In punta di penna, una ricerca di Eno Santecchia: chi ha scritto su e da Caldarola (2)

Al Barlesi hanno attinto tutti coloro che in epoca successiva si sono dedicati allo studio delle vicende riguardanti Caldarola, anche se egli non appare come uno storico in senso pieno, perché non si produce in un’analisi critica di quanto viene via via narrando, né si cura più di tanto dell’esattezza dei fatti e dei documenti registrati, ponendosi in qualche modo sulla scia degli eruditi del XVII e XVIII secolo, in quanto si prodiga nella raccolta di testimonianze e di notizie presso archivi pubblici e privati ricercando ciò che può essere utile al suo scopo. Come ebbe a scrivere anni fa Angelo Antonio Bittarelli, il Barlesi era nato forse più per le lettere che per la storia; infatti, raggiunge livelli di grande vivacità narrativa quando racconta le vicende del Vanni e parla di fatti di cui è stato testimone oculare, parteggiando apertamente per un personaggio di cui a Caldarola si è quasi persa la memoria”. Un opuscolo è “La Madonna del Monte in Caldarola. Pittura in tavola di Lorenzo Severinate descritta dal conte Severino Servanzi Collio cavaliere gerosolimitano” stampato dalla tipografia di Alessandro Mancini a Macerata nel 1860.

Tra i primi volumi esaminati c’è: “Caldarola e i suoi anni: ritagli storici” opera di Giuseppe Caramelli, stampato dalla tipografia succ. Borgarelli di Camerino. Secondo il Ciccotti scrisse il volumetto come per presentarsi, in quanto ambiva fare il segretario comunale a Caldarola. Del Caramelli il professor Cicconi mi ha scritto: “Giuseppe Caramelli, segretario comunale di Cessapalombo, scrive e pubblica nel 1881 un ampio volumetto intitolato “Caldarola ed i suoi anni: ritagli storici”. Anche in questo caso, come peraltro avviene per il Barlesi, il testo merita di essere letto e consultato. Risulta suddiviso in XV capitoletti e contiene un’appendice di “note e documenti” che rendono il lavoro più moderno, più organico e più vicino ai nostri giorni. Per entrambi gli autori, come è prassi valida in ogni tempo, è necessario ogni volta confrontare e verificare quanto hanno scritto e le fonti alle quali essi hanno attinto, e apprezzarne comunque l’opera, verso la quale restiamo in ogni caso debitori”. Giovanni Libani, un insegnante di Caldarola, scrisse “Memorie storiche degli insigni pittori caldarolesi” (1882) stampato da Natalucci a Civitanova Marche. Quel volumetto fu ristampato dalle scuole medie locali nel Novecento.

Nel 1903 giunse l’energia elettrica a Caldarola e fu stampato il numero unico“La luce elettrica a Caldarola”, probabilmente a cura dell’azienda che costruì la rete nel centro storico. L’arciprete Giuseppe M. Piersanti, quando lasciò il servizio presso la chiesa di San Gregorio, scrisse l’opuscolo “Elogio di San Gregorio Pr. M.” stampato nel 1911 dalla tipografia Luigi Romagnoli di Castelplanio. Ad aprile 1914, stampato dalla tipografia Filelfo di Tolentino, uscì il libretto di Lorenzo Marchetti: “Impianti idro-elettrici della ditta Celso Grifi & Comp. di Caldarola (Marche)”, descriveva la centrale elettrica del Molinaccio sul Fiastrone, gestita dalla famiglia Grifi, che alimentava Caldarola, San Ginesio, Cessapalombo, Camporotondo di Fiastrone e Sarnano e forse qualche altro Comune limitrofo. L’ingegnere caldarolese Giovanni Maravaglia vinse un bando di concorso per costruire una centrale elettrica a Norcia che poi gestì. Esiste un diario scritto a penna e in seguito trascritto dal titolo “La centrale elettrica di Norcia. Dal 1898 al 1926 – Memorie”.

Fu pubblicato postumo nel 1934 il volumetto “Il castello Pallotta in Caldarola del conte Desiderio Pallotta”. Nel 1928 erano state inaugurate delle grandi epigrafi (quasi illeggibili) alla base della torre della Vittoria, a pochi metri dalla porta Camerte. Una riguarda la vittoria nella grande guerra, l’altra la famiglia Pallotta. Don Ferdinando Feliziani, di Croce, ha scritto un libricino sul beato Francesco Piani da Caldarola, stampato nel 1934 dalla tipografia Savini-Mercuri di Camerino. Padre Giuseppe Stacchiotti Ofm ha scritto, nel 1937, “Vita del beato Francesco da Caldarola. Morto in Colfano nel 1507” stampato dalla tipografia Filelfo di   Tolentino. Nell’ottobre 1945 uscì il numero unico “L’Aquilone” in occasione dell’inaugurazione dell’oratorio “Cristo Re”, posto a lato della chiesa di S. Gregorio. “Cenni storici sul castello Pallotta di Caldarola” (1970) fu scritto dal conte Paride Guglielmo Pallotta dalla Torre del Parco in onore del figlio Giammario, scomparso precocemente. All’inizio degli anni 70 i coniugi prof. ri Arnaldo Mazzanti e la moglie Anna Cerutti di Grossetto, entrambi storici dell’arte, soggiornanti in estate a Pievefavera, fecero dei ritrovamenti di frammenti archeologici sulla riva destra del lago di Caccamo (detto anche di Pievefavera). Man mano che faceva nuovi rinvenimenti, Mazzanti li descriveva con articoli su “L’Appennino Camerte”. Uscirono diversi articoli, mentre era direttore don Antonio Bittarelli.    continua

Eno Santecchia

14 febbraio 2023

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