In un volumetto scritto da Pacifico Fattobene si ricorda il Castello della Truschia

Ennesima fatica letteraria di Pacifico Fattobene intitolata “La Torre della Truschia, castello di Sant’Elena” in cui l’autore ricorda un antico castello oggi non più esistente.

Come tanti altri colli marchigiani, forse tutti o quasi, ce n’è uno in Comune di San Severino Marche che sotto la boscaglia nasconde i ruderi di un castello e la sua torre. Lo chiamavano castello della Truschia, diventato poi “Torre” quando era rimasta solo questa. Di qui passava un’antica e transitata via di comunicazione, detta “strada della Torre”, che dalla frazione Sant’Elena portava fino a Gagliole e Matelica. Nel 1218 il Municipio di San Severino fece demolire il castello medievale, e la spoliazione continuò fino alla memoria di bambino di Pacifico Fattobene, quando suo zio armato di piccone e mazza scarpiva qualche pietra, che gli serviva per riparare il suo casolare non distante.

La Truschia (probabile struttura prima del 1218) disegno a penna di Pacifico Fattobene

Tra resti di mura e sotterranei, è il luogo dove Pacifico scorrazzava da ragazzino, abitando nelle vicinanze. Il ricordo più vivido e tenero è quello di una pastorella e di un acquazzone, situazione galeotta per primi approcci giovanili. Poi ci sono altri personaggi, frequentati in quel periodo di fine secondo conflitto mondiale, con alcuni dei quali fu testimone di scomode verità. Il tempo passa veloce e inesorabile, queste persone non ci sono più, non ci sono più neanche le case, come se fossero volute sparire insieme con le voci degli abitanti che le hanno abbandonate e dei quali probabilmente non si ricorderebbe più nessuno se Pacifico non le avesse “fotografate” in questo suo scritto.

Stessa sorte era già toccata al castello della Truschia, di cui nessuno sa più le origini, né chi fossero i costruttori che con gran fatica modificarono la collina per farne una possente fortificazione, oggi ripresa completamente dalla natura. Anche il nome Truschia non ha origine sicura, forse era l’antico nome del colle, Trusda, come compare in una cartula donationis del 1081. Interessante che da un atto notarile del 1444, rogato in arce Turris, risulti la presenza di un chiostro all’interno, quindi in un periodo imprecisato, l’utilizzo sarebbe stato anche monastico. Chissà poi perché quella fonte nei pressi, si chiama “la fonte del re”? Da notizie certe ci fu una distruzione nel 1218 da parte dei Sanseverinati, per essere ricostruito nel 1236. Il castello sarà ancora testimone di burrascose vicende, fu distrutto di nuovo, diventando nel tempo una cava di pietre da riutilizzare per costruire case e magazzini nei dintorni.

La Torre dopo il 1500 (struttura assai verosimile) disegno a matita di Pacifico Fattobene

Finalmente nel 1500 venne ricostruita la fortificazione, con tanto di fossato, cisterna per l’acqua e ponte levatoio, ma non le case al suo interno, spazio che fu utilizzato come ricovero per animali e attrezzature agricole, iniziando di nuovo il degrado, fino a risultare nel 1800 “prato naturale” che alla fine di quel secolo, a causa di una epidemia, fu utilizzato come cimitero. Si rimanda per approfondimento sulle vicende storiche più antiche allo scritto di Raoul Paciaroni in Atti del Centro Studi Maceratesi nr. 24 del 1991, cui Fattobene fa maggior riferimento, integrandolo con la sua testimonianza, quella di uno degli ultimi abitatori della Truschia.        

Simonetta Borgiani

9 aprile 2023

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