Adolfo Ciamarra, un collezionista sanseverinate tra cartoline d’epoca e aneddoti

Da bambina Emma conservava una scatoletta contenente francobolli, coralli e pietre granate. Intorno agli anni Settanta, il suo ragazzo, vedendola incollare i vecchi francobolli su un foglio, la invitò a non farlo per non rovinarli. Emma ribatté: “Allora prosegui tu!”. Da quella battuta sbrigativa nacque la passione dell’intervistato per il collezionismo in genere.

Adolfo Ciamarra, originario di Tolentino, da anni vive a San Severino ed è un collezionista di cartoline, francobolli, annulli, monete, documenti e oggetti che hanno qualche storia da raccontare. Adolfo colleziona cartoline principalmente sul tema dell’elettricità e della musica, tra cui le opere di Giuseppe Verdi. Possiede quasi tutte le cartoline dei prestiti di guerra della prima e della seconda guerra mondiale (1914 – 1944). Conserva cartoline turistiche della Provincia di Macerata delle vallate del Chienti e del Potenza, dal 1900 ai giorni nostri. Ai primi del Novecento si scattavano delle foto, una volta stampate erano spedite. Fino al 1905 sul retro avevano solo delle righe per l’indirizzo e magari la dicitura “Carte postale d’Italie”, a volte bilingue. I saluti venivano apposti a penna sulla parte anteriore.  Per non deturpare l’immagine dal 1905 si applica il sistema attuale. Sempre agli inizi del secolo scorso era in voga colorare a mano le foto e in certi casi la tinta era evanescente o un po’ sbavata. C’era anche chi le disegnava a mano libera o su una traccia esistente, oggi esse molto ricercate dai collezionisti più esigenti. Esiste anche una d’imitazione di Cesare Giris, pittore e scultore di San Severino Marche.

Negli anni Dieci-Venti fino ai Quaranta e dopo quel secolo le cartoline erano stampate in serigrafia; qualcuno vi attaccava delle immagini ritagliate da riviste in bianco e nero o a colori. I disegni dei più svariati temi erano a matita o a china. Per fare un esempio l’ingegnere romano Federico Mannucci (1848- 1935) negli anni Trenta, dopo averle disegnate a pastello colorati, le spediva alla signora Elena (la sorella o la moglie). Era stato inventore e ingegnere dello Stato Pontificio e si era occupato anche della Santa Casa di Loreto. I suoi soggetti preferiti erano paesaggistici: panorami, chiese, un mulino, una torre laziale.

Il nostro collezionista possiede anche cartoline firmate dagli autori, satiriche e umoristiche. Interessanti quelle sulla satira durante la grande guerra che prendevano di mira tedeschi e austriaci. Tra queste ce ne sono diverse stampate su bozzetti dell’illustratore Renzo Ventura di Colmurano. Adolfo ha contribuito molto al volume “Saluti e baci. Cartoline dal Maceratese” (2008) una raccolta delle cartoline della Provincia di Macerata fatta stampare dalla Fondazione Carima. E al volume “L’immagine dei bambini nella propaganda della Grande Guerra”, del 2015, edito dal Centro Studi G. Galantara di Montelupone. Ha collaborato con il professor Enzo Calcaterra di Tolentino per i suoi libri “Dal Chienti al Piave” (2015) e“Memorie di marmo e bronzo” (2018).

Nel mese di gennaio 1981 partecipò a una mostra a livello nazionale tra i dipendenti ENEL riguardante l’elettricità, ricevendo una medaglia d’argento: aveva portato circa 300-400 cartoline a tema che restarono esposte un mese a Terni. Sempre in quella città umbra partecipò alla mostra per il centenario sulla grande guerra nel 2015. Fornì delle foto e delle cartoline per la mostra curata dalla Università di Camerino del maggio1995 riguardante la grande guerra. Durante quel convegno durato tre giorni nella città dei Varano fu assegnata la laurea honoris causa al professore di origine ebraica George L. Mosse, storico a livello mondiale. Le foto furono fornite dagli eredi di Carlo Balelli. Ha partecipato a moltissime altre mostre sia di cartoline che filateliche a Camerino, Castelraimondo, Civitanova Marche,  Pioraco, Recanati, Pesaro e Colmurano.

