A proposito del motto popolare… “La zucca resàna, la zucca refrésca, un górbu a la zucca e a cchj la smenèstra! (La zucca risana, la zucca rinfresca, un accidente alla zucca e chi la somministra)” si può qui ricordare un famoso contestatore di questo ortaggio, un fabbro di Morrovalle chiamato Strapè (al secolo Augusto Romagnoli, classe 1887) che per un certo periodo fece anche il venditore ambulante.
Fu personaggio popolarissimo perché dotato di comicità naturale, resa plateale dalla sua ragguardevole stazza: pesava infatti non meno di 120 chili. Inoltre era un pilurùsciu, cioè dotato di capelli e peli vistosamente rossi. Ebbene, questo Strapè, anche nelle giornate più calde dell’estate, ogniqualvolta la moglie gli serviva a tavola la esecrata zucca, dal momento che questa giustappunto refrésca, usciva di casa con indosso la pesante mandèlla, l’usuale tabarro invernale di allora e così ricoperto e ingrugnato se ne andava in giro per il paese.
Si ricorda anche che Strapè, di qualsiasi persona saccente e supponente, usava dire per dispregio: “Adè più saputu de ‘na zucca scunnìta (È più saputo/saccente di una zucca scondita)”. Va detto però che circa la zucca circolava anche l’adagio popolare: “Dìmme tre ‘òte zucca e ddovèndo carne (Dimmi tre volte zucca e divento carne)”. Nel senso che l’insipida zucca, se ben preparata con qualcosa di sostanzioso e indicato, può diventare appetibilissima e qui basterà ricordare le frittate, i gratinati con salcicce, o i soffritti con formaggio basati sulla zucca. E non parliamo dei fiori di zucca fritti che mai hanno avuto contestatori! Da ricordare anche, giacché ci siamo, che secondo una proverbiale asserzione “La zucca ha da passà’ sette mari prima de gnacciàsse (La zucca deve passare sette mari prima di raffreddarsi)”. In effetti, dopo cotta, la zucca tarda molto a raffreddarsi e fa spazientire non poco; così è ancora più antipatica.
Claudio Principi
8 agosto 2023