Con l’insegnante Roberto Cruciani di Urbisaglia andiamo a ricordare un hobby che ha molte implicazioni storico-culturali. Colleziona francobolli sin da quando aveva 16 anni, a trent’anni è passato alla storia postale: lettere che documentano la storia di un Paese, un periodo storico o una situazione particolare. Cruciani ha pubblicato, insieme con altri, alcuni volumi di storia postale, sull’internamento nelle Marche e numerosi dossier disponibili su Internet. Conserva con cura una corposa documentazione sui campi di concentramento e d’internamento nelle Marche negli anni Trenta e Quaranta del Novecento. Roberto possiede anche album sulle cartoline militari in franchigia della prima e seconda guerra mondiale. Ne ha anche provenienti dai lager Auschwitz e Dachau. È stato il promotore del francobollo della serie “Castelli” sulla Rocca di Urbisaglia e ha collaborato alla realizzazione del Museo di Storia Postale dell’Unione Montana dei Monti Azzurri con sede a Loro Piceno.
Anche la posta militare è una parte della storia, quella delle grandi guerre mondiali, ma anche delle varie missioni in cui i militari sono stati impegnati per soccorrere la popolazione, ristabilire l’ordine e consentire il corretto svolgimento dei plebisciti, così li chiama Roberto. Il Regno di Sardegna e poi quello d’Italia avevano già inviato personale in divisa a diverse campagne e missioni internazionali, quali Crimea (1855), Tientsin in Cina (1900-1905), Saar (1934- 1935), con l’avvento della Repubblica, quando ce n’è stato bisogno, i vari governi non si sono tirati indietro.
Corea – Il primo intervento è avvenuto durante la guerra di Corea con un ospedale da campo (68° ospedale della Croce Rossa Italiana). Nel 1993 lo stesso ospedale si trovava a Falconara Marittima e successivamente è stato impegnato nel ponte aereo con la Bosnia, nello stesso aeroporto di Ancona.
Libano – Il primo ufficio di posta militare a seguito di un contingente di pace è stato aperto il 1° luglio 1979 a Naqoura in Libano, dove aveva sede il contingente di elicotteristi “Aves Antares” di Viterbo. Essi, oltre a fare osservazione aerea, trasportavano feriti da Naqoura a Beirut. Naqoura si trova a sud di Tiro, in prossimità del confine con Israele. Siamo ritornati in Libano nel 1982 con la missione Italcon Beirut e, successivamente, con un corposo contingente nel 2005 con l’operazione Leonte Libano, tuttora in atto.
In questi decenni le missioni sono state autorizzate dall’Onu, dalla Nato e dall’Eufor e hanno coinvolto militari di diverse nazioni. Dagli anni Novanta del Novecento le missioni hanno preso il nome di uccelli: Airone, Pellicano, Albatros, Ibis, poi Italfor con il nome della nazione.
Nei Balcani – Oltre l’Adriatico la missione Italfor Bosnia è durata dal 1996 al 2010, in Kosovo i militari italiani sono entrati il 18 giugno del 1999 e sono ancora presenti. Per soddisfare il servizio postale dei nostri giovani il 6 novembre 2003 fu aperto un ufficio postale civile a Belo Polje, fu chiuso nel 2011; oltre alla corrispondenza poteva espletare il servizio pacchi e denaro.
In Africa – In Africa siamo intervenuti alcune volte: in Namibia, Somalia, Mozambico, Sudan e Ciad. La missione più conosciuta è quella di Ibis Somalia del 1992-1995 a cui partecipò la brigata paracadutisti “Folgore”. In Somalia gli italiani sono stati anche in diverse città del periodo coloniale: Mogadiscio, Balad, Chisimaio, ecc. In quella regione del Corno d’Africa i nostri militari hanno compiuto una importante missione umanitaria distribuendo anche dodici tipi di volantini, per aiutare la popolazione (forse erano lanciati anche da un elicottero). Roberto me ne mostra tre. Dai due volantini che ho letto, inviti alla popolazione somala a farsi aiutare e non seguire chi alimenta la guerra e i disordini, si evince bene che il contesto di quella missione fu uno dei più difficili e ostili al personale militare occidentale. In Somalia è stata attiva “Radio Ibis” che trasmetteva in FM (frequenza 98.00); in Kosovo “Radio West”, entrambe trasmettevano in lingua italiana. La corrispondenza da e per le missioni veniva raccolta in Italia nell’ufficio postale di “Roma 13”, poi inviata all’aeroporto militare di Pisa (46ª Aerobrigata A. M.) e normalmente una volta la settimana raggiungeva con aereo militare il contingente. Roberto evidenzia che partiva anche il 25 dicembre e il 1° gennaio!
Con la riorganizzazione logistica dell’Esercito dal 2002 per la corrispondenza si è individuato il centro d’impostazione provinciale delle Poste Italiane di Ospedaletto (PI) detto “Polo Grandi Utenti”, unico punto italiano di raccolta della corrispondenza da e per le missioni, essendo vicino al suddetto aeroporto. In alcune aree la durata delle missioni è stata prorogata di oltre un decennio come in Bosnia, Kosovo e Afghanistan. Ogni sei mesi cambia il comandante. Gli esiti non sono stati sempre felici e risolutivi: purtroppo ci sono stati oltre un centinaio di caduti e numerosi feriti. A ogni modo, nelle oltre cento missioni con migliaia di militari impiegati, il bilancio può dirsi positivo. Con le missioni umanitarie l’Italia ha contribuito in modo rilevante a salvare vite umane, a soccorrere le popolazioni, a ristabilire la pace, l’ordine e lo svolgimento della normale vita civile.
Oltre a quelle citate e più conosciute non si possono dimenticare altri incarichi esteri con pochi addetti, alcuni chiamati missioni di osservazione, sorveglianza e addestramento ONU, come in Uganda, Mogadiscio in Somalia e Gibuti, oggi sono state chiuse quasi tutte. In questi ultimi anni questo settore collezionistico è andato in crisi per diversi motivi. Per la rarefazione sul mercato di oggetti spediti e perché non c’è una valutazione ufficiale per le buste e le cartoline viaggiate, come esiste per francobolli e monete. Inoltre, negli ultimi anni il servizio corrispondenza è limitato, in quanto i militari dialogano con le famiglie con il cellulare e il servizio telefonico con il ponte radio.
Eno Santecchia
18 marzo 2023