Come sarebbe potuta essere e non è stata, la incompresa Piazza Filippo Corridoni

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“…se si discute l’idea del bello, non si può prescindere da una ricerca sul brutto” Rosenkranz, Estetica del brutto, Prefazione.

La piazza Filippo Corridoni di Corridonia annovera progetti non realizzati di artisti, come Pericle Fazzini, anche di una certa fama. Dopo lunghe vicende, con un concorso senza vincitori, il podestà di Corridonia che nel 1931 aveva mutato il nome di Pausula, affida i lavori a tecnici di fiducia, i professionisti locali, ingegner Pirro Francalancia e l’architetto Giuseppe Marrani.

Francalancia dopo aver frequentato il Montani di Fermo si era laureato in ingegneria “industriale-meccanica, sottosezione elettrotecnica” con votazione “90/100”, partecipando anche alla Prima Guerra Mondiale come ufficiale di complemento con il grado di tenente di fanteria: nell’ottobre del 1923 aveva vinto la cattedra di “meccanica, macchina e disegno” nella Regia Scuola Industriale di Pausula. Anche l’architetto Giuseppe Marrani insegnava “tecnologia per falegnami e disegno professionale” presso la stessa scuola e pertanto pare evidente che il podestà Carlo Firmani, dovendo in fretta iniziare i lavori della piazza dopo il nulla di fatto del concorso nazionale e sotto la supervisione e pressione di Mussolini, si affidò a professionisti che conosceva di persona e di cui si poteva fidare.

Per la statua di Corridoni invece l’incarico venne dato ad Oddo Aliventi, “uno scultore impegnato nella realizzazione di opere del regime” e gradito a esso. L’artista marchigiano, nato a Sant’Angelo in Vado nel 1898 e morto a Roma nel 1975, durante il Ventennio eseguì diverse opere: gli stucchi sul soffitto della biblioteca della Casa delle Armi (1936) presso il “Foro Italico”, i bassorilievi del ponte Duca d’Aosta che attraversa il Tevere davanti il Foro Mussolini, l’odierno Foro Italico, le aquile in bronzo dell’arengario nella “Casa della GIL” a Trastevere (1937) e l’opera “La conquista dei mari” (1941) sul lato destro della facciata del palazzo dell’INA all’EUR. È suo anche il colossale profilo del Duce su un costone del Passo del Furlo (1935) oggi parzialmente distrutto. Nel dopoguerra la sua arte confluì nell’Astrattismo. Non è nemmeno tanto raro imbattersi in sue opera battuta da qualche casa d’asta. Per curiosità, una sua statuetta anni ‘60 di circa 65 centimetri, viene offerta tra i 7.000 e 10.000 euro.

Inutile ricordare tutte le critiche o apprezzamenti della piazza, teorie metafisiche e artistiche: da corridoniano ho sempre notato che a parte qualche eccezione, i miei concittadini al di là che apprezzassero o meno artisticamente il luogo, in maggioranza lo hanno sempre ignorato e sentito visceralmente ed inconsciamente come qualcosa di estraneo, come un elemento entrato con forza nell’“organismo cittadino” e per questo solamente tollerato. Forse più che una piazza, solo una enorme scenografia teatrale per mettere in scena l’esibizione del Duce del 24 ottobre 1936, giorno della inaugurazione della stessa. Finito l’evento, come in teatro, la scena andava smontata ma questo non si poteva fare e quindi è rimasta lì, come una stanza chiusa di una casa, chiusa per tanti motivi che non si possono o vogliono ricordare. Una piazza in cima a una erta collina, difficilmente certo immaginabile nell’antichità, che anche d’estate per qualche scherzo ambientale, resta sempre battuta da un’aria gelida, gelida come la sua atmosfera: a parte che per gli eventi, spettacoli o commemorazioni, la piazza è sempre vuota di persone.

Fine anni ‘70, inizio anni ‘80, con gli amici, prima si giocava a nascondino e poi avanzando l’età, a pallone: eccezionale scenario per il nascondino e gli archi, fantastiche porte! Analizziamo per curiosità un progetto presentato da Mino Somenzi nel secondo concorso indetto per la piazza: concorso che non ebbe nessun seguito. Pubblicato in Artecrazia del settembre 1935, l’autore stesso lo illustra. Somenzi (1899-1948) fu una figura rilevante dell’arte Futurista di cui non possiamo dilungarci a parlare: partecipò alla Prima Guerra Mondiale e quindi all’impresa di Fiume di D’Annunzio. Con Marinetti e Angiolo Mazzoni redasse il Manifesto dell’Architettura Aerea, pubblicato nel 1934, diresse poi il periodico futurista Artecrazia fino alla chiusura imposta dal Regime perché non conforme all’ideale di “romanità”.

