Fondazione Carima apre a nuovi interventi su tutela ambientale e sviluppo sostenibile

La Fondazione Carima ha recentemente licenziato il Documento Programmatico Pluriennale 2024-2027, che definisce la cornice di riferimento dell’agire istituzionale dell’Ente per i prossimi quattro anni sulla base delle istanze che provengono dalla comunità di riferimento, nonché sui temi di particolare rilevanza per il territorio provinciale. Tra questi ultimi si sono prepotentemente affermate due questioni diventate ormai ineludibili e cruciali per il nostro futuro: la tutela ambientale e lo sviluppo sostenibile. Si tratta di argomenti che si trovano al centro dell’agenda europea e globale, cui la Fondazione Carima ha deciso di destinare maggiori attenzioni e risorse economiche nel quadriennio a venire.

Per dare conto di questa importante novità ha organizzato la tavola rotonda “Obiettivi di cambiamento”, che si è svolta nell’Auditorium San Francesco a Morrovalle, intesa come un momento di approfondimento e confronto con la propria base associativa, i rappresentati delle Istituzioni locali, i principali stakeholder e la collettività. Molte le autorità civili, militari e religiose presenti, tra le quali il Governatore della Regione Marche Francesco Acquaroli, il Presidente della Provincia di Macerata Sandro Parcaroli e numerosi Sindaci del maceratese. L’incontro ha visto la partecipazione del Senatore Guido Castelli, Commissario Straordinario riparazione e ricostruzione sisma 2016, del Professor Luca Mercalli, noto climatologo e divulgatore scientifico, di Silvio Barbero, Presidente del Comitato scientifico dell’Associazione Filiera Futura e Vicepresidente dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, del Professor Andrea Spaterna, Presidente del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, e di Yuri Basilicò, founder dell’Associazione Va’ Sentiero.

Il Presidente della Fondazione Carima Francesco Sabatucci Frisciotti Stendardi ha precisato in apertura: “Può sembrare un’ovvietà evidenziare come il territorio maceratese si caratterizzi per la peculiarità di spaziare in pochi chilometri dalla montagna al mare. Mi preme invece sottolinearlo poiché, legando questo aspetto ai temi della tavola rotonda, è importare focalizzare che l’intera provincia è fortemente interconnessa. Pertanto una ricostruzione sostenibile dell’area colpita dal sisma, che consenta il ricostituirsi delle comunità locali, rappresenta un vantaggio anche per la costa o, al contrario, il consumo del suolo e la mancata bonifica dei fiumi vanno ugualmente a scapito del litorale, solo per fare alcuni esempi. Penso sia fondamentale promuovere nella popolazione la consapevolezza che tali problematiche riguardano tutti, sebbene non sempre ci tocchino direttamente”.

I relatori hanno condiviso con il pubblico presente le proprie competenze ed esperienze allo scopo di stimolare la progettualità territoriale su queste tematiche e di individuare nuovi driver di crescita per la provincia di Macerata. Numerosi sono stati gli spunti di riflessione e le proposte concrete emersi, a partire da indicazioni pratiche da applicare nella vita quotidiana al fine di contribuire individualmente alla questione ambientale, per arrivare a linee di priorità e indirizzi operativi rivolti alla stessa Fondazione Carima e agli attori istituzionali. La pluralità di contenuti presentati ha consentito di restituire una panoramica piuttosto completa dei temi affrontati, rilevando la loro trasversalità e la necessità di non considerare l’azione ambientale una politica settoriale bensì un comune denominatore di tutte le politiche. Lo si è visto in relazione al clima, all’agricoltura, al turismo e altresì a un ambito specifico del territorio maceratese, che è quello della ricostruzione post-sisma.

Guido Castelli ha dichiarato che l’obiettivo ultimo della ricostruzione è riportare la gente nell’entroterra e per farlo è necessario presidiare le aree interne, perché crisi demografica e crisi climatica sono facce della stessa medaglia. Bisogna disegnare un Appennino contemporaneo, orgoglioso delle proprie radici ma che non disdegni la contemporaneità. Le Fondazioni hanno il grande merito di attivare quelle energie che devono essere protagoniste in questo sforzo, perseguono obiettivi pubblici con risorse provate.

