Aachen, una tradizione tedesca che vacilla: 24 punti pro Aquisgrana in Val di Chienti

Nel 1800, mentre in Germania sulla spinta della Cultura Romantica, i tedeschi iniziarono a studiare il medioevo allo scopo di ricercare personaggi e avvenimenti che giustificassero le origini della nazione tedesca, nel Piceno continuava la totale damnatio memoriae di quanto, in questa parte dell’Italia, era accaduto nel medioevo.

Carlo Magno e Aquisgrana – Gli storici tedeschi, nella ricostruzione della loro storia patria, partirono da quanto riferiva Eginardo nella sua “Vita di Carlo Magno” e cioè che Carlo Magno era morto e sepolto ad Aquisgrana, luogo dove era nato e sempre vissuto. Poiché, da tempo immemorabile, esisteva ad Aachen una tradizione che attribuiva a Carlo Magno le ossa ivi conservate in una urna, i tedeschi identificarono Aachen con Aquisgrana.

Una tradizione che vacilla – Questa tradizione oggi vacilla perché messa in discussione dalle ricerche del professor Giovanni Carnevale. Anche la storiografia inizia ad avere dubbi sul fatto che la Cappella di Aachen possa essere stata costruita da Carlo Magno. Tali dubbi sono giustificati soprattutto perché ad Aachen non sono stati mai trovati reperti risalenti all’VIII secolo. I tedeschi, tetragoni, ancora oggi si affidano con forza alla tradizione. Nessuno infatti per secoli ha messo in dubbio che le ossa, conservate ad Aachen, siano di Carlo Magno. Nessuno ha mai osato affermare che la tomba dell’Imperatore potesse trovarsi altrove, nonostante esistesse una autorevole fonte che indica che nel XII secolo è avvenuta una Translatio Santissimi Caroli Imperatoris.

Una curiosa interpretazione – I tedeschi, costretti a forzare a proprio vantaggio tale fonte hanno dato una interpretazione del testo alquanto curiosa, affermando che la Translatio era consistita in uno spostamento dei resti di Carlo dalla sua tomba, peraltro mai trovata, a una urna. Ancora oggi nonostante i ripetuti scavi archeologici effettuati all’interno della Cappella Palatina, con esito negativo, non si ha il coraggio di ammettere che la tomba di Carlo Magno non sia mai stata all’interno della Cappella Palatina di Aachen. I tedeschi infatti quando parlano della tomba di Carlo Magno indicano sempre l’urna dove sono conservate le ossa dell’Imperatore. Se provate a insistere per un chiarimento vi spiegheranno che la tomba è sicuramente all’interno della Cappella ma che non è stata ancora trovata.

Un enigma archeologico – Negli ultimi anni sono stati messi in luce molti elementi di natura archeologica e storica che minano la tesi tedesca e giustificano un’altra verità. Un interessante studio su questo argomento è iniziato nella seconda metà del XX secolo allorquando il professor Giovanni Carnevale fu incuriosito dall’enigma che, archeologicamente parlando, presentava la chiesa di San Claudio a Corridonia. Iniziò quindi a studiare e interpretare la struttura architettonica della chiesa. Scoprì che San Claudio era identica strutturalmente ad altri tre edifici, tutti ubicati nel Piceno, ma fuori dal Piceno e nell’intera Europa, non si conosceva alcun edificio simile a questo.

Germigny des Près – Scoprì successivamente che a Germigny des Près esisteva una chiesa strutturalmente identica a San Claudio. La informazione ancor più interessante fu quella fornita dalle fonti dell’VIII secolo. Queste indicavano che tale edificio era stato fatto costruire da un dignitario ecclesiastico della corte di Carlo Magno, Theodulf. Risulta inoltre dai documenti che egli afferma di averlo costruito a somiglianza della Cappella Palatina: Basilicam miri operis, instar  eius quae Aquis est constituta. Queste informazioni incuriosirono ancora di più il professor Carnevale e lo spinsero a proseguire gli studi sull’aspetto archeologico di San Claudio.