Mi mostra anche alcuni calendarietti che una volta i barbieri regalavano a Capodanno. Il primo è un lunario senza illustrazioni dell’1863 stampato a Venezia da vendersi alla fiera di Senigallia. Quasi tutte le tipografie li stampavano compresa la Francesco Filelfo di Tolentino. Molti riguardavano opere liriche, famose attrici, attori e pin-up. Un giorno un collezionista gli mostrò una moneta dello Stato Pontificio ancora in lavorazione che risaliva al 1798-99. Era un quadrello di bronzo non finito, forse una prova della Zecca di San Severino attiva verso la fine del Settecento. Su di essa lo storico locale Raoul Paciaroni ci ha scritto un volumetto.

Acquistate dalle bancarelle, conserva anche circa 45 vecchie tesi di laurea dal 1915 al 1934, discusse anche alle Università Bocconi di Milano e di Pavia, qualcuna è di persona importante. Un aneddoto ci fa sorridere. Ai convegni e mercatini, (purtroppo sempre più rari) quando trova qualcosa di bello lo gratifica ed esulta, come accadde a Roma a fianco del Circo Massimo. Aveva acquistato una rara cartolina di un prestito di guerra a un prezzo modesto, fu talmente felice che alla guida della sua auto… inconsapevolmente seguì un autobus infilandosi nella zona a traffico limitato. In seguito, ricevette a casa una multa da 80.000 lire.

Anche dal suo servizio militare di leva (novembre 1962- febbraio 1964) apprendiamo qualcosa di curioso. Lo svolse a Roma come autiere della Motorizzazione nell’XI Autogruppo, in una caserma di Castro Pretorio, acquisendo una certa conoscenza sia sui mezzi che sulla città. Il suo reparto aveva in dotazione auto Fiat 1100-103, camion 642 e altre vetture come la Flaminia, ammiraglia di casa Lancia, che usciva dalla rimessa poche volte l’anno, in occasione di sfilate e parate importanti. Il fuoristrada Alfa Romeo 1900 M (AR/51-52), nei pochi anni di produzione si guadagnò il nomignolo di “Matta”. Secondo Adolfo fu affibbiato perché la scatola dello sterzo aveva frequenti guasti, rendendo ingovernabile il veicolo. In una sessantina di anni la viabilità stradale della capitale è assai cambiata. All’epoca non era caotica come oggi, non c’erano tanti sensi unici, le rotatorie, inoltre tante scorciatoie e vicoli non sono più transitabili. Facciamo un esempio: da Monte Mario alle Fosse Ardeatine (una decina di chilometri) impiegava circa dieci minuti, mentre oggi ci vorrebbe oltre mezzora con il traffico scorrevole (ossia di notte).

A un esperimento voluto dall’on. Giulio Andreotti, ministro della Difesa, nel marzo 1963 parteciparono tutte le Forze Armate. Adolfo fu mandato in vari incroci lungo l’importante via Cristoforo Colombo (27 km) – ricorda di fronte alla Fiera di Roma e a piazzale dei Navigatori – a regolare il traffico con i Vigili Urbani! Adolfo indossava sul braccio una fascia con la dicitura “Settimana dell’educazione stradale”; data la buona riuscita da una settimana fu estesa a due. Fu una prova antesignana della operazione “Strade sicure” in atto dal 2008.

Gli oggetti e i documenti collezionati da Adolfo sono di grande interesse culturale, ritengo che meriterebbero essere esposti in alcune stanze di un museo, attirerebbero l’ammirazione di parecchi visitatori curiosi. Tra di essi c’è un interessante documento dell’Ottocento: una lettera di papa Pio IX, del novembre 1846, che dona alla città di Imola gli omaggi e i beni che aveva ricevuto alla sua elezione e annuncia al locale vescovo l’arrivo di una suora francese che si sarebbe occupata delle ragazze madri (nell’Istituto del Buon Pastore). A parte aveva dettato disposizioni: il valore in denaro doveva essere utilizzato per restaurare l’interno e l’esterno della cattedrale di San Cassiano. Oltre trent’anni fa Adolfo incontrò don Mino Martelli, compianto studioso di storia patria, il quale gli riferì che, purtroppo, i fondi non furono sufficienti per la parte esterna.

Eno Santecchia

10 gennaio 2023

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