Dedicato ai ‘professori’: una fake news fu addebitata a Galileo per la Terra rotonda…

Oggi ho ricevuto l’invito che riporto di seguito e in merito al quale mi sento di fare qualche commento. Il testo dice: “Ho il piacere di trasmettere in allegato l’invito alla conferenza organizzata da questo Centro Studi sul tema: “LA STORIA VISTA COME UN LABIRINTO – Viaggio alla scoperta delle fake news nella storia” – Oggi siamo immersi nelle fake news e anche la storia ne è vittima con vari tentativi di far violenza alla verità. In un mondo in cui si sono dissolte le nozioni di verità e oggettività, anche la storia sembra diventata un racconto suggestivo e misterioso, da rendere il più possibile spettacolare e intrigante, in cui è sempre più arduo distinguere tra realtà e finzione, fatto e propaganda. Se è così, ci chiediamo: serve ancora la storia? La risposta non può che essere positiva. Il suo metodo critico è fondamentale per orientarci, distinguendola da tutto ciò che le somiglia. La storia, che altro non è che conoscenza del passato umano realmente accaduto, si fa con i documenti e non con la fantasia. Segue firma.

La mia prima impressione nel leggerlo è stata di pensare che Goffredo di Buglione, quando lanciò l’invito per la crociata contro gli infedeli non avrebbe saputo usare parole più evocative. Sì è vero, la nostra civiltà è pregna di Fake News, che detto in Italiano terra terra suona “spudorate balle”, ma il nostro mondo “irretito” ovvero intrappolato dalla rete informativa, se da un lato soffre della facile circolazione di spudorate balle, dall’altro, proprio per la facilità con cui raggiungono tutti dappertutto queste stesse balle sono inevitabilmente esposte al giudizio critico dei lettori, altrimenti, con la frequenza e costanza con cui siamo martellati dalle informazioni, saremmo tutti bamboccioni ebeti che si bevono tutto oppure, come invece credo accada, non ce le beviamo se non ci piacciono, dopo averle pesate ognuno secondo la propria cultura e personalità. Perciò non serve qualcuno che ci metta in guardia e ci spieghi l’arcano che noi, poveri peones, non saremmo in grado di capire e, creduloni, applaudiremmo anche quando gli asini volano.

Ricordate Galileo Galilei?Il tono altamente drammatico, degno di un tragediografo greco, all’inizio del comunicato, parla addirittura di difenderci da chi, per loschi e innominabili scopi, vuol far violenza sulla verità. Innanzitutto VERITÀ è una parola grossa, una conquista generalmente fuori dalle possibilità umane che questa verità hanno cercato e cercano nei misteri del cosmo e della fede. Basta pensare alla pura verità della terra che è stata piatta per millenni, poi ci si è accorti che era una nocciola. (Ndr: Un tal Galileo Galilei veniva preso per pazzo quando affermava la rotondità della Terra, oggi sono considerati cretini quelli che allora lo deridevano perché la Terra era, secondo loro, piatta!).

Il Frate Zenone dell’Armata Brancaleone – Chi mai, oggi, vuole consapevolmente, pur sapendo di mentire, e quindi con malafede, far violenza alla Storia e alla Verità? Cui prodest? A qual pro lo farebbe? Nel mondo non è vero che solo ora si siano “dissolte le nozioni di verità e oggettività” perché non è nella natura umana avere la verità in tasca, sappiamo benissimo che da quando esiste l’uomo la verità, perché “nuda” (e quindi pornografica), è sempre stata scomoda ed eccitante perciò vietata e soprattutto mai integrale, ma propinata con al minimo la foglia di fico nel posto giusto. Un simile accorato appello con paroloni ad effetto che dichiara “è sempre più arduo distinguere tra realtà e finzione, fatto e propaganda”  mi si perdoni la franchezza, è un procedere vecchio come il mondo, ma esso mi sembra più pertinente al personaggio di Frate Zenone interpretato da Enrico Maria Salerno ne “L’armata Brancaleone” che ad uno storico di professione che compulsa manoscritti.

“Metodo critico” sempre annunciato ma mai esplicitato – Si postula, in queste poche righe dell’invito, dell’esistenza di una storiografia, purtroppo astratta, per cui “Il suo metodo critico è fondamentale per orientarci, distinguendola da tutto ciò che le somiglia.” .Orbene, cos’è e dov’è questo “metodo critico” sempre annunciato ma mai esplicitato? Se esiste un metodo analitico e “scientifico” per scrivere la storia, perché esso non è manualizzato come lo sono i trattati di calcolo scientifico delle grandezze della fisica, del calcolo strutturale, dei protocolli per la ricerca biomedica, meteorologica, astrofisica e matematica?. Quando si scrive un saggio di una ricerca su un fenomeno fisico si citano ampi riferimenti metodologici, ma non ho ancora trovato un testo che spieghi in termini “scientifici”, ovvero parametrici, delle metodologie pratiche di analisi della storia (non della filosofia degli storici) e se mi sbaglio chiedo a gran voce di correggermi con l’evidenza delle citazioni di testo e autore. Da sempre e non sono solo io a scriverlo, la storia è una disciplina basata sull’opinione soggettiva dello storico nell’interpretazione delle fonti, lo ricordano personaggi come Peirce e De Coulanges figure che gli storici di mestiere non possono ignorare, come non ignorano che lo storico del passato è sempre stato a libro paga di un qualche potente e la storia è la disciplina più soggettiva dopo la critica politica.