La datazione di San Claudio – Fin dalle prime indagini Giovanni Carnevale notava che tutti gli esperti datavano San Claudio dopo il mille. Tale datazione era basata sulla tipologia costruttiva della chiesa che presentava le volte a crociera. Per gli archeologi  infatti l’utilizzo delle crociere, tecnologia acquisita dagli arabi della Spagna, era avvenuto in occidente, dopo il mille. Ma le scoperte degli archeologi inglesi, che nella seconda metà del XX secolo, hanno studiato il sito archeologico di Khirbet al Mafjar presso Gerico, dimostrano però che le crociere erano presenti nel frigidarium del palazzo omaiade, edificio distrutto da un terremoto agli inizi dell’VIII secolo, durante i lavori della sua costruzione. Germigny des Près, edificio che i documenti certificano sia stato costruito nell’VIII secolo, utilizza le crociere, ciò dimostra che esse erano già utilizzate ai tempi di Carlo Magno e che l’utilizzo della crociera, nell’VIII secolo era in uso in occidente. Il prof. Carnevale si sentì autorizzato ad affermare che San Claudio poteva essere considerata carolingia.

Inizia la “guerra” contro Aachen – Si era in possesso di argomenti per cominciare a combattere Aachen. Andando oltre nella analisi, il dato che Germigny des Près era stata costruita a imitazione della Cappella Palatina, costruita da Carlo Magno in Aquisgrana, portò il professor Carnevale a confrontare questa con la Cappella di Aachen. Si rese conto che tra le due non vi era nessuna somiglianza, mentre Germigny des Près presentava la stessa struttura di San Claudio. Altro dato interessante è che sia Germigny sia San Claudio erano caratterizzate da volte a crociera, imitando l’edificio del vicino oriente, e ciò sottolineava una stretta relazione tra loro. A questo punto la ricerca archeologica pone l’interrogativo: perché questi edifici si rassomigliano?  Chiarimenti arrivarono quando dall’archeologia Giovanni Carnevale passò alla lettura delle fonti:

1 – Eginardo riferisce che Carlo Magno, per costruire la Cappella Palatina, si servì di maestranze venute dall’oriente. Probabilmente le stesse che, trovatesi senza lavoro per la cacciata degli omaiadi, a opera degli abbassidi, accolsero di buon grado il lavoro offerto dall’Imperatore.

2 – Notker descrive che diplomatici di Bagdad, inviati dal Califfo di Bagdad alla corte di Carlo Magno salirono sulla terrazza della Cappella per osservare la vita che si svolgeva ad Aquisgrana. Una terrazza era presente sia a Germigny che a San Claudio. Non c’è una terrazza a Kirbart al Mafjar anche se aveva una cupola nella copertura. Non ha una terrazza la Cappella Di Aachen, nè potrebbe averla. Il professore cominciò ad approfondire l’aspetto architettonico, ponendosi delle domande e formulando delle ipotesi. Perché Kirbart al Mafjar aveva questa pianta così originale e le crociere? I musulmani avevano conquistato l’Iran ed erano entrati in contatto con un altro tipo di architettura che conosceva la crociera. La tecnica costruttiva che utilizza la crociera poteva essere passata dall’Iran alla Siria a Kirbet al Mafjar e da qui, grazie alle maestranze orientali, di cui parla Eginardo, venute nel Piceno tale tecnica era stata introdotta in occidente e con questa era stata costruita la Cappella Palatina voluta da Carlo Magno cioè San Claudio. Non era una grande scoperta, ma era evidente che Aachen, non assomigliando a Germigny, non aveva alcun diritto di proclamarsi l’Aquisgrana a cui Theodulf si era ispirato. San Claudio per queste analisi e assomigliando a  Germigny  des Près poteva essere indicata come la Cappella di Carlo Magno. Una ulteriore prova a favore di San Claudio è l’esistenza del matroneo. Questo elemento costruttivo è indicativo della presenza di una corte nel luogo. In quell’epoca esistevano matronei in oriente a Costantinopoli, dove risiedeva la corte imperiale e a Ravenna che dipendeva da Costantinopoli. Germigny, non aveva il matroneo perché era una piccola chiesa, un oratorio, dove Theudulf poteva andare a pregare. Il matroneo è fondamentale. La sua esistenza giustifica la presenza di una corte imperiale e quindi di Carlo Magno.

