Cani “volanti”, storie di guerra dai ricordi del Generale Pedretti: Schwarz, l’alano

Schwarz un possente cucciolotto – A Castelbenito (Tripoli) ci fu anche un altro cane “volante”, un “grande danese”, detto altrimenti “alano”, semplicemente gigantesco: questo animale dalla vasta mole, di nobile discendenza medioevale, aveva tutta la possanza e l’impetuosità di un carro armato: se è vero che la “forza viva” è uguale al prodotto della massa per il quadrato dell’accelerazione (F = m.a2), si può immaginare la veemenza di questo bestione di 50 Kg. (a tre mesi di età) che vi viene incontro di corsa, a balzi di tre metri tra l’appoggio delle zampe posteriori e quello delle zampe anteriori lanciate in avanti, a -diciamo- tre metri al secondo e arriva con una forza d’urto pari a 450 chili!

L’alano volante – Lo battezzai, anche se con poca fantasia, Schwarz (in tedesco significa nero) sia perché era proprio nero, anche se con una fascia bianca sul petto e con la punta delle zampe bianca, sia perché il nome è rapido e sferzante. Era arrivato in aereo dalla Germania insieme al padrone, un Ufficiale del X C.A.T. (Corpo Aereo Tedesco) di base a Castelbenito, che lo portava spesso in volo sull’Heinkel, HE.111-R (costruito in in circa 7000 esemplari) sia sul Dornier DO.17. Con 1’Ufficiale tedesco feci amicizia perché oltre a essere un bravo militare e un buon pilota, era un uomo colto, con prevalenza umanistica, che sapeva parlare di Heine, di Goethe, di Schiller con competente disinvoltura e conosceva varie lingue con relative letterature.

La separazione – Il cane, nella sua innocenza, si affezionò anche a me, costringendomi e compiere esercizi di forza per frenare le sue espansioni “fanciullesche”, quando prendeva la rincorsa per venire da me a tentare di leccarmi il viso. Il 4 Aprile 1941 partii da Castelbenito per Bengasi, appena riconquistata dagli italo-tedeschi dopo il precipitoso abbandono della città da parte degli Inglesi e degli “ANZAC”, un misto di australiani, neozelandesi, sudafricani, che avevano tenuto la città per i famosi “90 giorni”. Con la Titti al seguito, salutai il mio amico pilota-letterato tedesco, e sostenni a piè fermo l’ultimo assalto di Schwarz, felice delle pacche che gli davo sulle spalle possenti. Non ci siamo più incontrati: aeroplani e uomini loro pseudo-padroni seguirono rotte divergenti nel corso della guerra che, imperterrita, continuava le sue sanguinanti vicende, orride e impietose.

a cura di Giuseppe Sabbatini

31 luglio 2024

Sii il primo a dire che ti piace

Commenti

commenti