Sono stato un appassionato di ciclismo. Da piccolo in campagna sentivo parlare di Coppi e Bartali come fossero eroi omerici. Poi ho praticato questo sport per sei anni, dai 18 ai 23. Però ero di quelli che… “l’importante è partecipare”.
Con Gino Bartali ci ho parlato a tu per tu due volte. Fausto Coppi è morto troppo presto per poterlo incontrare, vittima di malasanità. Una volta di questo sport se ne parlava più del calcio. Credo di aver capito che era uno sport individuale. Oggi, 12 maggio, mi sono guardato la tappa del Giro d’Italia con arrivo a Campo Imperatore, sotto il Gran Sasso. Sarà la terza età, sarà l’abbacchiamento post-prandiale, più che altro ho dormito. Ma mi sorge spontanea una domanda: “Sarà la noia?” Ma come si fa a stare tre ore, dopo la promessa di una grande tappa che entrerà nella storia, a guardare un gruppone di smilzi ragazzoni che si guardano senza nessuna voglia di arrivare prima degli altri? Che sta succedendo a questo sport? Per me si è snaturato. Era individuale ed è diventato uno sport di squadra. Non vince il più forte, vince il più organizzato, quello che ha la squadra più forte. Si può accettare che nello sport qualche volta vinca il più furbo, ma che vinca il più organizzato non si riesce a mandar giù. Almeno da parte mia.
Qualcuno dirà che questo è il ciclismo moderno, ma poi non lamentatevi se lo seguiranno soltanto i parenti dei partecipanti. Io avrei in testa una soluzione: eliminare le squadre. Ogni ciclista uno sponsor. Chi paga di più si prende i migliori. Senza il gioco di squadra lo spettacolo sarebbe assicurato. Non starebbero per chilometri e chilometri a guardarsi sulla faccia, a limare per tutta la corsa. Tanti sport si sono evoluti cambiando i regolamenti, avendo lo scopo di migliorare l’intrattenimento, di aumentare l’interesse. È ora che succeda anche nel ciclismo. Oppure ci accontentiamo di un sport diverso, di vedere chi resta in sella e non si massacra all’ultimo chilometro.
Credo di aver ragione: me ne ha dato la certezza tal Fabretti, giornalista della RAI, che trasmetteva da Campo Imperatore. Ha detto testualmente in chiusura di trasmissione: “Da qui è tutto, vi restituisco la linea dalla vetta del Terminillo”. Immagino la contentezza di quelli che, in Abruzzo, hanno tirato fuori la grana per far concludere la tappa sotto il Gran Sasso. Ma è da capire: è stato il lapsus dell’annoiato!
Aggiornamento del 19 maggio 2023 – Oggi il tappone di Crans – Montana si è trasformato in tappina, per un’allerta meteo inesistente. Andate a laurà!
Enzo Mancini
1 agosto 2023