3 – Nel Capitulare de Villis , legge con cui Carlo Magno definiva la vita sociale e produttiva di Aquisgrana con i suoi Ministeria, è riportato un elenco di piante, che si sarebbero dovute coltivare ad Aquisgrana. La quasi totalità di queste colture era esclusivamente adatta al clima mediterraneo e non sarebbe sopravvissuta a quello di Aachen. Nello stesso Capitulare viene descritta la organizzazione e il controllo amministrativo e agricolo dell’ager di Aquisgrana: il Palatium di Aquisgrana al centro di una rete di Ministeria (organizzazione presente esclusivamente nel Piceno) nei quali gli iudices esercitavano sia il potere giudiziario che quello amministrativo e ne rispondevano direttamente a Carlo Magno. Identificare Aquisgrana con Aachen renderebbe un falso il Capitulare de Villis perché, contrariamente a quanto esiste nella valle del Chienti, in Germania non è mai esistita né si ha memoria di tracce di una struttura così descritta.

4 – Widukind nel suo “Res gestae saxonicae sive annalium libri tres” descrive l’incoronazione di Ottone I, avvenuta nella Cappella Palatina di Aquisgrana . L’autore riferisce che la Cappella Palatina aveva addossato alla facciata un “solium” al quale si accedeva dalle scale a chiocciola delle torri (per cocleas). Dal “solium” Ottone I si presentò al suoi sassoni, assiepati nello xistum che lo acclamarono Re. Questi disceso nel presbiterio attraverso la scala a chiocciola, partecipò alla celebrazione religiosa, seguita anche da coloro che si trovavano nel matroneo.

5 – Le fonti indicano l’esistenza ad Aquisgrana di un “Campomaggio”, praticamente inesistente ad Aachen, mentre qui nel Piceno esiste tuttora una vasta area pianeggiante chiamata “Campomaggio”. Se questa non è Aquisgrana, come mai c’è ancora oggi un Campomaggio e anche un Campolungo?

6 – I documenti descrivono che, in prossimità della guerra tra i Longobardi e i Franchi, dal Piceno, stranamente, “omnes abitatores” dei ducati di Osimo, Ancona e di Fermo scappano tutti. Perché mai scappano da terre che non sono coinvolte dalla guerra? Perché mai questi profughi sono accolti e ospitati a Roma da Papa Adriano che temendo i longobardi chiede aiuto a Carlo Magno? I profughi erano forse franchi che abitavano questa parte del Piceno e quindi temevano la vendetta dei Longobardi?

7 – Ancora, mentre i Franchi assediano Pavia, come si giustifica che Carlo nomina il duca di Spoleto e si reca a Roma per trascorrere la Pasqua con il Papa?

