo Dolci”. Partecipa il figlio Amico, Musicista e Presidente del Centro per lo sviluppo creativo “Danilo Dolci” di Palermo; il Prof. Roberto Mancini dell’Università di Macerata relazionerà sulle  opere e le testimonianze di Danilo Dolci, letture a cura di Mery Bracalente del teatro Rebis.

Danilo Dolci (Sesana, 28 giugno 1924 – Trappeto, 30 dicembre 1997) è stato un sociologo, poeta, educatore e attivista della nonviolenza italiano soprannominato, come Aldo Capitini, Gandhi della Sicilia o Gandhi italiano. Promuove lotte nonviolente contro la mafia, la disoccupazione, l’analfabetismo e la fame endemica sospinto dall’assenza dello stato e dalle disparità sociali, per l’affermazione dei diritti umani e civili fondamentali.  

Nella sua attività di animazione sociale e di lotta politica, Danilo Dolci ha sempre impiegato con coerenza e coraggio gli strumenti della nonviolenza. Con Pino Lombardo e Franco Alasia,  fu promotore di un’altra iniziativa nonviolenta particolarmente creativa e clamorosa, l’apertura della prima radio italiana a infrangere il monopolio radiofonico della RAI. Radio Partinico Libera iniziò le sue trasmissioni alle 17:31 del 25 marzo 1970 per lanciare un appello disperato. Dopo due anni dal tremendo sisma che aveva devastato la Sicilia occidentale «si marcisce di chiacchiere e di ingiustizie, la Sicilia muore» Infatti, non un solo edificio era stato ricostruito, la gente continuava a vivere nelle baracche. 27 ore dopo l’inizio delle trasmissioni le forze dell’ordine provvedevano al sequestro degli impianti e alla chiusura dell’emittente

La figura e l’opera di Dolci polarizzano l’opinione pubblica: mentre si moltiplicano gli attestati di stima e solidarietà, in Italia e all’estero, anche da personalità come Norberto BobbioCarlo LeviIgnazio SiloneAldous HuxleyJean PiagetBertrand Russell ed Erich Fromm. L’intensa attività di studio e di denuncia del fenomeno mafioso e dei suoi rapporti col sistema politico portano Dolci a muovere nel 1965 pesanti accuse contro il sistema politico vigente – formulate in una conferenza stampa dopo un’audizione in Commissione antimafia e documentate in Spreco (Einaudi, Torino, 1960) e Chi gioca solo (Einaudi, Torino, 1966). –  Dolci e Franco Alasia, suo stretto collaboratore e coautore della denuncia, vengono querelati per diffamazione e condannati dopo un tormentato percorso processuale, durato sette anni. Solo un’amnistia eviterà loro la detenzione. Alla marcia della protesta e della pace da lui organizzata nel marzo del 1967 ha accanto  Peppino Impastato. Il suo attivismo per la lotta non violenta per la pace  e la sua attività di pedagogista vengono riconosciuti a livello internazionale con l’attribuzione di premi e della Medaglia d’oro da parte dell’Accademia del Lincei.

Il metodo di lavoro di Danilo Dolci è parte costitutiva del suo impegno sociale ed educativo: piuttosto che dispensare verità preconfezionate, egli ritiene che nessun vero cambiamento possa prescindere dal coinvolgimento, dall’esperienza e dalla partecipazione diretta degli interessati. La sua idea di progresso valorizza la cultura e le competenze locali, il contributo di ogni collettività e di ogni persona. A partire dagli anni settanta per Dolci l’impegno educativo assume un ruolo centrale: viene approfondito lo studio, sempre connesso alla sperimentazione, della struttura maieutica, ovvero di una modalità cooperativa di dibattito, studio e ricerca comune della verità. Col contributo di esperti internazionali si avvia l’esperienza del Centro Educativo di Mirto (zona di Partinico), frequentato da centinaia di bambini.

Il lavoro di ricerca, condotto con numerosi collaboratori italiani e internazionali, si approfondisce negli anni ottanta e novanta: muovendo dalla distinzione fra trasmettere e comunicare e tra potere e dominio, Dolci evidenzia i rischi di involuzione della democrazia connessi al controllo sociale esercitato attraverso la diffusione capillare dei media di massa nella società.

16 novembre 2024

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