Pure i documenti falsi sono utili se ben interpretati: Aquisgrana era di qua o di là delle Alpi?

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Eginardo c’informa che una delle due opere più importanti di Carlo Magno fu la Basilica di Aquisgrana, quindi la capitale dell’imperatore era nello stesso luogo della Basilica. Il problema nasce dal fatto che nel medioevo ci fossero diverse Aquis (o Aquisgrana) e sparse in mezza Europa , eccone alcune: Aquis-villa (Aachen), dove già il re Pipino era solito svernare con la sua famiglia: Aquis nella Francia meridionale; Aquis fra Liguria e Piemonte (detta Aquis Statiellense); Aquis era chiamata una corte in Lombardia; un’altra Aquis sicuramente in Italia (Diplomi n. 233 di Carlo Magno e n. 74 di Ludovico II). Bisognerebbe capire quale fosse la principale, dove era stata costruita la famosa Basilica. Ecco un paio d’indizi per riflettere:

1 – Il diploma n. 323 di Ottone I, in cui troviamo scritto “Questo palazzo di Aquisgrana, principale sede regia al di qua delle  Alpi”che fu rilasciato ad Aquis-villa. Se ne può dedurre che lì, ad Aquis, ci fosse la principale sede regia, ma di quelle situate al di sopra delle Alpi, non al di sotto, ossia in Italia.

2 – Negli annali Marbacensi, del monastero di Marbach, vicino Stoccarda, poi anche nel diploma falso n. 295 di Carlo Magno, troviamo: “che le Gallie abbiano la sede del regno oltre le Alpi”.

Questi due sono solo indizi, ma ora mi preme parlare di una prova, a mio parere di una prova vera, che avrebbe dovuto quantomeno far nascere qualche dubbio negli storici indipendenti, convinti che la capitale più importante dei carolingi fosse ad Aachen. Si tratta del diploma n. 136 di Lothario dell’855, scritto dal cancelliere Ercanbaldus , rilasciato ad Aquis, di cui riporto la parte centrale, sommariamente tradotta: “… così che l’imperatore Carlo nostro nonno, e il signor nostro genitore, pia memoria Ludovico Augusto, con l’aiuto ne la cooperazione di Dio, costruirono la cappella situata in Aquis, a fondamento della stabilità del regno e per la salvezza delle loro anime, come indicazione delle proprie qualità e con molti ornamenti, affinché risultasse utile per loro e per i propri successori, perché lì si celebrasse il culto divino. Dopo la loro morte è giusto nello stesso modo aggiungere i nostri voti con tale non dissimile affetto reverenziale per i doni divini verso la cappella, a suffragio dell’anima del predetto nostro nonno Carlo, come pio ricordo del genitore Ludovico, anche noi partecipi in questa opera, con la consorte, per l’immissione di questa luce nel regno celeste ritenemmo degno d’ingrandirla e aiutarla con ogni sforzo (amplificare et undique opitulari cum omni conanime dignum DUXIMUS). Ora…(e passa a descrivere la donazione, alla Mariankapelle di Aquis-villa, di una chiesa). A quella data l’ingrandimento non da poco conto in quanto si parla di “ogni impegno”, era già stato portato a termine, successivamente , con Ottone II, saranno donati gli introiti di ben 43 ville ( compresa Aquis-villa), poi saranno portate a 50 e, già con Ottone I ( Dipl. n. 323) si rammenta che all’inizio Carlo l’aveva dotata di una sola proprietà: villa Bastonica, a testimonianza che fosse una piccola realtà. Se ne può dedurre: 

a – Carlo Magno non fu sepolto nella Mariankapelle di Aachen, perché nel diploma se ne sarebbe fatto cenno.

b – Mariankapelle non poteva essere la sontuosa Basilica descritta da Eginardo: la necessità di essere ingrandita dopo appena 50 anni dice che fosse di dimensioni modeste.

c – L’ampiezza della parte più antica, non superiore ai 200 mq e il fatto che fosse stata dotata di una sola proprietà, non fanno pensare di certo alla Basilica di Eginardo.

d – Motivato pensare che la costruzione primitiva realizzata dall’architetto Oddone da Metz, fosse ottagonale e senza finestroni, come altre costruzioni eseguite dallo stesso in Germania.

Volendo essere proprio pignoli, inoltre, anche dall’analisi di documenti falsi si potrebbero ricavare notizie utili. Ad esempio nel falso di Carlo Magno n. 295, ma anche negli Annali Marbacensi, da cui è stato copiato, troviamo scritto che lo stesso, andando a caccia si perse e si ritrovò fra i ruderi di antiche terme, ricoperti da rovi e sterpaglie. Lì decise di costruire Aquisgrana capitale con la famosa Basilica. Ad Aquis-villa aveva trascorso di sicuro parte della sua fanciullezza, insieme con la famiglia, non era un luogo dove si potesse perdere in quanto lo conosceva già! Impossibile che i falsificatori avessero scritto tali cose, se la più importante Aquisgrana fosse stata ad Aachen: sarebbero stati immediatamente sbugiardati! Si pensa che altri indizi potrebbero scaturire dall’analisi chimica dell’impasto con cui sono fatte le parecchie colonne della Cappella, sapere così da dove provenissero. Se fossero tutte dello stesso impasto e  arrivate  da Treviri, non da Roma o Ravenna, come scrisse Eginardo, allora…

Giustino Falasconi

10 agosto 2024

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