Elcito “Luogo del silenzio” ma ancor più dovrebbe essere luogo di pace e meditazione

Nello skyline di Elcito c’è un elemento ormai divenuto caratteristico: è il rudere della casa di Nazzareno Mosconi, ridotta così perché il 4 o 5 maggio 1944 fu bersaglio dei tiri di artiglieria delle truppe naziste. Scrive lo storico Raoul Paciaroni nel suo recente lavoro “Elcito 1944. Tre cadaveri non identificati” che l’abitazione fu fra le prime ad essere colpite e quella per la quale, nel 1946, fu presentata la prima istanza per il rimborso dei danni di guerra, a seguito della quale non venne però mai più ricostruita.

Elcito fu uno dei pochi contesti edificati del comune settempedano ad avere avuto danni rilevanti ai fabbricati a causa della II Guerra Mondiale. Altrove, e in particolare nel capoluogo, non si sono infatti registrate gravi distruzioni ed è per questo il vescovo Longinotti, che nel 1942 aveva messo la città sotto la protezione del patrono Severino, a questi come ex voto innalzò e fece decorare la cappella nell’antica cattedrale del Castello. Solo alcuni ponti ebbero danni significativi: in particolare quello detto di San Severino nel borgo di Fonte Nuova. Fu minato e fatto saltare per rallentare la marcia degli Alleati e anche i suoi ruderi meriterebbero oggi una maggiore attenzione. La Soprintendente Liana Lippi, anni fa, aveva avviato un percorso virtuoso di recupero, ma questo non ha avuto più conclusione e quanto recuperato non è stato più manutenuto in buone condizioni.

Ma solo a Elcito, luogo abitato dove vi fu un distaccamento dei partigiani del battaglione Mario, si contarono almeno, come scrive Paciaroni, dieci edifici danneggiati. La perdita più grossa fu senz’altro quella del cosiddetto Palazzo dei Canonici, antica residenza dell’Abate del vicino e ricchissimo monastero di Valfucina, che a Elcito viveva in sicurezza dentro alle mura di un castello inespugnabile. L’edificio, ricco di arredi e suppellettili, fu minato dai fascisti e fatto saltare in aria, Vi sono ancora foto e una descrizione catastale della sua consistenza, e, nella logica scelta e adottata per il piano particolareggiato potrebbe teoricamente essere ricostruito, come le previsioni ammettono per altri edifici nelle stesse condizioni. Della casa di Nazzareno Mosconi, che chiamiamo “rudere 104” in virtù del numero di particella catastale che la contraddistingue, restano pochi ruderi oggi invasi dalla vegetazione.

Allora, mi domando e lancio al contempo una proposta, perché non farne un memoriale della guerra nella ricorrenza degli ottanta anni dalla sua distruzione, che cadrà il prossimo anno? La città di San Severino Marche ha recentemente ottenuto la Medaglia d’oro al merito civile per i fatti della Restistenza; questa, evidentemente, è stata ottenuta anche per i meriti di quegli elcitesi che, a rischio della vita e mettendo a repentaglio tutto quel che avevano, dettero supporto alle formazioni partigiane operanti nella zona del San Vicino. Tra l’altro Elcito è attualmente incluso nella Riserva naturale regionale dei Monti San Vicino e Canfaito istituita con delibera del Consiglio Reginale nel 2009 che ha anche valenza di parco della memoria dei fatti della Resistenza in quanto “salvaguarda i valori storici presenti nell’area ricordando in particolare la resistenza opposta al nazifascismo dai gruppi partigiani di “Roti” e di “Valdiola”, attivi nell’area durante il secondo conflitto mondiale”.

Si potrebbe consolidare l’iconico rudere con la sua trave, per evitare ulteriori crolli e apponendovi una semplice lapide si potrebbe far perpetua memoria delle atrocità della guerra – argomento di scottante attualità in questi tempi – per porre l’attenzione e lanciare un monito sul pericolo che queste atrocità si ripetano. Elcito è spesso definito “luogo del silenzio”, con questo memoriale assumerebbe anche il ruolo di luogo di pace e di meditazione, cose di cui i nostri tempi hanno grande bisogno.

Luca Maria Cristini

20 luglio 2023

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