Interviene Fabio Sebastianelli, coordinatore regionale del Popolo della Famiglia, dopo aver letto la notizia della Traviata in versione transgender, per le scuole, a Fano: “Tralasciando il cattivo gusto nello stravolgere un’opera così importante come La Traviata, che equivale a disegnare i baffi alla Gioconda, non si può non far notare che la storia e la cultura non si cancellano e non si stravolgono a piacimento o secondo interpretazione personale. È in atto, partita dagli Stati Uniti una operazione di Cancel Culture. Negli USA si abbattono le statue di Cristoforo Colombo perché, secondo alcuni, simbolo di colonialismo e razzismo; in Italia si bannano gli scrittori russi perché, appunto, russi. Come se, abbattendo una statua o non leggendo un libro si possa modificare il passato o il presente. Al contrario, l’unica cosa che si ottiene è la cancellazione di un pezzo di storia, la cancellazione della nostra cultura, delle nostre radici. E allora perché non cancellare pure la donna protagonista de La Traviata ? In fondo è solo una donna, roba antica, la modernità deve prevalere, giusto? Il Popolo della Famiglia ritiene che la personale interpretazione del regista nulla abbia ha che fare con l’opera di Verdi. Purtroppo, si sa, oggi per essere osannati dai media si deve, per forza, ostentare argomenti lgbt (Sanremo insegna). Il fatto, poi, che prima di mandarla in scena si sia reso necessario (visto che in altre città il farla passare sottobanco non ha funzionato) un incontro con i presidi per una successiva comunicazione agli insegnanti e ai genitori (anche se a onor del vero quest’ultima è sempre obbligatoria) la dice lunga sull’intenzione educativa dell’opera. Il detto: excusatio non petita accusatio manifesta, (scusa non richiesta accusa manifesta, ovvero chi si scusa si accusa) si addice perfettamente a questo caso. Il Popolo della Famiglia vigilerà sull’operato del Comune di Fano e non mancherà di denunciare pubblicamente le mancanze o le prevaricazioni verso i cittadini”.
6 febbraio 2023