Luca Mercalli ha spiegato come nel riscaldamento globale, che sta provocando fenomeni estremi, ci sia lo stimolo a spostarsi nelle aree interne favorendone la ripopolazione. Ci sono tantissime zone di pregio in Italia che stanno cadendo a pezzi, non solo l’area colpita dal sisma. Bisogna ricostruire in modo antisismico e con attenzione al risparmio energetico. Va promosso quel modello di sostenibilità che la montagna ha insito nel proprio dna. Negli anni del cambiamento climatico c’è dunque un futuro per la montagna e le aree interne del nostro Paese. Per quanto riguarda nello specifico le Fondazioni di origine bancaria, oggi la sostenibilità può diventare un criterio chiave per valutare la finanziabilità di finanziare progetti.

Silvio Barbero ha affermato che la transizione ecologica è un’impellente necessità di dare risposta alla crisi climatica in atto. Il ruolo dell’alimentazione in tutto ciò è fondamentale, poiché il 34% della produzione di CO2 è generato dai processi di produzione e distribuzione di cibo. Il modello alimentare attuale va rivoluzionato. La direzione è quella della sostenibilità e il cambiamento di paradigma è l’integrazione dei saperi. La produzione industriale di tipo intensivo ha infatti distrutto la biodiversità e ha provocato una perdita drammatica di fertilità di terreno. Non è più un modello sostenibile. Bisogna far sì che si ricostruiscano filiere produttive a partire dai saperi tradizionali e nel contempo vanno usate le tecnologie, che siano però sistemiche e partano dal rispetto della tradizione. Inoltre è necessario recuperare il ruolo delle comunità locali, che devono tornare a contare. Serve insomma una operazione culturale.

Yuri Basilicò ha raccontato come, durante il viaggio di “Va’ Sentiero” lungo il Sentiero Italia durato complessi   vamente tre anni, il team ha incontrato un’Italia estranea dai grandi circuiti, con un patrimonio enorme ma dove spesso si respira un forte senso di marginalità. All’inizio questa avventura è nata come una  fuga  dalla  società, in cui i membri dell’associazione non si ritrovavano a pieno, attraverso la realizzazione di un progetto sociale che era quello di documentare le aree interne. A posteriori si sono resi conto come le comunità che abitano le cosiddette “terre alte” sono fondamentali per tutti noi e vanno assolutamente sostenute nel loro sforzo di restare. In tal senso il ruolo delle Fondazioni di origine bancaria può essere determinante per dare voce e sostegno a queste comunità che fanno fatica ad emergere.

Gianni Fermanelli, Segretario Generale della Fondazione Carima, ha tirato le somme dell’incontro ponendo l’accento su un altro aspetto legato alla sostenibilità, che è peculiare delle Fondazioni di origini bancaria, ovvero il concetto di finanza sostenibile, vale a dire tenere conto nelle decisioni di investimento del patrimonio dei cosiddetti fattori ESG. La sigla – che letteralmente corrisponde a Enviromental (ambientale), Social (sociale) e Governance (governo societario) – rimanda al fatto che le realtà cui le Fondazioni indirizzano il proprio capitale rispettino l’ambiente, siano attente all’inclusione e al benessere dei lavoratori e attuino una gestione basata su principi etici. Gli organi volitivi della Fondazione Carima sono stati lungimiranti da questo punto di vista, difatti il 90% del suo patrimonio risulta già impegnato in investimenti sostenibili. Citando Winston Churchill, Fermanelli ha concluso dicendo: “Non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare”.

Parlare di tutela ambientale e di sviluppo sostenibile significa quindi, in primo luogo, promuovere una trasformazione culturale profonda sia nei cittadini che nelle Istituzioni e, in secondo luogo, passare dalla teoria alla pratica attuando buone azioni, a tutti i livelli e a 360 gradi, che riducano il nostro impatto sull’ambiente. Come hanno testimoniato i relatori intervenuti, ciascuno di noi può e deve fare la propria parte assumendo scelte e adottando comportamenti ecologici ed etici nella quotidianità. La Fondazione Carima dunque, ponendosi in linea con gli obiettivi condivisi dalla comunità internazionale, si affaccia al 2024 pronta ad affrontare questa nuova sfida per costruire un futuro sostenibile per il territorio maceratese. La serata si è conclusa con un momento conviviale che è stato curato da TUTTOINCLUSO, l’impresa sociale di ANFFAS Macerata che impiega ragazzi diversamente abili.

28 marzo 2024

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