Avevo sempre creduto che le tribolazioni con il cellulare avrebbero avuto fine con l’ormai vetusta applicazione del blututte di buona memoria. Errore! Gravissimo errore! Non avevo ancora fatto la prova con gli aggiornamenti. Aggiornamenti di che? Il termine di per sé farebbe intendere una cosa buona, rivolta a migliorare ogni già strabiliante prestazione di quel apparecchio che ben conosciamo, capace di spedire il possessore in the world; un modo nuovo di operare in tantissime esigenze della vita. E invece no.
Perché l’aggiornamento mediatico è quella cosa che, quando l’operazione viene eseguita in rete direttamente dal gestore, finisci talvolta addirittura privato di ogni segnale; con irreparabile perdita di messaggi e immagini. Non funziona più niente e neppure l’indicazione dell’ora tanto che, in mancanza di qualche vecchio orologio (se ancora non l’hai buttato), per orientarti saresti costretto a osservare il sorgere e l’andare del sole.
Con tanti ringraziamenti al cervellone che, credendo di far meglio alla ricerca di nuove funzioni e di nuovi proseliti da irreggimentare, finisce solo per danneggiare il povero cristiano che vorrebbe almeno telefonare. Così se non cambi ogni tanto il tuo cellulare succede che presto lo devi buttare. È questo il progresso? Non so che pensare; ma intanto proseguo telefonini a comprare.
Giuseppe Sabbatini
20 febbraio 2024