Ermenegildo Pannocchia, raccontato dalla penna del critico d’arte Lucio Del Gobbo

Ermenegildo Pannocchia, scultore, offre al suo pubblico, negli spazi comunali del Palazzetto del Podestà a Montelupone, città natale dell’artista, una mostra personale che ne rappresenta in toto la storia creativa, dalle origini sino all’attualità.

Con pochi esemplari scelti, Pannocchia ci fa vivere le sue invenzioni artistiche e le sue emozioni estetiche con eleganza e discrezione, limitandosi all’essenzialità, in un contesto solenne che rappresenta il carattere dell’uomo e dell’artista. Vale veramente la pena goderne i contenuti in un contesto ambientale bello e suggestivo, che fu “patria” del grande Galantara, di Cesare Peruzzi e di Elia Bonci, oltre che di un poeta del paesaggio, rivelatosi nonostante la sua breve vita con opere di straordinario valore e originalità: Corrado Pellini. Sull’attrattiva naturalistica e storico-artistica di Montelupone ci sarebbe tanto di quel dire e scoprire, che oltre questi nomi e questi personaggi, che al meglio lo rappresentano, si rischierebbe di spaziare ben oltre il tema della presente mostra, cosa che intendiamo evitare.

Tornando dunque all’opera di Pannocchia, si resta impressionati dalla capacità dell’artista di muoversi tra classicità delle forme e originalità delle soluzioni, con opere che dialogano tra loro in assoluta contiguità e armonia. Risultato di una intelligenza artistica e di una sensibilità strategica, oltre che poetica, che caratterizzano da sempre la ricerca dell’artista. Se volessimo, per un gioco alquanto consueto nella critica d’arte, trovare delle corrispondenze nel periodo storico del secondo novecento, potremmo assimilare la poetica di Pannocchia a quella celebratissima di Igor Mitoraj, che conoscemmo dal vivo, e in presenza dell’artista, in occasione di una memorabile mostra realizzata nel centro storico di Macerata (luglio-settembre 1995).

Tra i due stesso richiamo al classico, stessa narrazione affidata allo scaglionamento delle forme (il frammento in molti casi riesce a essere ancor più eloquente dell’intero), stessa attenzione a un uso artistico derivato da una tradizione di affinata artigianalità. In Pannocchia le dimensioni sono più ridotte, raramente monumentali, ma si evidenzia in esse un attento scandaglio tecnologico, e l’uso di materiali inediti, inaspettati, che privilegiano l’inventiva nell’operare artistico. Le sue forme in legno o in metacrilato, o in bronzo, giocano su accostamenti tra pieni e vuoti e su rifrangenze di grande suggestione, oltre che su abbinamenti di forme “mobili” dialoganti. 

È presente in mostra uno stipo a due ante risalente agli esordi di Pannocchia, in cui egli sperimenta già l’uso della scultura in arredi di utilizzo promiscuo, con accostamenti tra arte e funzionalità, abbattendo così confini e barriere che isolano anziché avvicinare i bisogni dell’uomo; unendo dunque praticità e fantasia, in un gioco tra realtà e sogno. Nel catalogo di Tecnostampa, foto di Massimo Zanconi e graphic design di Jacopo Pannocchia. Elementi tutti che rendono stimolante e varia la visita di questa mostra, che accompagnerà l’intera stagione estiva di Montelupone dal 6 luglio, data dell’inaugurazione, al 31 agosto 2024. Un’iniziativa di assoluto pregio, che gli appassionati d’arte non dovrebbero perdersi.

Lucio Del Gobbo

14 novembre 2024

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