Un antenato italiano dei moderni carri armati: un vero “bestione” il Fiat 2000 del 1917

In foto è ritratto (probabilmente il primo sulla destra sdraiato in basso) un mio vecchio zio, Mariano Sabbatini, nato nel 1904. La foto, scattata nel corso dello svolgimento del suo Servizio di leva è pertanto databile negli anni 1922/1924. Il povero zio morì poi giovanissimo nel 1934 per una polmonite, lasciando questa foto fra i suoi pochi ricordi.

Mi è venuta curiosità di conoscere il modello dell’imponente carro armato che si vede alle spalle del gruppo ritratto. Ho cercato su internet, senza risultato poiché nessuno dei carri o mezzi blindati che compaiono nei files illustrativi dei mezzi storici italiani mostra nulla di simile. Ho scritto inviando la foto all’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito che prontamente mi ha così risposto: “Il carro raffigurato nell’immagine è un Fiat Mod. 1917, prodotto in due soli esemplari (nel 1917 e nel 1918). Esposto nell’8° reggimento di artiglieria pesante di Roma nel 1924 fu spostato al neonato reparto carri armati di Roma a Pietralata e successivamente al Forte Tiburtino; si hanno notizie dell’ultimo esemplare rimasto fino al 1936, utilizzato come monumento nella caserma “Corrado Mazzoni” in Bologna, sede del 3° reggimento fanteria corazzato.

La tecnica

Fu il primo carro armato progettato e realizzato in Italia con corazzatura più spessa dei mezzi coevi; con le sue 40 tonnellate fu il carro più pesante prodotto nella prima guerra mondiale. Si distingueva anche per la torretta girevole armata di cannone e per il vano motore separato dal vano equipaggio. Disponeva di un cannone 65/17 sulla torretta che ruotava a 360° e che, per l’ampio settore in elevazione, poteva essere usato per il tiro curvo come un obice. Era armato con sette mitragliatrici Fiat-Revelli da 6,5 mm, raffreddate ad acqua e disposte in modo che ogni settore era coperto da due mitragliatrici. L’equipaggio era composto da 10 militari. Il motore era un 6 cilindri verticali Fiat da 21.200 di cilindrata da 250 cavalli che spingeva il “bestione” a 7,5 kmh con una autonomia di 75 km (serbatoio da 600litri). Era in grado di superare pendenze del 40%, trincee di 3,5 metri, gradini di un metro e guadi fino a un metro di acqua. Nel 2020 ne fu realizzata una replica esatta (foto sotto) visitabile nel Museo delle Forze Armate a Montecchio Maggiore. 

Un ricordo di Mariano Sabbatini

Morì trentenne per una polmonite a seguito di una sudata per andare da Recanati ad Ancona in bici a visitare la Fiera della Pesca. Buono e gentile, lavorava nella bottega artigiana di suo padre e di nonno Giuseppe a Recanati, che per imparare a fare i birocci, da giovane, era dovuto emigrare in Argentina.

Giuseppe Sabbatini

26 maggio 2024

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