Come si dice..? Ah, sì: “Ce la danno a bere”. Ma cosa ci danno a bere? Dunque… andiamo al supermercato per la spesa. Arrivati al reparto “vino” cominciamo a guardare e notiamo un vino nuovo in bottiglia, a buon prezzo: proviamolo. Sulla etichetta un nome solare, di buon auspicio, e la scritta vino bianco; ci sono anche il vino rosso e il vino rosato ma scegliamo il bianco.
Poco oltre vini in cartone con un bel grappolo d’uva stampato sopra e la scritta vino bianco. Notate che insistiamo sulla scritta “vino”. Anche questo è a buon prezzo e lo prendiamo per usarlo in cucina, per insaporire i cibi in cottura. È ora di pranzo, o di cena… fate voi a votre plaisir. Apribottiglie a vite ergonomico e voilà… il vino è servito.
Il sapore è ambiguo ma al naso sale, per un breve attimo, un odore strano, come di trementina. È solo un attimo, svanisce subito ma la mano afferra la bottiglia e gli occhi vanno a leggere l’etichetta. La rileggiamo. Niente uva. Questa parola non c’è, tantomeno la provenienza dell’uva o il tipo della stessa, manca anche l’immagine di un grappolo d’uva. Prendiamo anche il contenitore cartonato. Qui campeggia sul davanti un bel grappolo di uva ma sul retro… pure qui niente uva, né zona di origine delle viti, né il nome del vitigno. Eppure sulle etichette c’è scritto “vino”! Ma se manca l’uva… con che è stato fatto questo “vino”? Cosa ci danno a bere? Ce lo dice l’Europa di fare questi strani miscugli? Un tempo si diceva: “È fatto con le cartine”. Pure oggi?
Naturalmente abbiamo versato tutto nel cesso e tirato lo sciacquone. Di scorta abbiamo un’altra bottiglia (speriamo di “vino”) e la sottoponiamo a un’attenta visita ispettiva… Area Sicilia; uva Grillo 100%; integralmente prodotto in Italia. Questo è certificato come vino! Fatto inquietante è che sull’etichetta dei due vini “sospetti di non essere tali” c’è l’immagine di una donna incinta attraversata da un segno trasversale, a voler dire: la donna incinta non lo deve bere, vietato per lei!
Siamo andati a cercare la normativa per l’etichettatura, che recita quanto ci dovrebbe essere scritto: “Nome del vino/alcolico, dati di base: annata, vol. %, vitigno, quantità di riempimento, informazioni nutrizionali (100 ml contengono in media), elenco degli ingredienti e degli allergeni, informazioni sulla sostenibilità (se disponibili) e informazioni sul consumo responsabile. In Italia devono essere riportate anche le informazioni sul riciclaggio degli imballaggi”. Siamo stupiti e pure un po’ straniti perché sull’etichettatura di quei due “vini” nulla riguardo all’uva c’è scritto : “Ma… cosa ci danno a bere?”
Fernando Pallocchini
18 gennaio 2024