8 – Carlo Magno fu incoronato Imperatore a Roma il giorno di natale dell’800. Le fonti descrivono che già all’inizio dell’801 Carlo esercitò le prerogative proprie della sua autorità. Presiedette in Roma il processo contro i denigratori di Papa Leone III. Nel mese di febbraio dell’801 era ad Aquisgrana come dimostra il diploma da Lui rilasciato a favore dell’abbazia di Farfa. Gli “annales Regni Francorum” riferiscono che per tutto l’inverno (tota hieme non aliud fecit imperator) fu impegnato nella organizzazione dell’impero d’Occidente, nei nuovi rapporti con il Papato e nell’assetto dell’intera Italia, dotando Aquisgrana di una “Nuova Roma” (Romanae Urbis) sita in Val di Chienti. Organizzò la spedizione militare del figlio Pipino contro Benevento. Celebrate a Roma le festività Pasquali Carlo si recò a Spoleto dove alla fine di aprile fu sorpreso da un violento terremoto. Successivamente l’Imperatore si reca a Ravenna. Ne abbiamo notizia dal monaco ravennate Agnello che inoltre ci informa che Carlo da Ravenna fa trasportare ad Aquisgrana, in Francia, la statua equestre di Teodorico. Agli scettici che non gli credono Agnello dice: “qui non credit, sunat Franciae iter, eum aspiciat!” – “chi non ci crede, imbocchi la strada della Francia e vada a vederlo!”. Da Ravenna era sufficiente dirigersi a sud dell’Esarcato, imboccare la via Flaminia per raggiungere la Francia. La esigua distanza tra Ravenna e la Francia ci viene confermata dalla lettera che Papa Adriano scrive a Carlo Magno per lamentarsi che i cittadini della Pentapoli e di Ravenna si recano direttamente alla corte carolingia per presentare i loro reclami.

9 – Quanto leggiamo nel Fioretto XIII di San Francesco, è estremamente chiaro per chi colloca la Francia nel Piceno ma resta incomprensibile per la storiografia ufficiale, infatti ci viene descritto di come San Francesco con frate Masseo “prese il cammino verso la provincia di Francia”. Dopo aver mendicato, pregato e mangiato, “si levarono per camminare in Francia … Giunsero a Roma ed entrarono nella chiesa di San Pietro, e santo Francesco si puose in orazione”. Il fioretto si chiude dicendo che l’Apostolo Pietro rassicurò Francesco che Dio concedeva a lui e ai suoi frati il “tesoro della santissima povertà”. Quindi Francesco e Masseo, “pieni di letizia determinarono di tornare nella valle di Spulito, lasciando l’andare in Francia”. È chiaro che il racconto si riferisce alla Francia e alla Roma nel Piceno. I Fioretti nacquero infatti nel Piceno.

10 – Le fonti indicano che nell’804 Papa Leone III si reca da Carlo Magno per trascorrere insieme il Natale. Viene ospitato a Carisiacum Villa e il 14 gennaio del 805 l’Imperatore fa accompagnare il Papa a Ravenna.

11 – Nell’806, subito dopo Natale, il doge Obelerio e il fratello Beato e anche il Vescovo di Zara Donato sono ospiti di Carlo Magno a Theodonis Villa. Immaginate il Papa o il doge che in pieno inverno fanno migliaia di chilometri per passare solo qualche giorno con l’Imperatore.   Più plausibile sarebbe se si ipotizzasse che il Doge avesse preso una nave e fosse sbarcato qui nel Piceno. Il Papa invece, percorrendo la Salaria, facilmente avrebbe raggiunto Aquisgana cioè San Claudio.

12 – Claudio, vescovo di Torino, chiamato ad Aquisgrana da Ludovico il Pio, scrive:”Appena divenuto vescovo, come son cresciuti gli impegni … d’inverno, quando devo correre su e giù per le strade che portano al Palatium, non posso applicarmi ai miei amati studi. E da metà primavera devo prendere con le mie pergamene anche le armi e devo mettermi lungo la costa in guerra contro i Saraceni e i Mori. Di notte combatto, di giorno maneggio la penna e i libri…”. In un brano del suo Apologeticum Claudio ci riferisce “Dopo che, accettato controvoglia l’onere pastorale, venni in Italia nella civitas Taurinis invitatovi dal principe Ludovico il Pio….”.

13 – Come si giustifica che Guido e Lamberto, nel 891 duchi di una località lontanissima da Aachen, ammettendo che questa fosse stata Aquisgrana, sono stati incoronati Imperatori?

