I sangiustesi venivano con spregio chiamati li justiziéri (i giustizieri) perché a Monte San Giusto, nei tempi andati, avvenivano le esecuzioni dei condannati a morte. Paese forse scelto dalle autorità ecclesiastiche in virtù del suo nome che poteva dare maggior senso giuridico e un più suggestivo avallo religioso alle sentenze capitali. Oltre che “giustizieri”, secondo un antico blasone popolare, gli abitanti di Monte San Giusto sono tutti “Vachèchi” (bachechi). In tempi lontani da “bacheca” si ricavò “Bacheco” per indicare, in senso figurativo, l’uomo dappoco che ama mettersi in mostra, appunto in bacheca. La voce dialettale vachècu è arcaica, perché si ode solo per ccimendà’ i sangiustesi, e non ha altro uso nel parlare corrente.
Negli anni ’20 e ’30 del 1900 la birra più venduta e più a buon mercato dalle nostre parti era quella prodotta a Villa San Filippo (frazione di Monte San Giusto) e denominata “San Giusto”. Ebbene, di tal birra si diceva, scherzando, che poteva far cambiare cittadinanza eccedendo nel berla: una sbronza presa con la birra “San Giusto”, infatti, non poteva che far diventare Vachècu.
Pertanto a Montolmo si raccomandava moderazione nelle bevute dicendo: “’bbada che ccambi cittadenanza, da cococció dovéndi vachècu!” (Attento che cambi cittadinanza e da cococcione diventi bachèco! ). Cococcione era l’epiteto che rappresentava i montolmesi i quali, quando erano ubriachi, diventavano bachechi, cambiando così in montesangiustesi, almeno nel linguaggio scherzoso popolare.
Claudio Principi
14 aprile 2024