Personaggi maceratesi d’altri tempi raccontati da Libero Paci: Taschì, pittore di buon gusto

Qualche giorno fa il dott. Siriano Evangelisti girando -quale funzionario della Usl- nei locali dell’ex ospedale neuropsichiatrico, ha scoperto sul soffitto di un ripostiglio una tempera che raffigura il colle di Santa Croce prima (molto prima) che il cemento ne aggredisse, quasi ferocemente, le pendici. È una veduta  degli edifici del Manicomio e, cosa più interessante, la fronte della chiesa di Santa Croce prima che il Tombolini costruisse la facciata che possiamo osservare tutt’oggi.

Questa “veduta” è, certamente, opera di un artigiano di buon gusto: Serafino Scarponi detto “Taschì”, personaggio caratteristico maceratese vissuto a cavallo tra Ottocento e Novecento. Aveva il suo studio, nel 1859, in “via di Santa Chiara”, oggi meglio conosciuta come via Garibaldi. Era il classico pittore “paesaggista” un po’ naif che, nel 1864, decorò con vedutine d’invenzione la galleria della Biblioteca Comunale. Questo lavoro riscontrò un così buon successo, tanto che nel 1874 ebbe l’incarico di dipingere un “Battesimo di Gesù” (oggi “scomparso”) nel Battistero della cattedrale. Decorò, come si è visto, anche qualche sala del manicomio. La sua “microfama” si sparse per Macerata. Il piovano di Santo Stefano gli commissionò la volta della sua camera da letto. I Ciccolini gli fecero decorare alcune stanze a pianterreno del loro palazzo. Di seguito non pochi maceratesi lo chiamarono per ornare le loro case “borghesi”.

Il lavoro non gli mancò certamente ma non era, forse per questo motivo, molto di parola. Un giorno un signore lo incaricò di dipingere in casa sua “un po’ di figuracce”. Passarono i mesi e, forse, gli anni ma “Taschì”, serafico alle rimostranze di costui gli rispose: “Mi ha detto di fare delle figuracce… ebbene una l’ho fatta!” Si piccava di essere anche un valente filodrammatico. Ma non era molto apprezzato sotto questo profilo. Per tale motivo trasferì i personaggi che impersonava nella vicina cittadina di Pollenza. Un gruppo di buontemponi maceratesi, venuti a conoscenza della cosa, raggiunsero (ovviamente a piedi) quella cittadina per assistere alla prima assoluta di “Taschì”.

Spazio gremito… si apre il sipario… “Taschì” fa la sua entrata in scena vestito fieramente da D’Artagnan e recita la sua prima battuta. Il gruppo dei buontemponi maceratesi, ironicamente plaudente, esclama in coro: “Vràu Taschì! Forza Taschì! Dici vè’ Taschì!”. Udendo il coretto il moschettiere s’indigna e dal palco risponde: “Corpo di lama! Anche quassù me scéte vinuti a stroà!” Questa frase restò negli annali del teatro maceratese e pollentino. Nonostante le commissioni non gli mancassero rimase costantemente un bohemienne. Mi narravano le discendenti  che quando gli dicevano: “Oh và’! Avìmo fame!” (oh, babbo, abbiamo fame), lui afferrava la sua tromba e suonava, pure egregiamente, pezzi d’opera.

Libero Paci – Tratto da “Ma c’era Macerata”

15 novembre 2024

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