14 – Francia e Gallia, nelle fonti sono sempre indicate come due entità distinte e indipendenti. Nessuno storico ha mai dato una seria interpretazione sulla ubicazione della Francia prima del mille, nonostante le due realtà geografiche siano sempre richiamate in maniera distinta nelle fonti. Un esempio: i documenti nel descrivere che Arnolfo di Corinzia era stato chiamato ad Aquisgrana per conoscere la sua disponibilità a subentrare a Carlo il Grosso, che era gravemente malato, affermano: compositis in Francia feliciter rebus, in Baoaria revertitur, sistemate felicemente le cose in Francia ritornò in Baviera. Gli storici tedeschi sono stati costretti a ipotizzare e ubicare tra la Gallia e la Sassonia un territorio chiamato Franconia, solo perché nella fonti storiche risulta che la Francia è confinante con la Sassonia, nonostante la Franconia non sia mai comparsa in nessun documento dell’epoca e che la Sassonia delle origini sia ubicata al nord della Germania e non al confine con la Francia del Piceno, come risulta da recenti studi sulla storia dei Sassoni del Widukind.

15 – Barbarossa fatto creare santo Carlo Magno dall’antipapa Pasquale III, nel 1166 ne effettua la traslazione del corpo, chiaramente in Germania dove ha in progetto di creare Aachen.

16 – Dieci anni dopo il Barbarossa, vista l’impossibilità di restaurare lo splendore di Aquisgrana, per il contrasto con il Papa e i suoi alleati cioè i nascenti Comuni, effettua la Translatio Imperii sempre in Germania.

17 – Nelle fonti storiche viene evidenziata una notevole attività sismica nel territorio di Aquisgrana, nel 803, 814, 823, 827. Queste notizie fanno escludere che Aquisgrana possa essere identificata con Aachen, perché tutta la Germania non è zona sismica.

18 – Alcuino, consigliere di Carlo Magno, di ritorno da Aquisgrana nella sua Inghilterra, in una sua lettera si lamenta della pessima birra inglese e sogna di ritornare a rivedere la “Novam Cappellam inter vineta”. Ad Aachen non vi erano vigneti e inoltre ci fa riflettere “Cappella”, chiesa così chiamata perché conservava il mantello di San Martino (Cappellam = mantello di San Martino).

19 – Il  Chronicon Volturnense nel descrivere le vicende del monastero di San Vincenzo al Volturno, lo definisce ius Palatii. Come si può credere che questo monastero situato vicinissimo a Benevento non dipenda da questo Ducato, ma da Aachen se fosse identificata con Aquisgrana. Questa confusione di identità sicuramente nel tempo ha portato anche a interpretazioni erronee anche nel lavoro dei copisti. Un esempio: il 10 ottobre 881 San Vincenzo al Volturno fu distrutto dai Saraceni, nello stesso anno gli arabi invasero la Valle del Chienti distruggendo il monasteriolum di Santa Croce al Chienti, come attestano documenti conservati a Sant’Elpidio a Mare. Lo stesso anno in cui la storiografia ufficiale indica che i Normanni presero Aquisgrana. Nei due episodi, che sembrano distinti, le identità degli invasori sicuramente sono state confuse dagli amanuensi delle abbazie del nord Europa. Questi, dopo la tranlatio di Barbarossa, già identificavano Aquisgrana con Aachen, e di conseguenza per loro era giusto chiamare Normanni gli invasori di Aquisgrana. Per loro era improbabile che gli arabi sbarcassero nel nord e invadessero Aachen. Inoltre un’altra considerazione rende improbabile che l’invasione sia stata effettuata dai Normanni. Questi infatti appena pochi mesi prima si erano accordati con Carlo il Grosso che, dopo la battaglia a Parigi, concesse loro il territorio oggi chiamato Normandia.

