Chi ricorda come venivano costruite le nuova strade, quasi totalmente a mano con mazza, pala e carriola? Chi è nato prima degli anni cinquanta ricorderà i lavori effettuati per asfaltare le strade allora denominate “Provinciali”. Fino a quel tempo le strade, pur recenti, erano bianche.
Sulle arterie interessate arrivarono grandi camion Dodge, residuato della seconda guerra mondiale, carichi di grossi sassi di montagna. Li scaricarono in grandi mucchi lungo il tracciato della via e poi fu la volta degli spaccasassi. Uomini dalla forte tempra muniti di mazze da 3 – 5 – 7 chilogrammi. Con sapiente potenza colpivano i grandi pezzi di pietra del diametro circa 10 cm. per ridurli in due o quattro pezzi. Un lavoro immane tutto eseguito con le braccia. I poveri spaccapietre con il sole o con la pioggia passavano la giornata a spezzar sassi sul ciglio della strada. Polvere in estate e acqua d’inverno.
Quello dello spaccapietre, era uno dei lavori più faticosi e terribili di un tempo: nel caldo e nel gelo, seduti a spaccare i sassi, le mani rovinate, le schegge che non di rado arrivavano anche negli occhi tanto che erano muniti di rozzi occhiali. Al tempo erano definiti col nome di rimazzatori. Si pensi a quando i criminali condannati ai lavori forzati dovevano lavorare come spaccapietre. E, da buon fedele, vi racconto anche che Giovanni Paolo II per mantenersi agli studi fece per lungo tempo pure lo spaccapietre e lavorava giorno e notte.
In questo modo, pietra su pietra, vennero realizzate le robuste massicciate che servirono da fondo stabilizzante per le strade, poi ricoperto da catrame e ghiaino. Questi forzuti operai finirono quando nelle cave arrivarono i frantoi e le macine. Essi servirono all’ammodernamento delle nostre zone. Per i nostri paesi a un certo punto sono state fondamentali la costruzione e l’apertura di nuove strade: non era più possibile continuare i trasporti coi muli. Ormai c’erano i camion per trasportare le merci e altri materiali; anche le persone avevano cominciato a spostarsi per lavoro… finiva l’epoca dei cavalli e dei buoi, delle carrozze e dei carri e cominciava quella degli automezzi.
Alberto Maria Marziali
“Gli spaccapietre”, il quadro perduto dipinto da Auguste Courbet
Il quadro inserito è intitolato “Gli spaccapietre” (Les casseurs des pierres) ed è stato realizzato nel 1849 dall’artista francese Auguste Courbet. Purtroppo questa opera è andata distrutta durante il secondo conflitto mondiale. Peccato, perché oltre a essere un bell’esempio di pittura realista, determinata nel racconto dalla ricchezza di particolari, ha una forte valenza sociale poiché i personaggi raffigurati mostrano le difficoltà della vita per la povera gente, costretta a lavori pesanti, fisicamente usuranti, accettati solo per non morire di stenti. Sono due esseri umani vestiti di stracci, ben lontani dalla società dell’epoca in apparenza opulenta. Courbet svela il volto nascosto della Francia, in controtendenza con l’arte di quel momento che evitava la “mise en place” della povertà, in verità assai diffusa. Questa presa di posizione, accentuata dalla impostazione scenica dell’opera, originò molte critiche ma, come sempre, la polvere nascosta sotto il tappeto alla fine esce fuori.
24 ottobre 2022