Riflettevo, cuocendo due patate, / sui casi di una vita un po’ inoltrata / che sembra per l’invero costellata / da tanti imperturbabili sorprese.
Ha un senso ritrovarsi a cucinare / nel mentre la domestica s’invola / e lasci fra le pentole cercare / gli attrezzi che ben bene ha occultato?
Forse sperava facessi anche il bucato / per modo che al ritorno trionfale / rimanessero a pulir solo le scale.
Cari amici, vi giuro, lo confesso, / sognavo di concluder la mia vita / su comodo divano addormentato / o meglio su un bel prato circondato / da allegri ed olezzanti bei boccioli / o fior di camomilla profumati.
E invece mi ritrovo fra tegami / e tanti irrigiditi spaghettini. / Fortuna che un bel dì preparammo / di rossi pomodori la “passata”, / se no di risotti bianchi ridondanti / ne avrei poi ingollati chissà quanti.
Ma or che la patata è ormai bollita / e la vena si è un poco inaridita, / vi lascio per pensieri più profondi / sperando si presentin più rotondi.
Giuseppe Sabbatini
5 ottobre 2024