Scrivevamo nel 2020 e nel 2021 che c’è un luogo molto particolare e molto antico sul Monte Francolo, nella frazione Moglie di Pollenza: due grotte-colombarium che sono esposte alle intemperie, all’invasione della boscaglia e alle mani dei soliti bimbiminkia grafitari. Entrambe, completamente interrate e coperte dalla boscaglia, sono state ritrovate e ripulite, per quanto possibile, da Mauro Pignani di Pollenza.
Tutto il sito è un luogo straordinario dove, oltre al colombarium, tra la boscaglia c’era un imponente castello medievale di cui restano dei residui e più in basso è tutta da scavare una vasta necropoli picena. Possiamo mestamente a due anni dalle nostre pubblicazioni e dagli sforzi di Pignani, fare copia-incolla delle considerazioni che scrivemmo allora: malgrado sopralluoghi, servizi fotografici e video nulla ha finora smosso le autorità competenti a interessarsi alla valorizzazione e conservazione di questi siti.
Eppure negli anni passati questi spazi così storicamente rilevanti sono stati meta di processioni religiose, feste rurali, passeggiate e sopralluoghi da parte di studiosi. È stato un tuffo al cuore avere tra le mani, oggi, un volumetto di sole 14 pagine fatto stampare nel 1933 dalla Corporazione del Melograno (associazione ancora esistente) di Pollenza. L’autore, il conte Desiderio Pallotta, trascrive e commenta la relazione del professor Raffaele Foglietti dopo i sopralluoghi che effettuarono insieme sul monte Francolo nel 1908.
I due ricercatori, convennero che si trattasse di un antichissimo sepolcreto di epoca preromana. Ecco le parole del conte Pallotta: “Queste si raggiungono scendendo un poco in dorso del colle a tramontana; e stanno a testimoniare come quella felice posizione fosse abitata fin dai tempi preistorici. Le grotte coronate da scarsa vegetazione non erano profonde. Sulla parete tufacea del fondo, erano visibili ancora le tracce di alcune piccole nicchie, uniformi tra loro nella prima grotta, varie nella seguente. Le prime, grandi poco più di una spanna, avevano la forma di un arco ogivale nella loro apertura, altre l’avevano a tutto sesto, altre ad arco a centro ribassato. Una tradizione leggendaria vuole che gli incavi ogivi, fossero destinati a custodire le ceneri degli uomini, quelli ad arco le donne; e quelli più bassi dei bambini. Mentre non si può assolutamente escludere l’ipotesi di una Necropoli, se ne potrebbe aggiungere un’altra, forse assai più attendibile. Che cioè le grotte aperte sul fianco di un colle imminente sul corso di un fiume, potessero essere la sede del culto di una Divinità agreste, dei monti o delle acque; e che i devoti abbiano disposti nelle piccole nicchie i loro doni votivi. Nella prima ipotesi, le nicchie avrebbero dovuto avere in origine una profondità sufficiente per poter contenere i resti mortali di quei primitivi abitatori; e dovevano anche, se tarde, essere chiuse nella loro apertura anteriore da una piccola lastra o targa (forse in terracotta), portante incisi i nomi e qualche altra indicazione relativa ai defunti dei quali custodivano le ceneri. Venti anni or sono, era già di molto ridotta l’altezza delle dette grotte, perché i detriti staccatisi dalle pareti e dalle volte tufacee dovevano averne notevolmente innalzato il piano. A qualche profondità potrebbero trovarsi ancora i resti della combustione (nella ipotesi che si tratti di grotte funerarie), od altro nell’ipotesi del culto di una Divinità agreste”.
Noi de La rucola siamo mortificati di non aver conosciuto prima questa pubblicazione, ma onorati di avere scritto praticamente le stesse cose, chi ha curiosità trova gli articoli a questi link su internet: https://www.larucola.org/2020/07/23/a-moglie-di-pollenza-a-giorni-linaugurazione-di-unarea-archeologica/ (La rucola n° 264) https://www.larucola.org/2021/04/01/presenti-sul-monte-francolo-di-pollenza-nicchie-per-colombi-o-per-il-culto-dei-morti/ (La rucola n° 272)
Per fortuna oggi c’è internet e forse per fortuna non c’era ancora nel 1933, l’opuscolo non sarebbe stato pubblicato su carta ma solo su un sito, e scaduto il dominio sarebbe sparito l’articolo. Già così i preziosi scritti di Foglietti sono purtroppo poco conosciuti, se non a una ristretta cerchia, e scrive ancora il conte Pallotta: “Quelli stessi che, mentre viveva, mostrarono di tenerlo in poco conto, si giovarono probabilmente delle sue fatiche”. Il mondo non cambia, queste cose accadono ancora oggi.
Simonetta Borgiani
16 gennaio 2023