Nel progetto della piazza di Somenzi, presentato con il motto “Tribuno ed Eroe”, Corridoni viene rappresentato virilmente a torso nudo “perché egli è stato un simbolo, una fede, un combattente in pace e in guerra, [e] deve essere raffigurato con una espressione intensa di realtà umana e di eroismo”. Un umile fante nell’atteggiamento eroico degli ultimi istanti di vita, scrive Somenzi. Nella grande parete monumentale ai lati dell’arengario sarebbero stati presenti sei bassorilievi con episodi fondamentali della vita dell’eroe. Alle spalle della statua, non visibile nel disegno, un’ampia scalinata monumentale ed ai piedi della stessa un sarcofago vuoto per ricordare che il corpo dell’eroe non fu mai ritrovato. Una grande costruzione che avrebbe dovuto incorporare i serbatoi dell’acqua, alti nella parte centrale addirittura 11 metri: questo avrebbe dato la possibilità di ricavare quattro ambienti (due al primo piano e due al secondo) che avrebbero dovuto ospitare il museo dell’eroe. La soluzione adottata avrebbe fatto in modo che la chiesa di San Francesco non “tagliasse” la visuale sul Palazzo Municipale: la stessa scuola sarebbe stata “intonata” alla nuova piazza ma non viene specificato come, forse rivestendola di travertino. All’arengario si sarebbe potuto accedere sia dalla piazza che da un passaggio sotterraneo che avrebbe unito il Palazzo Municipale al Museo.

Il Municipio, l’edificio alla sinistra (non visibile nel disegno) e quello basso a destra, avrebbero ospitato al piano terra lo Stato Civile, l’Ufficiale Sanitario, le Guardie Municipali, l’Ufficio Postale e la Caserma dei R. Carabinieri. Al primo piano, raggiunto attraverso una scala d’onore, sarebbero stati presenti la sala dei matrimoni, l’ufficio e il salotto del Podestà, mentre al secondo piano gli uffici amministrativi del comune e l’archivio. L’ampia sala comunale che dovrebbe trovarsi al primo piano anche se il Somenzi dimentica di specificarlo – nell’articolo cita anche una piantina non presente – ai lati avrebbe avuto un affresco raffigurante i punti salenti della vita di Corridoni. Esternamente gli edifici sarebbero stati rivestiti con travertino di Ascoli Piceno e mattoni di Litoceramica. Non è chiaro se il palazzo Bartolazzi e la Chiesa del Suffragio avrebbe dovuto essere abbattuti: ritengo di sì anche perché in tal modo si sarebbe ottenuto un effetto scenico davvero imponente non essendo l’opera oscurata da alcun edificio e inoltre ci sarebbe stato più spazio per la nuova piazza. Non avendo inserito nell’articolo come detto la piantina che invece cita, probabilmente per una dimenticanza o mancanza di spazio nella pagina, mi astengo di inserirne una fatta da me che non potrei di certo considerare esatta: lascio alla fantasia dei lettori.

Questa breve descrizione del progetto del Somenzi è lo spunto per una mia riflessione: le cose spesso avvengono casualmente. Poteva essere stato realizzato questo progetto o un altro e l’aspetto della città sarebbe totalmente mutato: forse il mio articolo avrebbe parlato di Francalancia e della sua opera non realizzata. Il “caso” troppo spesso interviene nelle vicende umane, se “caso” poi esiste. Se ripensiamo alla nostra vita, molti di noi a volte avranno la sensazione che sia cambiata solo per un piccolo evento, perché ci siamo trovati in un posto a una certa ora, perché è piovuto o c’era il sole, perché siamo rimasti a casa invece di uscire…perché una mattina abbiamo perso, o preso il treno, come nel film di Kieślowski “Destino cieco” del 1981. E si potrebbe proseguire…ma il “caso” poi esiste o è solo il nome che diamo a qualcosa di cui non capiamo la dinamica?

BIBLIOCRAZIA

Artecrazia, 15 settembre 1935, XII, Periodico mensile illustrato di architettura e di tutte le arti Moderne, direttore Mino Somenzi.

L’edificio ex G.I.L. di Macerata : aspetti formali, tipologici, costruttivi e stato di conservazione, Placido Munafò, Camilla Tassi. Editore: Alinea, Firenze 2009.

Gazzetta Ufficiale del Ministero dell’Economia Nazionale, Anno I, Fascicolo VI, 30 ottobre 1923.

I Palazzi delle Esedre, Marcello Villani, Gangemi Editore, 2016.

Modestino Cacciurri

4 settembre 2024

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