20 – Nitardo (IX secolo) dice che Aquisgrana era la Sedes Prima Franciae, mentre Notker con il termine Francia specifica: Franciam vero intendum cum nomina vero, omnes cisalpinas provincias significo.   

21 – Una grande confusione, dovuta alla errata ubicazione di Aquisgrana, la riscontriamo nella descrizione della morte e sepoltura di Ottone III. Questo giovane Imperatore attaccato dai Romani e costretto a riparare nel castello di Paterno morì a seguito di una non precisata malattia. Per nascondere ai nemici il decesso dell’imperatore questi fu imbalsamato. Quando si pensò che si fossero calmate le acque della ribellione, l’Imperatore mummificato fu issato a cavallo con l’intento di portarlo ad Aquisgrana per la sepoltura. Poiché non poteva essere nascosto che la morte era avvenuta in Italia, la storiografia tedesca fermamente convinta che Aquisgrana è Aachen, dovette escogitare un mirabolante trasferimento del defunto dall’Italia in Germania. Si descrisse che l’Imperatore per non destare il sospetto che fosse morto venne fissato su un cavallo e trasportato in questo modo dai suoi accompagnatori, mentre i Romani infuriati inseguirono il feretro fino a Berna, da qui proseguirono fino a Neuburg (Civitas quae nova vocatur) e infine arrivati ad Aquisgrana l’Imperatore fu inumato in tutta fretta davanti all’altare. Ubicando Aquisgrana in Val di Chienti, a San Claudio, la tumulazione sarebbe stata più semplice in quanto da Paterno scendendo dalla collina si arrivava a Berta per poi raggiungere il territorio di Civitanova e quindi arrivare ad Aquisgrana dove seppellire in fretta lo sventurato Imperatore, per paura di un attacco dei Romani.

22 – Nel 1139 Sugier partecipò a un sinodo che si svolse ad Aquisgrana, nell’ala del palazzo chiamato Laterano. L’anno successivo a questa visita, su richiesta del Papa, vennero inviati i Cistercensi ad Aquas Salvias, dove  fondarono l’abbazia di Fiastra.

23 – Nel 1165 a Natale ad Aquisgrana, su ordine del Barbarossa, l’antipapa Pasquale III dichiarò santo Carlo Magno. Poiché è certo che questo Papa non mise mai piede in Germania la storiografia tedesca afferma che fu sostituito nella funzione di beatificazione di Carlo Magno da Rainald von Dassel arcivescovo di Colonia.

24 – Nel 1176 Barbarossa, sconfitto dai comuni, avversato dal papato che li sobillava alla ribellione contro l’impero, resosi conto che era oramai impossibile proseguire con il suo progetto di restaurazione degli antichi fasti e potere imperiale di Aquisgrana, attuò la Translatio Imperii dal Piceno in Germania, avviando la costruzione della chiesa di Aachen.

Conclusione – Allora come possono i tedeschi affermare che Aachen è Aquisgrana, sia in relazione alle scoperte archeologiche che rispetto ai riferimenti forniti dagli autori carolingi?    I tedeschi sono costretti a definire Notker o chi altro descrive avvenimenti che non si accordano con la ricostruzione storica da loro elaborata, come grandi mistificatori della verità e falsi i racconti da loro riportati. Drammaticamente ci si rende conto che per i tedeschi, togliendo Aachen non resterebbe nulla del loro impianto storico. Con questa strana impostazione storica, basata sul considerare falso tutto ciò che non si accorda con la loro ricostruzione, Aachen ha vinto una battaglia e pur non avendo nessun provato elemento a sostegno è rimasta vincitrice sulle fonti. Dalle serie e approfondite analisi delle fonti e dagli studi sulle caratteristiche strutturali degli edifici presi in esame si evidenziano incongruenze con quanto sostenuto dalla storiografia ufficiale. Per questa ragione la definizione di San Claudio = Aquisgrana assume sempre più valore e forza.

Alberto Morresi

San Claudio al Chienti
Aachen

7 ottobre 2022

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