Con trombe e tamburi e pifferi il Centro Studi Storici Maceratesi insiste a sostenere la tesi bismarckiana dell’Aquisgrana a Bad Aachen in Germania. Parlano di una quantità di documenti che lo proverebbero scegliendo solo quelli che fanno comodo al loro gioco, pur dichiarando metodi “scientifici”. Siccome sono scienza i fenomeni fisici e non i dogmi storici, a prescindere dal fatto che gli imperatori dovevano girare tutto il loro impero per firmare i diplomi dei privilegi a nobili e monasteri in tutto il territorio, Germania inclusa, se io seleziono solo i documenti tedeschi poi posso dire cosa voglio. Ma la fisica e in questo caso i terremoti documentati (la sismologia è la scienza che se ne occupa) se proprio non si è ciechi e smemorati direbbero che, a parte qualche errore architettonico di don Carnevale, la Francia e Aquisgrana erano in val di Chienti, stando ai non farloccabili terremoti storici.
Se la storia si deve leggere sui documenti allora questi si devono leggere tutti e non solo quelli che fanno comodo. A esempio i documenti che parlano di terremoti al tempo di Carlomagno. Uno di questi è riportato negli Annales Laurissenses Maiores documenti conservati e trascritti in Germania. Di un terribile terremoto avvenuto nell’801 il testo dice: È decisamente evidente che stando al testo che è stato trascritto dagli storici tedeschi dell’800 del quale l’originale è inaccessibile, siano avvenuti tre terremoti uno a Spoleto che fa danni a Roma e guardacaso anche in Francia (che con tale nome non esiste ancora dove è oggi) ed in Germania. Se non si è né sismologi né progettisti di edifici, la cosa può andar bene, ma, guardacaso, uno storico di Spoleto, Giò Battista Petrucci, si picca di descrivere lo stesso terremoto nello stesso momento e lo pubblica.
Quindi il nostro storico che non ha alcun interesse a sostenere don Giovanni Carnevale (ed anche timidamente cosa scrivo io) descrive un sisma che ha le giuste considerazioni per l’irraggiamento nel territorio, interessa due edifici di notevole importanza storica ed è assolutamente credibile come sisma, perché da Spoleto a Roma la distanza è la stessa che da Spoleto all’Aquisgrana in Val di Chienti e tutti sanno che il terremoto si irraggia grossomodo per cerchi concentrici e non corre da Spoleto alla Germania come una palla in un biliardo poi fa sponda e va in Francia; questo lo può scrivere Tolkien nel mondo degli Hobbit, non uno storico serio e neppure uno sismologo.
Ma un solo terremoto non basta a chiarire la questione: alla libreria Vaticana e anche sugli Annales Laurissenses è riportato un terremoto ad Aquisgrana nell’829. Il testo di una pergamena della Libreria Vaticana rubricato al n° 905 attribuito ad Ademaro (copia del sec XII-XIII circa) recita: “Ante pascha vero quatuor diebus; aquis tremoris factus est noctem et ventus vehemens ortus qui basilicam magnam dei genitricis quam vocant capellam karoli totam denudavit de plumbeis tabulis quibus cooperta erat et ommnis in circuitu domos subuercit. Lo stesso terremoto è annotato negli Annales Laurissenses editi in Germania e dice:
In questa trascrizione sono scomparse le parole Capellam Karoli, fatto ricorrente delle imprecisioni dei trascrittori, ma la sostanza del fenomeno è chiara e precisa interessa una BASILICA e non una Cappella Palatina che nessun documento originale ha mai citato come tale.
Adesso facciamo un’analisi davvero “scientifica” del sisma, dimenticando i documenti.
I terremoti sono fenomeni fisici e non avvenimenti delle cronache storiche, che procurano (lo sappiamo bene) danni agli edifici e purtroppo anche decessi. La legislazione europea ha normato le caratteristiche che gli edifici devono avere per sopportare le sollecitazioni dei terremoti, sollecitazioni misurate scientificamente con i sismografi e computate in modo tale da rendere oggettiva cioè sicura ed eguale per tutti gli edifici la resistenza definita a calcolo ai terremoti. Ovviamente ogni territorio ha un suo grado di rischio sismico differente e le normative ne tengono conto per sicurezza e per non strafare dove non è necessario visto che l’antisismicità costa parecchio. Riporto da questa normativa Europea il valore dell’accelerazione sismica da considerare nel calcolo delle strutture civili
Bad Aachen ——accel 2,5 metri sec. quadrato, ciclicità del fenomeno 475 anni
Val di Chienti—-accel 5,3 metri sec. quadrato, ciclicità 29 anni.
L’accelerazione è un fenomeno ad andamento quadratico quindi più aumenta il valore e molto più forte è l’effetto. La ciclicità esprime l’intervallo di tempo statistico fra un terremoto e quello successivo (inteso come tutto il treno di scosse conseguenti al fenomeno, non una singola botta)
Abbiamo una ineccepibile documentazione di due terremoti storici ben documentati ad Aquisgrana, a distanza di 28 anni quindi perfettamente allineati con la sismicità definita dalle normative europee di sicurezza e un esempio lampante di come un documento storico scritto su carta si possa alterare o interpretare anche in spregio alle caratteristiche sismiche dell’Europa, come hanno fatto gli storiografi ottocenteschi M.G.H. Ma siccome la fisica e purtroppo le faglie non si possono farloccare nelle loro manifestazioni, aldilà di una diatriba da bar fra tifosi di due squadre di calcio, che è il maggior esempio di opinionismo e non di scienza, come mi sembra stia avvenendo ora, se vogliamo parlare appunto di metodo e di scienza mi aspetterei una risposta a questa domanda: sono gli storici che farloccano i documenti di carta pro domo sua o sono le normative Europee di sicurezza che hanno scambiato Aachen con la Val di Chienti, visto che la ciclicità del terremoto storico che si vorrebbe ad Aachen rispetta le norme europee per la val di Chienti, purtroppo anche negli effetti disastrosi del terremoto?
Oppure, mi affiora il dubbio che non essendo uno storico “professionista” non so capire che il signor Giò Battista Petrucci era un bugiardo sostenitore ante litteram dell’Aquisgrana in val di Chienti di don Carnevale e mia?
Medardo Arduino
21 novembre 2023