Giovanni figlio di Pietro di Bernardone de’ Moriconi è noto come San Francesco. Oggi che conosciamo il suo vero nome, è ormai accettato -anche se non accertato- e riportato nei siti istituzionali, religiosi, turistici che sia stato soprannominato “Francesco” non perché il padre commerciava “in francia”, ma perché la madre era “francese”: Madonna Pica, o meglio Jovana/Joanna/Giovanna Pica di Bourlemont.
Come già da altri sostenuto, la francesità del nome o appellativo “Pica” vacilla un po’; sarà sinonimo di “piccola” come sostiene il professore Giovanni Rocchi, oppure semplicemente significa “la Picena” o qualcosa di simile, indicativo dell’etnia di origine? Ma parliamo anche di Bourlemont… l’unica fonte nota che menziona Bourlemont, interpretato come una località dell’attuale Francia, è un commentario scritto nel 1600 da padre Claudio Frassen del gran convento dell’osservanza di Parigi, dottore di Sorbona, il quale narra che Pica apparteneva alla nobile famiglia Bourlemont di Provenza, sposata a Pietro che si era recato in Francia per affari.
Ma in vari testi da noi consultati si criticano tutti gli studiosi che nel tempo presero per buona questa teoria, per esempio il teologo Padre Stanislao Melchiorri nel 1856 scrive: “Lessi la storia voluminosa scritta in francese delle principali famiglie di quel regno, così pure lessi l’altra opera dei dotti Maurini Claudio di Vico e di Giuseppe Vaisset, ma in esse non si fa menzione di quella famiglia”. Michele Faloci Pulignani nel 1885 scrisse invece su “Archivio storico per le Marche e l’Umbria”: “Lo Cherancè a occhi chiusi asserisce che la madre Pica fosse dei conti di Bourlemont di Provenza, come scrisse il Frasse, e come sulla sua fede accettò il Papini, e forse il Cristofani. Orbene, giustamente fa qui osservare il Bonghi che se la Pica fu veramente dei conti di Bourlemont, e se è vero che nell’archivio domestico di quei signori si conserva il contratto nuziale fra lei e Pietro Bernardone, sarebbe bene che questo scritto si pubblicasse. Desiderio giustissimo, perché questo documento sulla genealogia di san Francesco ancora così incerta, recherebbe moltissima luce, e farebbe scomparire molti dubbi e molti errori che vi sono”. Il Papini citato, sulla sua “Storia di San Francesco di Assisi” del 1825, scriveva infatti: il nome della madre fu Pica della nobil casa Bourlemont in Provenza, nel cui archivio conservavasi tuttora il contratto sposareccio nel 1703, per testimonianza del Padre Claudio Frassen maestro Sarbonico nel comento sopra la Regola del Terz’Ordine”.
Qui da una nota leggiamo che il nome Pica viene confermato da un documento notarile conservato nell’Archivio storico di Assisi nel quale i figli di Angelo, fratello di San Francesco, sottoscrivono un contratto di divisione di beni nel 1253. Continuando su questo tono, il 6/11/1926 sul quotidiano Il Mattino di Napoli venne pubblicato un interessante articolo di cui si trascrive uno stralcio: “Ha dell’incredibile ma è un fatto che nessuno fino ad ora ha saputo dire con precisione dove sia nata la madre di San Francesco. Chi la fa discendente dalla nobile famiglia dei Bourlemont, e la dice provenzale, si troverebbe di fronte a difficoltà non facili a risolversi. Secondo il Lemmonier i Bourlemont non esistevano ai tempi di Madonna Pica, essendo questa famiglia degli Anglusìres des Stoges; dal quale nel 1468 è stata formata la nuova linea dei Bourlemont. La casa degli Anglures appartiene alla Champagne, quella dei Bourlemont alla Lorena; né la prima né la seconda linea si è in seguito stabilita in Provenza”.
Quindi, Madonna Giovanna Pica di Bourlemont, di dove potrebbe più verosimilmente essere nativa? Secondo il professor Giovanni Rocchi, per assonanza del toponimo, la collocherebbe a Belmonte Piceno, non è chiaro per quale altro indizio. Ma che sia stata francese rimane un assioma, ma c’è da vedere di quale “Francia”… siamo d’accordo con l’architetto Medardo Arduino e l’arch. Giuseppe Gentili, con il contributo del prof. Rocchi, che già nel titolo del loro volumetto “San Francesco d’Assisi era di famiglia picena?” hanno manifestato la loro opinione, ebbene sì, Pica sicuramente di etnia franco-picena, ma nativa umbra: la Francesizzazione non di Belmonte, ma di Monte Burella, un monte vicino Nocera Umbra ai cui piedi esisteva una mansio, una stazione di posta lungo l’antica Flaminia, in una zona quindi con intensi traffici sia via terra che via fiume. È possibile che nei pressi della mansio ci fossero anche altre costruzioni. Non stupirebbe quindi che a qualche grande fiera, magari nelle vicine Fiuminata, Noceria o Prolaqueum, Pica avesse conosciuto il ricco mercante Pietro Bernardone, proveniente da Assisi che sta a un tiro di schioppo da Monte Burella. Tutto avrebbe un senso.
Se la storia tramanda che la famiglia di Pietro di Bernardone lo dà residente ad Assisi ma nobile di torre e corte in Lucca, perché non dovrebbe essere vero? Perché porlo addirittura a Monsampietro Morico? Solo per la similitudine con il toponimo? Rami di famiglie Moriconi sono note a Todi, Napoli, Sigillo di Foligno, Tolentino. Il problema resta Pica, e forse qualche indizio è sulla pergamena citata ma non mostrata da Padre Claudio Frassen, il contratto di matrimonio fra Pica e Pietro. Documento scomodo? Ricordiamo che morto Giovanni-Francesco, tutte le sue immagini furono distrutte e rifatte, la biografia e l’agiografia riscritte, secondo indicazioni del papa per costruire ex novo l’immagine del nuovo Santo. Indubbiamente figura di grande fascino e carisma, che a 799 anni dalla morte trasmette ancora il suo messaggio e fa ancora scrivere e discutere di sé, ma al di là dell’aspetto mistico, da punto di vista storico-politico su San Francesco c’è sicuramente ancora molto da riscoprire.
Simonetta Borgiani
4 ottobre 2023