Ricordata con il suo ultimo romanzo la scrittrice e poetessa maceratese Franca Petracci

A opera dell’Accademia dei Catenati e della Compagnia Teatrale CTR Calabresi Tema Riuniti il 5 dicembre 2023 si è voluta ricordare la figura di Franca Petracci, scrittrice e poeta di rilevanza nazionale, attraverso la lettura scenica del suo testo teatrale “Contessa cosa è la vita?” e una breve testimonianza di chi l’ha seguita nei suoi ultimi anni di vita. Ne è stato anche pretesto la presentazione di un suo romanzo inedito.

Nella sua tarda età dal cassetto più segreto di Franca Petracci esce fuori il suo terzo romanzo che si intitola: “Un diamante possibile nel fondo di un pozzo (con una chiosa di Pessoa che aggiunge, dove non si può scendere)”. Un romanzo epistolare ambientato tra gli anni quaranta  e sessanta (1942- 1963). La stesura dovrebbe essere avvenuta dopo il ‘63. Tratta di fede e di religione ma in maniera problematica, potremmo dire “vigile”, e comunque indagatoria, prendendo motivo dalla psicologia dei due personaggi protagonisti, un sacerdote e una suora. I sentimenti in campo sono la fede, la vocazione religiosa e, insorgente con tutta la complessità del caso, una simpatia che sfocia in amore da parte della donna.

Franca Petracci

Dunque un desiderio che vorrebbe essere unico ma resta diviso e distinto nell’animo dei due, senza speranza, impedito da un destino già deciso. Vissuto, oltretutto, in modo diverso dai due protagonisti. Mentre nell’animo femminile, della suora, è un amore delicatissimo ultra sensibile, intimistico, non rivelato, nel sacerdote viene ricambiato in termini più formali, di simpatia e di amicizia. Questi segue fedelmente la sua vocazione religiosa, pur non sottraendosi, grazie a sue indubbie capacità e fede, allo stimolo di una carriera ecclesiastica altolocata, diventando monsignore e poi porporato, sino a cardinale. In lei invece il rapporto è causa di turbamento e crisi profonda, tanto da causarle disturbi gravi sino alla malattia psichiatrica.

La conclusione è triste e drammatica, non priva di ambiguità: causa di riflessione postuma anche da parte del porporato, e dunque motivo di umana pietà e di pentimento. Un impianto narrativo molto complesso che l’autrice svolge con assoluta chiarezza e onestà intellettuale, come nel suo carattere. La pubblicazione del romanzo è stata motivo di incertezza da parte dell’autrice, forse anche per la scabrosità del soggetto. Lei, non esplicitandole chiaramente, ne ha affidate le sorti agli amici più vicini, caricandoli di una responsabilità sul deciderne o meno la stampa. Implicitamente questa responsabilità investe anche l’Accademia e la Compagnia teatrale, di cui Franca Petracci è stata socia attiva e appassionata.

L’autrice vi ha aggiunto una presentazione autografa (scriveva tutto a mano) in cui si esprime in questi termini: il titolo “Un diamante possibile nel fondo di un pozzo”, mutuato da un verso di Pessoa vuole rendere l’idea dominante del romanzo, e cioè l’intuizione di una felicità che dunque per essere intuita è possibile, ma che concretamente è inesistente, e non tanto per le situazioni avverse dell’esistenza o delle convenzioni sociali, quanto per l’infermità costitutiva della condizione umana per cui un diamante possibile è collocato sempre e comunque al di là di ogni possesso: in fondo al pozzo. Altro tema importante del romanzo è quello del mistero e dell’isolamento delle anime, fonte di ambiguità e di equivoco nella reciproca coscienza…”. Una dichiarazione che può essere interpretata come suo implicito desiderio di pubblicare lo scritto. Riguardo alla sua morte Franca ha lasciato detto alle persone a lei vicine di non rivelarla per cinque giorni almeno. Sembra seguire in questa sua ultima volontà ancora un pensiero di Pessoa, che scrive: “La morte è la curva della strada / morire è solo non essere visto. (Una sola moltitudine)”.

Lucio Del Gobbo

11 aprile 2024

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