Poche parole su un artista marchigiano di così notevole originalità e militanza che di parole invece ne meriterebbe davvero tante, Odino Sileoni, per gli amici Dino. Si definisce artista “amodale”, dove l’attributo sta a significare “estraneo ai modi e agli schemi usuali dell’arte”.
È stato fondatore del Gruppo omonimo sin dai primi anni novanta insieme con personaggi come Sergio Carlacchiani e Agostino Cartuccia, artisti che “in pectore” seguono l’antico credo ancora oggi, sebbene il gruppo si consideri sciolto da anni e tuttavia ricostituito ma con altri artisti marchigiani e non.
Sileoni difende stoicamente il movimento di cui è stato cofondatore senza incertezze o ripensamenti: una fedeltà recante un distintivo davvero incancellabile, la sua. Le motivazioni che difende sono le stesse di sempre: una rivoluzione che non è soltanto utopistico desiderio di cambiamento, bensì ferma e radicale opposizione a qualsiasi forma di establishment, cioè di normalizzazione costituita dell’arte, tendendo invece a una redenzione prima ancora che il pericolo si prospetti, e dimostrando così che anche la contestazione può avere un portato positivo risanante, specie quando, esente da ogni arroganza, evita il tornaconto personale con un illimitato desiderio di indipendenza e autonomia.
Il manifesto dell’“artista “amodale”, da Sileoni sostenuto con ammirevole perseveranza e fede, è alquanto semplice, potrebbe ridursi a una sola parola: Libertà! Egli ha stabilito il suo campo di azione in un ambito almeno nazionale, con sedi diverse in città come Brescia, Pioraco e Muggia in provincia di Trieste, sede di quella rivista d’arte che ha sostenuto il movimento sin dalla prima ora offrendogli una base pubblicistica garantita, Juliet Art Magazine.
Il prodotto artistico che ne è derivato consiste in opere di varia natura e linguaggio (pitture, sculture, istallazioni, performance, poesie) documentato da cataloghi che ne offrono ricca documentazione iconografica. Dopo anni di amicizia e di stima torna alla mente una prima definizione che diede dell’artista e del suo lavoro alcuni decenni orsono: “Dino Sileoni ha scritto un suo diario con cui dimostra che si può comporre poesia da pittore e dipingere da vero poeta”.
L’ultima mostra si è intitolata “Ricordi di paesaggio e fiori recisi”, si è tenuta a Sansepolcro (AR) nella galleria d’Arte Antica Enoteca Berghi, con una performance di Sileoni (“La tentazione erotica dell’arte”) e una lettura di poesie di Lucia Fornarini.
Lucio Del Gobbo
21 settembre 2022