I terremoti… aggiustati con la fantasia – È assolutamente vero che “La storia, che altro non è che conoscenza del passato umano realmente accaduto, si fa con i documenti e non con la fantasia.”, ma l’onestà intellettuale dello storico dovrebbe portarlo a compulsare tutti i documenti, non solo quelli che fanno comodo, compulsarli utilizzando un glossario dei termini universalmente accettato da tutti gli addetti ai lavori. È vero che la storia non si dovrebbe fare con la fantasia, ma allora perché, in una regione dove è Aachen con ciclicità sismica di 475 anni (secondo le norme EN europee sul rischio sismico) gli storici ammettono che possano essere avvenuti due terremoti a distanza di 28 anni l’uno dall’altro e in quel luogo localizzano una storia fisicamente impossibile? Solo la fantasia può immaginare questi terremoti dove non potevano accadere e vederci edifici mai esistiti in cui si è fatta la storia.

Un confronto sempre rifiutato – E l’elenco potrebbe continuare e magari su questo tema aprire un confronto, ma ho constatato che quando si offre occasione di dibattito il dibattito è rifiutato, come avvenne la sera del 7 luglio scorso, dove davanti a più di cento persone ho proiettato la serie di documenti che dimostrano che Aquisgrana è in val di Chienti, ma all’invito a dibattere la questione, nessuno ha fatto un fiato. Ho anche scritto e sostengo, che la storia che ci hanno fatto studiare a scuola è stata alterata con facilità (dati i tempi) per sostenere le motivazioni politiche di Otto Von Bismarck per la nascita del II Bundesreich, ed ho fornito nei miei scritti le prove a sostegno. Certamente non ho tutta la verità in tasca perché solo Dio la conosce, ma essendo umano, vivo nella ricerca della miglior approssimazione alle verità potenziali del nostro passato, senza alcun interesse oltre alla curiosità del ricercatore.

Don Giovanni Carnevale – Ho letto un saggio addirittura su Academia.edu con minuziosissime contestazioni di dettaglio agli scritti di don Carnevale. Io ho scritto qualche libro e scrivo qui su La rucola, finche il Direttore mi accetta. Non condivido nei dettagli la tesi storica di Carnevale, alla quale ho affiancato una mia tesi specifica, ma ne condivido, per l’evidenza di prove, materiali e documentali, l’impostazione fondamentale della Francia Salica Picena. Sia i miei libri che le pagine de La rucola hanno un numero in fondo, è facile citare rigo e pagina dove posso aver scritto bestialità. Apprezzo chi vorrà segnalarmi errori. Se lo scopo della conferenza in oggetto è quello nobile e disinteressato di cancellare le tesi carnevaliane, le uniche che contrastano la storiografia che si vuole verità, perché, in omaggio appunto alla ricerca della verità, non dirlo apertamente? Penso che possa bastare e a questo punto la memoria mi va a Dario Fo e ai suoi “misteri” sulle contraddizioni della storia e ai monologhi su Galileo. Dario è vero, non è un professore di Storia, ha solo ricevuto un Nobel.

Post scriptum  

Sono abituato più ai fatti che non alle frasi astratte perciò presento un aspetto concreto di documenti sui quali applicare il (cito) metodo critico fondamentale per orientarci.

Vita Caroli di Eginardo – Questa è una frase dalla Vita Caroli di Eginardo: Dubitatum est primo, ubi reponi deberet, eo quod ipse vivus de hoc nihil praecepisset. Tandem omnium animis sedit nusquam eum honestius tumulari posse quam in ea basilica, quam ipse propter amorem Dei domini nostri Iesu Christi et ob honorem sanctae et aeternae virginis, genitricis eius, proprio sumptu in eodem vico construxit. In hac sepultus est eadem die, qua defunctus est, arcusque supra tumulum deauratus cum imagine et titulo extructus. Su questo documento nessuno ha mai obbiettato, mi piacerebbe che gli esperti e ricercatori della verità traducessero TESTUALMENTE il brano dando il corretto significato a vocaboli come “tumulari” ovvero TUMULARE, poi “in ea basilica” ovvero IN QUELLA BASILICA, poi “in eodem vico” ovvero IN QUELLO STESSO VILLAGGIO, poi “arcusque supra tutmulum deauratus” ovvero E UN ARCO DORATO SOPRA IL TUMULO, poi si spieghi a tutti e con precisione metodologica e linguistica come questa frase si può riferire alla “Pfalzkapelle” ovvero la Cappella di Palazzo (basilica è un edificio pubblico e non una cappella privata) di Bad Aachen, sotto la quale nessuno ha mai trovato nulla, ma si continua a sostenere che sia Aquisgrana dove è sepolto Carlo Magno.

Chronicon Novalicense – Una rondine non fa primavera e ecco un altro brano sullo stesso argomento, dal Chronicon Novalicense, pergamena originale a Torino, relativo alla sepoltura dell’imperatore nella Basilica di Aquisgrana “Erat autem supra se tugurium ex calce et marboribus valde compositum. Quod ubi ad eum venimus, protinus in eum foramen frangendo fecimus. At ubi ad eum ingressi sumus, odorem permaximum sentivimus. Anche in questo brano del documento è sufficiente tradurre il significato di “Erat autem supra se tugurium ex calce et marboribus valde compositum” che per me suona “SOPRA DI LUI ERA UN TUGURIO ROBUSTAMENTE COSTRUITO CON CALCE E MARMI” e, siccome il “tugurio” è una piccola costruzione a forma di casetta (perciò assimilabile a un tumulo) mi si spieghi con dettagli dimensionali e di tecnica edilizia medievale, come questo manufatto possa essere stato un vano ipogeo della famosa Cappella Palatina di Aquisgrana in Germania e perché questo “tugurio” o tumulo non sia stato conservato insieme con il sarcofago (Ndr: vasca da bagno) con il mito di Proserpina e lo scranno marmoreo che per duecento anni sono stati venduti per reliquie carolingie.

Medardo Arduino

29 ottobre 2024

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