“Il Boschetto Ricci”, libro scritto da Lidia Appignanesi con il contributo delle sorelle

Troppo impegnati a mandare avanti il nostro mensile “La rucola” e il sito internet corrispondente, non prendiamo parte a incontri pubblici, con rare eccezioni e la presentazione del libro “Il Boschetto Ricci” è stata una di queste, non solo ma… abbiamo esagerato partecipando a due incontri, a Macerata e a Sforzacosta. Tutta colpa dell’autrice! Già, perché Lidia Appignanesi è abbonata a “La rucola” da moltissimi anni e alla sua gentile richiesta non potevamo dire di no. È stato divertente e istruttivo. In entrambi i casi saletta piena di persone attente (a onor del vero gl’incontri sono stati tre, uno alla Mozzi Borgetti e due a Sforzacosta, il “luogo” del Boschetto Ricci, ospitati nella sede dell’Associazione “L’Amico è”, qui alternati con la collega Tiziana Tiberi).

Il libro è un bel tomo di oltre 300 pagine, un mix tra storia e ricordi familiari di chi nella villa è vissuto. Va dato atto al gran lavoro di ricerca svolto da Lidia per ricostruire le storie dei personaggi, compresa la genealogia dei Ricci a partire dal 1584 fino al marchese Teodoro Ciccolini, ultimo proprietario della tenuta del Boschetto Ricci. Personaggio avvolto nel mistero, il marchese Teodoro, vittima di una damnatio memoriae da egli stesso voluta, avendo dato ordine, alla sua morte, di distruggere tutto ciò che lo ha riguardato, dagli scritti fino agli indumenti.

Però… i ricordi di coloro che lo hanno conosciuto lo ha riportato in vita e ne è risultata una persona di spessore, dall’apertura mentale molto avanti rispetto al proprio tempo, dotata di umanità e rispetto verso i contadini che hanno lavorato per lui. Certo, rompere con le secolari tradizioni della nobiltà che gestiva vastissime proprietà terriere lo ha reso, se non inviso, quantomeno guardato con sospetto dai suoi pari…. prova ne sia che avrebbe voluto lasciare in eredità le sue terre ai contadini che le avevano coltivate ma non gli fu reso possibile.

Lasciò comunque il suo testamento spirituale a Padre Giuseppe Nardi, prima di morire: “…dica ai miei contadini: che siano onesti, amanti del lavoro e della terra, che rispettino la religione, che si amino e si aiutino tra di loro in modo da formare una vera famiglia, che siano uniti per il bene dell’azienda, che lavorino per il bene della Patria perché lavorando per il bene della Patria lavoreranno per il bene di tutti. Dica queste cose ai miei contadini in chiesa, prima che la mia bara sia calata nella tomba in modo che la mia tomba rimanga per loro un ricordo”. A contorno di questa figura ci sono le figure femminili, c’è Massimo D’Azeglio, ci sono due personaggi tipici della nostra campagna, due vergari: “Luisciò” e “il vecchio di Taccari” entrambi inquietanti dietro i loro baffoni, anche se era la piccola Gilda a guidare l’andamento della casa e… delle persone, in pratica la “vergara”. Per merito della illuminata filantropia del marchese anche Macerata ne ebbe a beneficiare, con la istituzione dell’Asilo Ricci, per istruzione e benessere dei bambini.

Ma il Boschetto Ricci non è solo “personaggi”, è anche territorio con tutte le sue particolarità. C’è la collina dei misteri… della quale si racconta che nasconda un tesoro, ci sono il bosco, il laghetto, i campi, le case coloniche… insomma c’è la natura di un luogo incantato. E c’è la scuderia. Il marchese amava i cavalli, li addestrava e naturalmente aveva il suo preferito, uno stallone nero come la pece, un purosangue di nome Bobice… “Tutti i maceratesi ammiravano Ciccolini che, la domenica mattina, dopo aver assistito alla Messa al Duomo, in sella al suo splendido destriero percorreva l’intero tracciato dell’attuale corso della Repubblica facendolo incedere sulle sole zampe posteriori mentre le anteriori fluttuavano in aria. Gli zoccoli che battevano sulle pietre del selciato gettavano scintille!” Che storie, quelle narrate dalle voci recitanti di Lucia, di Agnese e di Massimo. Tutte da leggere.

Fernando Pallocchini

27 dicembre 2023

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