Con questo libro, “Architettura e società nel maceratese fra medioevo e novecento”, scritto dal professor Cristiano Marchegiani, storico dell’architettura e docente nell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, la Fondazione Carima conclude la trilogia di pubblicazioni che aveva già visto dapprima l’uscita nel 2003 del volume “Il paesaggio ritrovato” di Renato Gatta e successivamente, nel 2019, l’opera “Tesori d’arte della provincia di Macerata” di Gabriele Barucca. Il primo dedicato al paesaggio attraverso le immagini di un eccellente fotografo, il secondo alle opere d’arte grazie all’esperienza di uno storico dell’arte nonché Soprintendente ad Archeologia, Belle Arti e Paesaggio. Questo terzo volume, che ha visto la collaborazione dell’Accademia di Belle Arti di Macerata per le immagini e la grafica, evidenzia nello scorrere dei secoli i mutamenti evolutivi del territorio maceratese, siano essi storici, culturali e sociali, attraverso l’analisi delle evidenze architettoniche di eremi, torri, mura urbiche, edifici sacri, palazzi, teatri e ville: tutte testimonianze silenziose dell’opera dell’uomo. È stato un lavoro complesso e l’autore è riuscito a condensare una impressionante mole di dati in un bel tomo di 414 pagine riccamente illustrato e denso d’informazioni. Vediamo ora la suddivisione dei 23 argomenti trattati, commentandoli infine con brevi cenni.
1 – “Enigmi” romanici: monumenti ecclesiali nel tempo 2 – Dall’eremo al convento: architettura e “santa povertà”
3 – La chiesa fra tre e quattrocento: semplicità iconica
4 – Da castrum medievale a fortificazione “moderna”
5 – Architettura pubblica tardomedievale
6 – Il palazzo signorile del Rinascimento
7 – Architettura istituzionale nel primo Cinquecento
8 – Il tempio votivo a pianta centrale
9 – La croce latina: santuari postridentini e progetti lauretani
10 – L’oratorio e lo spazio virtuale prospettico rinascimentale e barocco
11 – La sede vescovile dopo il Concilio di Trento
12 – Architettura “minore” fra pianura e montagna
13 – La casa da nobile del Cinque-Seicento e il palazzo settecentesco
14 – L’Arcadia in villa fra il Sei e Settecento
15 – Metamorfosi tardobarocca della chiesa religiosa
16 – Il tempio settecentesco a pianta centrale: la chiesa votiva urbana
17 – La chiesa ad aula tardobarocca e preneoclassica
18 – Il palazzo pubblico nel secondo Settecento
19 – Il teatro come opera d’arte nell’Italia del Grand Tour
20 – Nel paesaggio georgico: la villa e la parabola napoleonica
21 – Novecento modernista: la casa, la scena urbana
22 – Nuova architettura e ambiente storico: un difficile dialogo
23 – Un archetipo contemporaneo: la struttura come forma.
Come si può intuire l’argomento del libro è stato trattato in modo sistematico dal medioevo alla fine del Novecento, passando per le varie tipologie di costruzioni necessarie nel tempo alle esigenze delle comunità, man mano che tali necessità sorgevano, sia dal punto di vista civile, amministrativo, come da quello religioso e pure industriale. E di esempi nel maceratese ce ne sono a dovizia, a testimonianza della vivacità di questa parte dell’Italia. L’autore non si è limitato alle situazioni più note ma anche a quelli minori, perché comunque significative. L’apertura spetta alla chiesa di Santa Maria a Pié di Chienti seguita da Sant’Urbano, Rambona e, tra le altre, dalla singolare San Giusto a San Maroto della quale non si riesce a stabilire la data di erezione, stimata da varie eminenze dal 700 al 1300. Interessante lo scorcio sulla vita eremitica testimoniata dalla Grotta dei Frati di Fiastra e da Sant’Eustachio in Domora oggi purtroppo segnata da un totale abbandono, sorte non toccata al convento e chiesa di San Francesco a Serrapetrona che custodisce uno stupendo polittico di Lorenzo D’Alessandro. Bella la sequenza delle torri-mulino, dei torrioni e delle mura di difesa di paesini e di città, ancora oggi ben conservate e che spesso sono uno dei nostri segni distintivi. Sull’Appennino c’è il conosciutissimo Santuario di Macereto, ma anche la simile Santa Maria di Caspriano a Pieve Torina o la ottagonale Santa Maria di Varano a Muccia. Sapete qual era il teatro ritenuto il più bello d’Italia? Era quello dell’Aquila di Tolentino (oggi Vaccaj). Sono solo, i nostri, brevi cenni. Lo spazio è tiranno. Ultima nota per le foto: eccellenti!
13 marzo 2023